Index Attualità - Novembre 1997


Usa, piccole canaglie crescono

I bambini negli Stati Uniti di oggi non sono più come i simpatici monelli delle comiche anni ’30: gli scherzetti innocenti sono diventati reati da riformatorio, spesso compiuti pistola alla mano. Tra i motivi di questo degrado sociale, secondo un regista come James Foley da sempre attento a questi problemi, ce n’è uno in particolare: la oramai assoluta mancanza di rapporti tra i giovanissimi e figure divenute sconosciute come i nonni

Ricordate "Le piccole canaglie", ovvero quel gruppo di bambini americani che popolava un telefilm in bianco e nero degli anni trenta-quaranta e "allietava" gli spettatori con le loro marachelle? Ebbene, oggi le cose, nella maggior parte delle città degli Stati Uniti, sono molto diverse. I nipoti di quei simpatici bimbetti sono molto diversi dai loro avi e le loro malefatte interessano più l’ambito del carcere che quello delle punizioni stile "a letto senza cena". Non è raro, infatti, mentre state guardando comodamente un telefilm comparire in sovraimpressione scritte del tipo: "Ricordate: oggi sabato e domenica i ragazzi sotto i sedici anni devono rimanere a casa dalle diciotto in poi...". E’ non è altrettanto raro vedere scritte sugli autobus o nelle metropolitane che invitano i genitori a far prendere le impronte digitali dei propri figli con sottotitoli che dicono: "Potranno esservi utili in seguito" istoriate dalle foto di ammiccanti e rassicuranti poliziotte che prendono le impronte di un ragazzino di colore.

Per capire meglio la situazione abbiamo chiesto il perché di questa situazione a James Foley, regista de L’ultimo appello e di Fear, da sempre molto attento ai problemi della gioventù americana

 In America – spiega Foley - la ricerca del lavoro ha creato una frantumazione delle famiglie che esistono ormai a livello solo nucleare. Il distacco che esiste tra le generazioni ha fatto sì che più del cinquanta per cento dei bambini americani, infatti, non conosca i propri nonni, perdendo le proprie radici e il senso del proprio passato. Io stesso non so quasi nulla delle mie origini italiane e irlandesi. Esiste un’attrazione naturale tra parenti. E’ questo che inconsciamente, oltre al rimpianto di tutto il tempo che non hanno potuto stare insieme, li spinge l’uno verso l’altro. Questo fatto viene, però, negato negli Usa, perché ci sono distanze abissali da percorrere in aereo e diventa così quasi impossibile incontrarsi anche nelle feste più importanti come il Natale o il giorno del Ringraziamento.

Gli anziani ignorano i nipoti e questi bambini crescono senza una guida adeguata. Così a Disneyland oppure nei Casinò di Las Vegas si vedono generazioni distanti tra loro anni luce. Senza cultura, con scuole che danno una preparazione inutile e mediocre, i giovani crescono lasciati - apparentemente - a se stessi oppure alle cure di padri e madri (quando non sono figli di divorziati) che lavorano in maniera "continua" pur di garantirsi uno stipendio dignitoso, con soli dieci giorni di ferie all’anno.

Incapaci di affrontare la vita, senza che nessuno li guidi o li rassicuri, i genitori americani preferiscono dare ai loro bambini (pare si inizi a sei anni!) degli psicofarmaci che li tranquillizzano e li rassicurano sul futuro.

Così generazioni violente di drogati da un’alimentazione malsana, da una televisione onnipresente e da un abbandono emotivo continuo vengono fuori dai ghetti delle grandi metropoli in cui i bambini vanno alle elementari armati di pistola. Siamo davvero sicuri, arrivati a questo punto, che il riformatorio non sia davvero l’unica via d’uscita?

Probabilmente no, ma se è così "sbagliata" la situazione generale è possibile pensare a qualche rimedio che non sia la semplice prevenzione del crimine e che restituisca dignità alla gioventù americana? Dice ancora James Foley

È molto difficile immaginare la possibilità di un cambiamento. Senza un Welfare State, con l’economia guidata da grandi multinazionali, è impossibile pensare a una soluzione strutturale del problema. Qualche cosa di sta facendo in alcune città, ma mi sembra ancora molto poco.

m.s.