Hoffmann,
tre donne per un poeta
Dalla
prima stesura nel 1851 ai continui rimaneggiamenti anche
in epoca moderna, i "Racconti di Hoffmann" di
Offenbach sono comunque arrivati fino ad oggi con il loro
fascino che va oltre la semplice storia damore. Lo
stesso fascino messo in scena dal Teatro di Treviso sotto
la direzione di Peter Maag
I "Racconti di Hoffmann"
sono un omaggio di Offenbach ad Ernest Theodor Amadeus
Hoffmann (1776-1822), narratore, saggista, compositore e
direttore d'orchestra molto amato non solo da Offenbach
ma anche da molti letterati dell'epoca. Nel 1851 Julies
Barbier e Michel Carrè misero in scena il dramma
fantastico "Le Comtes D'Hoffmann" ed Offenbach,
presente alla rappresentazione, ne fu affascinato. Ma
solo nel 1876 il compositore prende in considerazione di
musicare il lavoro di Barbier e Carrè. La sua
realizzazione pareva una cosa impossibile in quanto
Carrè era morto e Barbier aveva ridotto il dramma a
libretto per incarico del coro dell'Opera Comique.
Barbier però rinunciò al compenso pattuito e passò il
libretto ad Offenbach quasi per nulla.
Offenbach si mise
all'opera con insolita lentezza: era ammalato ed inoltre
doveva comporre altri lavori già commissionati. Quindi
la stesura dei Racconti di Hoffmann occupava i ritagli di
tempo sebbene Offenbach tenesse moltissimo a quest'opera
di carattere serio, da contrapporre a tutta la sua
numerosa produzione operettistica.
Per la messa in scena dei
Racconti si accordò con il Theatre Lyrique che ben
presto fallì e l'autore continuò a comporre senza
contratto finchè Carvahlo, direttore dell'Opera Comique,
dopo un'audizione al pianoforte, acquistò il diritto a
mettere in scena il lavoro. L'opera fu messa in
cartellone per l'inverno 1881 ma nel 1880 Offenbach morì
a causa di un attacco cardiaco lasciando praticamente
tutta l'opera a livello di canto e piano senza
l'orchestrazione (salvo la famosissima barcarola e la
canzone di Hoffmann nel quadro di Giulietta).
Per allestire la partitura
fu incaricato Ernest Guiraud, ottimo compositore, amico
di Bizet ed al quale dobbiamo anche la composizione della
musica per i recitativi della Carmen, che originariamente
erano parlati. Guiraud oltre che strumentare l'opera
apportò dei radicali mutamenti.
Delle tre donne amate da
Hoffmann (Olimpia, Giulietta e Antonia) e che occupano i
tre racconti nel contesto dell'opera, Guiraud tolse la
figura di Giulietta ma non ebbe il coraggio di togliere
la barcarola che trasportò nel quadro di Antonia.
Naturalmente lasciò la scena della taverna, che troviamo
nel prologo e nell'epilogo e lasciò la figura della Musa
ispiratrice e quella di Stella, la donna amata da
Hoffmann e che riunisce in sé le tre donne dei racconti.
In tali condizioni l'opera
andò in scena postuma il 10 febbraio 1881 con enorme
successo tanto che a dicembre si contava già la
centesima replica. Il 7 dicembre 1881 l'opera andò in
scena al Ringtheater di Vienna, ma la successiva replica
non ebbe luogo a causa dell'incendio del teatro che
uccise più di quattrocento persone. Un altro incendio,
nel 1887, annientò la sede dell'Opera Comique
distruggendo il manoscritto di Offenbach, per cui si
operò una ricomposizione dell'opera per tentare di
capire i voleri del suo autore. Fu ristabilito l'atto di
Giulietta ma non dove l'avevano immaginato Barbier ed
Offenbach: per gli autori Giulietta doveva essere la
terza delle donne mentre per i revisori fu la seconda.
