
LE DONNE
NELL’ARTE (13)
ANTONIETTA RAPHAEL (1900-1975)
Ebrea, di origine lituana,
si trasferisce a Londra dopo la morte del padre, nel
1905, e si diploma in pianoforte alla Royal Accademy,
frequentando nello stesso tempo gli studi di scultori,
tra cui specialmente J.Epstain, che sarà
un’importante figura di maestro allorchè
l’artista affronterà la terza dimensione. Essa intanto disegna e frequenta le sale del
British Museum, apprendendo le tecniche della grande
tradizione pittorica del mondo occidentale, finchè
giunge per lei il momento di esordire nel mondo
dell’arte con la realizzazione, sul finire degli
Anni Venti, di tele intrise della cultura delle sue
origini, un patrimonio che filtra attraverso le influenze
soprattutto di Soutine e di Chagall, avvalendosi di segni
semplificati e forti colori deformati, di derivazione
espressionista. Dopo un breve soggiorno a Parigi, dove
ritornerà poi, più a lungo, dal
1930 al 1933, si reca a Roma, nel 1924, per iscriversi
all’Accademia di Belle Arti, ed incontra Mario Mafai
con il quale apre uno studio frequentato da Scipione e
Mazzacurati, in quella via Cavour che suggerì a Longhi
la denominazione stessa del gruppo, "Scuola di via
Cavour". Essa ne era l’anima, contribuendovi
anche con il patrimonio culturale proveniente dalla sua
esperienza parigina che l’aveva profondamente legata
ad altri artisti ebrei russi quali Chagall e Soutine,
appunto.
Dichiarata guerra all’accademismo, agli
inizi degli anni Trenta, essa iniziò a scolpire,
sostenuta anche da Jacob Epstein, il quale nel 1931
l’aveva chiamata a Londra ad organizzare una mostra.
Gli anni della guerra furono per lei gli anni della
maturazione artistica e nel 1937 Antonietta Raphael
espose per la prima volta un’opera scultorea,
"Le tre sorelle" che si caratterizza subito per
l’essenzialità della forma e per la novità che
distingue questo linguaggio da quello naturalista e
classicista "di regime" dominante in quegli
anni.
Stabilitasi
definitivamente a Roma, nel 1952, cominciò ad essere
notata dalla critica che
le riconobbe il ruolo importante svolto nell’ambito
del gruppo romano. Le sue forme scultoree in virtù delle
quali il critico Cesare Brandi la definisce
"l’unica autentica scultrice italiana",
sempre intrise di luce, si avvalgono di un solido
impianto espressionistico, che non riesce tuttavia a
nascondere un lirico realismo.
Dopo la morte del marito
Mario Mafai, nel 1965, la Raphael ritornò a dipingere
iniziando un altro e ultimo capitolo della sua vicenda
artistica. Morì a Roma nel 1975.
Giovanna Grossato
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