Storie
di ordinaria disinformazione
Giovedì 25 Settembre sono
state trasmesse sui TG RAI le "vergognose
testimonianze", di alcuni nostri compagni di
Istituto, inerenti le motivazioni della manifestazione
svoltasi il sabato precedente. Nella mattina dello stesso
giorno, una troupe televisiva inviata da rai tre è
infatti entrata, su autorizzazione del nostro preside,
nel nostro Istituto con lobbiettivo di indagare sul
caso. Tali persone, dopo aver esaurientemente
intervistato il rappresentante degli studenti, vengono
invitate dal preside per una visita ai vari laboratori
dellIstituto. Questo è circa quello che voi tutti
sapete.
Quella che ora, vi sto per
raccontare, è la storia, vissuta in prima persona, degli
"ingenui" apparsi in televisione.
Erano circa le 9
quando, un gruppo di persone fra cui il preside, entrano
con sorpresa di tutti noi nel "laboratorio per le
esercitazioni di immersione subacquea"; i
presenti, alunni della classe 5^sub, si trovano così a
dover interrompere il lavoro di manutenzione delle
attrezzature e di pulizia dellambiente.
Superato
limbarazzo iniziale (classico di quando si incontra
il preside specie se accompagnato da sconosciuti in abiti
borghesi armati di microfoni e telecamere), abbiamo
giustificato la momentanea assenza del nostro insegnante
e abbiamo chiesto il motivo della visita. Stando alle
parole dello stesso preside, gli sconosciuti da lui
accompagnati, che dapprima avevano giocosamente simulato
unirruzione, spacciandosi da agenti della DIGOS, si
dichiaravano interessati al particolare corso da noi
frequentato, alle risorse a nostra disposizione ed alle
attività caratteristiche da noi svolte.
Entusiasti
dellevento che, per noi, rappresentava una
imperdibile occasione per farci pubblicità e ribadire
ancora una volta che siamo orgogliosi di frequentare
lunico corso statale presente in Europa, abbiamo di
buon grado accettato che il preside li guidasse nel
laboratorio ed impostasse lui i vari discorsi di
presentazione e descrizione.
Ad un certo punto,
però, il cronista si rivolse anche a noi chiedendoci di
partecipare e simulare lutilizzo della camera
iperbarica per arricchire la documentazione filmata;
accontentatolo, cominciò a farci delle domande che con
quello che si era fatto fin lì, non centrava un bel
nulla!
Cominciò a chiederci
le nostre opinioni sulla riforma scolastica, sui nuovi
esami di maturità ed infine, per coronare il discorso,
ci chiese cosa ne pensavamo della "settimana
corta"; a tal domanda rispondemmo concettualmente
così: "preferiamo venire a scuola di sabato
anziché venire di pomeriggio". In seguito a tal
risposta il cronista cominciò a fare "il suo
gioco" (sporco
n.d.r.) incalzandoci subito con
le domande: "ma allora perché sabato scorso non
siete venuti a scuola ?", "come giustificate
lassenza di sabato ?". A tali domande non
sapevamo rispondere in quanto, motivazioni per lo
sciopero, per noi, non ve ne era alcuna; ciò che abbiamo
detto, ce lha fatto dire il cronista: in un certo
senso ci ha tolto le parole di bocca e ha manipolato e
trasformato il servizio a suo piacimento ed interesse.
Il tutto si è concluso
in modo sarcastico, con la testimonianza di un mio
compagno che non riflettendo più di tanto, ha tirato
fuori la storia del caroprezzo dei panini
a quelle
parole il cronista ed il preside (seppure in modo
piuttosto innaturale
) si sono messe a ridere,
mentre noi sprofondavamo nella vergogna collettiva
Da quelle espressioni
sorridenti, da quella situazione
"comicoridicola" non credevamo certo di finire
in TV, si dava per certo che tutta la registrazione
venisse cestinata !
Purtroppo sappiamo
tutti come sono fine successivamente le cose
Abbiamo passato giorni
a riflettere sul fatto di non aver trovato
giustificazioni valide, e siamo così giunti a questa
conclusione: "noi non abbiamo fatto sciopero,
abbiamo manifestato!
e quando si manifesta non lo
si fa solo per protesta contro qualcuno o qualcosa, ma lo
si può intendere anche come festeggiamento: nel nostro
caso era interpretabile come un "tradizionale
festeggiamento goliardico" !
Crediamo che
quanto era accaduto quel giorno era legittimato dalla
tradizione, una tradizione che vuole accoglere
benevolmente i nuovi arrivati con allegria e tanto
divertimento, e non pensare subito ai libri, allo studio
ed alle interrogazioni.
di
Roberto Fusi, 5^Sub
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