In altre revisioni è
soppressa la Musa, ma questo falsa l'idea dell'opera: infatti Hoffmann vede
rifrangersi in Stella le tre donne amate e la Musa è lì
per ricordargli che la sua vera vocazione è la poesia.
Eliminata la Musa i tre episodi diventano solo tre
avventure amorose a cui si aggiunge una quarta e cioè
quella con Stella. Con tutte queste incertezze si capisce
quindi come si arrivò addirittura ad una
rappresentazione diretta da Mahler nella quale furono
soppressi i quadri iniziale e finale lasciando gli atti
relativi ai tre racconti. La definitiva restaurazione
dell'opera si deve ad Hans Gregor che con questo lavoro
inaugurò a Berlino nel 1905 la Comische Oper e ne dette
oltre quattrocento esecuzioni.
Certo che del dramma
originale di Barbier e Carrè poco è rimasto: in esso
l'accento è posto sull'idea che il poeta insegue la
donna ideale per poi ripiegare sulla poesia, come unica
realtà possibile, mentre nell'opera il peso ricade sui
tre atti centrali e sulle tre donne: la bella Olimpia che
poi si rivela un automa, la fragile Antonia che è
costretta a prodursi come artista e morire e la
cortigiana Giulietta che si prende gioco degli amanti.
Queste tre donne sono poi
riassunte nell'immagine di Stella.
Alla fine degli anni
ottanta Fritz Oeser fece una ulteriore revisione
basandosi sulle 1250 pagine di spartito ritrovate dal
Maestro Antonio De Almeida presso gli eredi di Offenbach.
Nel 1991 vennero ritrovate altre 350 pagine per cui fu
fatta, a cura di Micael Kaye, una ulteriore revisione
pubblicata da Schott e che è stata riversata in compact
dal Maestro Tate. In questa edizione spariscono dei
brani, come l'aria di "Dappertutto scintille
diamanti ..." ed il settimino nell'atto di Olimpia,
ritenute spurie, e vengono aggiunti nuovi brani. Pertanto
i raffronti tra le varie edizioni portano a sorprendenti
e notevoli differenze nel taglio delle varie scene.
L'edizione trevigiana dei
"Racconti di Hoffmann" si è avvalsa in parte
dei giovani vincitori del concorso che aveva indetto la
Bottega Musicale voluta e diretta da Peter Maag. Ancora
una volta si è dimostrato come questa scuola sia di
notevole levatura in quanto i concorrenti risultati
vincitori hanno dimostrato di essere notevolmente
preparati sia dal punto di vista vocale che scenico. Lo
spettacolo infatti è risultato gradevolissimo e di
grande classe.
Tra i giovani vincitori si
sono messi in luce Mireia Pinto, David Grousset, Thomas
Morris, Janice Creswell e Gianvito Ribba. Nel ruolo del
protagonista Hoffmann era il tenore Miro Solman, voce
brunita e di notevole volume ma non sempre a suo agio
nella impervia tessitura acuta. Ottimo invece il soprano
Antonia Brown nelle parti di Giulietta e Antonia. Molto
belle le scene ed i costumi di Ivan Stefanutti in
particolare nei quadri della taverna con le immense botti
dalle quali esce lo spirito del vino ed il quadro di
Giulietta.
Peter Maag ha diretto
l'Orchestra Filarmonia Veneta con la solita bravura
restituendo una lettura moderna ed appassionata della
partitura. Ottimo il Coro Lirico Veneto diretto da
Giuliano Fracasso. Molto curata la regia dello stesso
Ivan Stefanutti che ha portato i giovani ad esprimersi al
meglio dal punto di vista scenico. Grande successo di
pubblico per tutti gli artisti.
Una graduatoria formata
dai giudizi del pubblico ha assegnato il premio Spumanti
Belussi al soprano americano Janice Creswell, interprete
di Olimpia, che lo ha ampiamente meritato
Luciano Maggi
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