
Quei
neuroni hanno un’anima
Un
gruppo di scienziati californiani hanno scoperto una zona
del cervello specializzata in "problemi
religiosi". Un’area nel lobo temporale
particolarmente attiva in alcune persone affette da una
forma di epilessia che li porta ad avere esperienze
mistiche ed estasi spirituali. Così si apre
un’inquietante porta: quella delle possibili radici
biologiche della religiosità
Ad incuriosirli era una rara e
particolare forma di epilessia che colpisce il lobo
temporale del cervello e che gli scienziati chiamano
"Modulo di Dio". Motivo dello strano nome: i
malati durante l’attacco epilettico cadono preda di
visioni mistiche ed esperienze religiose ed anche durante
il periodo tra un attacco e l’altro dimostrano
grande interesse per argomenti spirituali. Siamo alla
ricerca dell’anima? Può darsi. Ma quello che è
più sorprendente è che, forse, l’hanno anche
trovata. O comunque i ricercatori dell’Università
di San Diego hanno individuato una zona del cervello
deputata a "pensare" religioso, come se
l’evoluzione avesse selezionato un gruppo di neuroni
esclusivamente con quella strana funzione. Da qui, con un
salto un po’ ardito, l’inevitabile domanda: i
santi erano santi perché illuminati dal Signore o
perché avevano più sviluppata una determinata zona del
cervello?
Intanto secondo i suoi
autori, che lo hanno presentato ad un incontro della
Società di Neuroscienze di New Orleans, si tratta del
primo vero esperimento dedicato ad indagare sulle basi
biologiche della religione. Insomma, dicono i
ricercatori, avrebbero trovato l’evidenza che
esistono dei circuiti neurali specifici nel cervello
dell’uomo che regolano l’intensità della
risposta alle esperienze mistiche. Il che suggerisce che
la religiosità, più o meno spiccata che sia, ha una
base fisiologica. Inutile dire che se è vero potrebbe
essere una rivoluzione. E certo non troppo gradita dalla
Chiesa (anzi, dalle chiese). Comunque gli scienziati
californiani mettono le mani avanti: nessuno, dicono,
pensa di aver ridotto ad analisi da laboratorio la
meditazione o l’estasi religiosa. Ma certo sono
convinti di essere riusciti a dare un’occhiata più
da vicino alla parte "spirituale" del cervello.
Una delle scoperte uscite
dall’esperimento, infatti, è che tra gli effetti
degli attacchi di epilessia c’è quello curioso di
rafforzare notevolmente la risposta involontaria del
cervello a parole religiose. Così se un esaminatore
diceva "santa messa" si registrava
un’impennata dei parametri che misurano la risposta
emotività. Cosa che ha fatto subito pensare che
un’area del cervello sia particolarmente sensibile
all’idea di un essere supremo. "Non è chiaro
perché si sia evoluta una funzione neurale distinta solo
per la religione – hanno commentato gli scienziati
di San Diego – Una possibilità è che servisse a
incoraggiare la lealtà all’intento di una tribù o
rinforzasse i legami di parentela, o comunque la
stabilità di un ristretto gruppo di persone". Però
insistono: le ricerche non vogliono ipotizzare che la
religione è semplicemente una questione di chimica
cerebrale: "In nessun modo i nostri studi negano la
validità dell’esperienza religiosa o di Dio. Si
tratta solo di una spiegazione di come funzionano certe
aree del cervello".
Tanto prima o poi doveva
accadere: se la genetica sta giù superando limiti fino a
poco tempo fa impensabili, anche nel campo della ricerca
sul cervello la sfida è stata lanciata (vedi il recente
e angosciante esperimento delle due teste di scimmia
scambiate). Craig Kinsley, esperto di neuroscienze e
psicologia dell’Università di Richmond, parla di
"studio intrigante" e "implicazioni
affascinanti". "Siamo a livello del dilemma se
è la mente che ha creato Dio o Dio la mente. E questo
può essere un vero shock per la gente".
"Stiamo pattinando su una sottile lastra di ghiaccio
– dice uno dei maggiori responsabili della ricerca
sul "God Module", Vilayanur S. Ramachandran
– E siamo solo all’inizio. La cosa eccitante è
che ora si può iniziare a programmare degli esperimenti
scientifici sulle basi neurali della religiosità".
Per aprire questa porta a
dir poco misteriosa i ricercatori americani hanno
studiato tre pazienti, tutti affetti dalla rara forma di
epilessia al lobo temporale e tutti ugualmente alle prese
con problemi mistici e profondo senso della religiosità.
"Ci sono persone che durante gli attacchi affermano
di vedere Dio – spiega sempre Ramachandran –
Dicono di sentirsi in sintonia con l’universo, un
improvviso senso di leggerezza o di unione con Dio. E
anche nelle pause tra un attacco e l’altro tutte
queste persone sono particolarmente interessate di
argomenti spirituali come la religione".
Gli scienziati hanno
verificato le risposte involontarie dei pazienti ad una
serie di test verbali su sesso, violenza e religione. Per
farlo hanno misurato la conduttività elettrica della
pelle, una tecnica di laboratorio usata per accertare le
condizioni emotive di una persona. Alla fine hanno
raffrontato i diagrammi ottenuti con quelli di un gruppo
di persone normalmente religiose e di un gruppo neutro.
Conclusione: rispetto ai gruppi di controllo i malati
della rara epilessia avevano una insolita e forte
reazione a parole a sfondo mistico, come "Dio".
"Perché succede questo? – si è chiesto
Ramachandran – Un’ipotesi è che ci siano dei
circuiti neurali nel lobo temporale che potrebbero far
parte di quei meccanismi cerebrali coinvolti nelle
esperienze mistiche e nel senso di Dio. Sia durante gli
attacchi che nei periodi di pausa in queste zone si
registra un grande picco di attività". Inquietante,
non c’è dubbio. E, almeno per ora, aperto a ogni
interpretazione. Se in effetti sono stati trovati i
neuroni dello spirito, i casi sono due: è Dio che le ha
messe in quel posto per darci la scintilla
dell’onnipotente o è la materia cerebrale che ha
inventato per praticità la Vita Eterna?
a.m.
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