Tranquilli
bambini, cè il tenente Colombo
Il
meccanismo dei telefilm dello scalcinato investigatore
interpretato da Peter Falk mette in luce uno degli
aspetti fondamentali della psicologia infantile (ma anche
delladulto): la possibilità di identificarsi con
un simbolo allapparenza debole che riesce a
sconfiggere quello forte. Cioè il bambino di fronte al
complesso e incomprensibile mondo degli adulti
Sicuramente la nuova stagione
televisiva arriverà prima o poi ha riproporci alcuni tra
i telefilm che appaiono più inossidabili al passare
degli anni; mi riferisco alla serie del tenente
"Colombo" interpretata da Peter Falk. Un
successo di tale portata non è dovuto al caso: così
può valere la pena di proporre alcune riflessioni sui
particolari motivi che possono motivare tale fortuna.
E fuori di dubbio
che si tratta di una serie ben confezionata, daltra
parte lalta professionalità statunitense in
proposito è ormai largamente riconosciuta. In questo
Colombo non si discosta da altre produzioni, che pure non
hanno raggiunto la sua popolarità. Il protagonista è un
bravo attore, ne sono testimonianza le interpretazioni da
lui fornite in molti film; gli stessi protagonisti, che
di volta in volta lo affiancano, nel ruolo di colpevoli,
rappresentano il meglio dello star-sistem televisivo
americano di ieri e di oggi: ma i buoni attori da soli
non bastano a determinare la riuscita di uno spettacolo,
come clamorosi e noti insuccessi stanno a testimoniare.
Esauriti glia spetti, per
così dire generali, non ci resta che entrare nel merito
della vicenda narrata da questi telefilm. Il primo
elemento che balza agli occhi è che si tratta di
racconti polizieschi del tutto particolari: fin
dallinizio lo spettatore è messo a parte del nome
del colpevole, del suo movente, del mezzo usato per
compiere la sua opera ed anche delle strategie per
procurarsi un alibi inattaccabile. Quindi, dal punto di
vista della ricerca del colpevole, non ci sono sorprese.
Inoltre ogni racconto segue uno schema assolutamente
identico per il quale lo spettatore non viene stimolati
ad un processo immaginativo, quanto piuttosto a
riconoscere qualche cosa di già visto e a cui è
affezionato.
La notevole ridondanza che
così si crea favorisce un atteggiamento di rassicurante
fiducia sullesito della vicenda: la domanda
fatidica che sorge di fronte ad una vicenda gialla
"chi è il colpevole?", viene sostituita dalla
più rassicurante "chissà cosa architetterà
Colombo per far cadere nella rete il colpevole?".
Perché il godimento sta in effetti tutto qui: nello
scontro tra lassassino e Colombo, nella minime
variazioni attraverso le quali questultimo
realizzerà il suo colpo.
Si tratta, come abbiamo
visto, di una vicenda a due personaggi le cui rispettive
caratteristiche sono ben delineate e sempre uguali nei
vari episodi.
Se prendiamo il esame il
colpevole possiamo vedere che, per il solito, si tratta
di una persona appartenente ad un ceto sociale superiore,
affascinante, ricco. Abita case sfarzose e spesso è una
vera celebrità nel suo campo. A tutto ciò affianca una
grande intelligenza e una notevole protervia: in sintesi
un personaggio potente, abituato ad eliminare chi si
frappone al suo cammino, vendicativo, spietato:
caratteristiche queste che molto spesso lo accomunano
alla sua stessa vittima.
Di contro Colombo si
presenta in modo assolutamente dimesso, con quel sua
impermeabile sempre sgualcito; bruttino, con quel suo
occhio di vetro che lo costringe a piegare buffamente la
testa per guadare; guida unauto che sembra reggersi
più per uno strano scherzo del destino che per mezzi
propri, e , somma normalità, parla sempre della sua
famiglia, moglie in testa, possiede un cane con il quale
intrattiene dei rapporti decisamente animistici: non a
caso lo chiama "cane " e basta.
Quando poi Colombo viene a
contatto con il colpevole e con il suo ambiente assume
unaria meravigliata e incredula per tanta
ostentazione di potenza e ricchezza, si comporta in modo
goffo e impacciato e, non ultimo, risulta un vero e
proprio rompiscatole, assolutamente digiuno del ben che
minimo bon-ton, della benché minima discrezione.
Diciamo la verità: chi
scommetterebbe una sola lira su di un tipo così? Ma ecco
che Colombo, con domande apparentemente innocenti e
paradossali, con finte ingenuità o pedanterie, riesce a
tessere la sua ragnatela attorno la colpevole, fino a che
larguzia vince sulla protervia. Emblematica in
proposito la scena in cui il nostro eroe, che si sta
allontanando meditabondo, si ferma allimprovviso,
si volta e rivolge al colpevole una domanda che, nella
sua inquietante semplicità, gli fa mancare
letteralmente la terra sotto i piedi.
Il motivo narrativo che
sintetizza questa vicenda sembra esse "il debole
prevale sul più forte": questo appare come
lelemento decisivo per il successo di questa serie.
Vediamo di spiegarne la ragione attraverso un esempio
letterario ancora più chiaro. Nella "Mille e una
notte" vi è una novella intitolata "Il
pescatore e il genio": La vicenda narra di un
pescatore che, tratto a riva un vaso di rame, ne libera
un gigantesco genio, il quale minaccia di ucciderlo per
vendicarsi così di chi un tempo lo aveva lì
imprigionato. I pescatore riesce a salvarsi soltanto
grazie alla sua astuzia: mettendo il dubbio il fatto che
un omone così grande potesse veramente essere uscito da
un recipiente tanto piccolo, induce il genio a rientravi
per dimostrare che nulla gli è impossibile. Allora il
pescatore richiude velocemente il vaso e lo rigetta in
mare.
Non è la stessa strategia
usata da Aladin contro Jafar nel cartoon disneyano? Non
è forse quello che fa Colombo inducendo il colpevole,
che si sente tanto sicuro della sua forza, prima a
collaborare con lui e poi, via via, a scoprirsi sempre di
più? Questo tema , ripreso dai fratelli Grimm ne
"Lo spirito nella bottiglia", mette in luce uno
degli aspetti fondamentali della psicologia infantile,
che in qualche modo persiste anche in età adulta.
Il bambino, per quanto
intelligente sia, si sente incapace ed inadeguato di
fronte alla complessità del mondo che lo circonda e di
fronte alla necessità di fronteggiare le potenti figure
dei genitori allinterno di quel complesso di
relazioni che va sotto il nome di situazione edipica. Al
bambino, come osserva Bruno Bettlheim, è di grande aiuto
il potersi identificare, attraverso le fiabe, con degli
eroi che, pur apparendo deboli, così come lui si sente,
alla fine riescono a prevalere. In questo modo si sente
rassicurato e incoraggiato rispetto alla possibilità di
mettere in moto la sue potenzialità vitali senza timore
di essere per ciò stesso punito.
Un po come di fronte
al mito di Davide e Golia, lo spettatore sente la vicenda
di Colombo come la sua vicenda, e, se Colombo è in
grado, con la forza della sua astuzia, ad avere la meglio
sul malvagio potente, ebbene anche lui potrà farlo verso
i "malvagi" che incontra nel suo mondo esterno
e che, più probabilmente, porta dentro di sé come
raffigurazioni del mondo infantile. Una favola dunque,
magari aggiornata nellambientazione, e, come tutte
le favole che si rispettano, non ci stanchiamo mai di
farcela raccontare.
a. z.
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