fiera ARTE - a cura di Giovanna Grossato - Novembre 1997



LE DONNE NELL’ARTE (13)
ANTONIETTA RAPHAEL (1900-1975)

Ebrea, di origine lituana, si trasferisce a Londra dopo la morte del padre, nel 1905, e si diploma in pianoforte alla Royal Accademy, frequentando nello stesso tempo gli studi di scultori, tra cui specialmente J.Epstain, che sarà un’importante figura di maestro allorchè l’artista affronterà la terza dimensione. Essa intanto disegna e frequenta le sale del British Museum, apprendendo le tecniche della grande tradizione pittorica del mondo occidentale, finchè giunge per lei il momento di esordire nel mondo dell’arte con la realizzazione, sul finire degli Anni Venti, di tele intrise della cultura delle sue origini, un patrimonio che filtra attraverso le influenze soprattutto di Soutine e di Chagall, avvalendosi di segni semplificati e forti colori deformati, di derivazione espressionista. Dopo un breve soggiorno a Parigi, dove ritornerà poi, più a lungo, dal 1930 al 1933, si reca a Roma, nel 1924, per iscriversi all’Accademia di Belle Arti, ed incontra Mario Mafai con il quale apre uno studio frequentato da Scipione e Mazzacurati, in quella via Cavour che suggerì a Longhi la denominazione stessa del gruppo, "Scuola di via Cavour". Essa ne era l’anima, contribuendovi anche con il patrimonio culturale proveniente dalla sua esperienza parigina che l’aveva profondamente legata ad altri artisti ebrei russi quali Chagall e Soutine, appunto.

Dichiarata guerra all’accademismo, agli inizi degli anni Trenta, essa iniziò a scolpire, sostenuta anche da Jacob Epstein, il quale nel 1931 l’aveva chiamata a Londra ad organizzare una mostra. Gli anni della guerra furono per lei gli anni della maturazione artistica e nel 1937 Antonietta Raphael espose per la prima volta un’opera scultorea, "Le tre sorelle" che si caratterizza subito per l’essenzialità della forma e per la novità che distingue questo linguaggio da quello naturalista e classicista "di regime" dominante in quegli anni.

Stabilitasi definitivamente a Roma, nel 1952, cominciò ad essere notata dalla critica che le riconobbe il ruolo importante svolto nell’ambito del gruppo romano. Le sue forme scultoree in virtù delle quali il critico Cesare Brandi la definisce "l’unica autentica scultrice italiana", sempre intrise di luce, si avvalgono di un solido impianto espressionistico, che non riesce tuttavia a nascondere un lirico realismo.

Dopo la morte del marito Mario Mafai, nel 1965, la Raphael ritornò a dipingere iniziando un altro e ultimo capitolo della sua vicenda artistica. Morì a Roma nel 1975.

Giovanna Grossato