fiera ARTE - a cura di Giovanna Grossato - Dicembre 1997



FAYYUM: un'oasi dove la vita si affaccia oltre la morte

Questa interessantissima mostra, attualmente allestita alla Fondazione Memmo di Palazzo Ruspoli a Roma, riunisce in percorso tematico molti straordinari ritratti degli abitanti della feconda oasi egiziana del Fayum di epoca tardo greca.

Si tratta di gente proveniente da diversi territori nell’ambito del Mediterraneo e del vicino Oriente e che aveva trovato in questo fertile lembo di terra un luogo prediletto dagli dèi, favorevole al commercio e alla cultura, alla bellezza, ai privilegi della ricchezza, al nutrimento dell’anima e, alla fine, anche all’immortalità del corpo.

Questi personaggi, infatti, che supponiamo per lo più appartenenti a famiglie aristocratiche o, quantomeno, ricche, assunsero dalla tradizione egizia, secondo l’antico costume caro alle più antiche dinastie faraoniche, l’accattivante certezza di vincere la morte e l’oblio attraverso la mummificazione della salma.

Forse, nell’affidare ad esperti tassidermisti i corpi dei loro congiunti e, poi, ai pittori il compito di concludere il rituale funebre con una tavoletta dipinta con l’effigie del morto, gli abitanti del Fayyum non si aspettavano di dovere la vittoria sull’oblio più alla pittura che alla scienza dell’imbalsamazione. Mentre quest’ultima riesce a mantenere in modo piuttosto generico la realtà del corpo, i volti di giovani o anziani, donne, ragazzi, uomini si affacciano, dalla finestra aperta tra bende della mummia, in un iperspazio senza limiti cronologici, con le espressioni piene di quella vita eterna che pittori, più o meno valenti, hanno offerto come sopramercato all’incorruttibilità del corpo.

La tecnica usata per dipingere su tavola il capo e parte del busto è, generalmente, quella a "encausto", pigmento colorato disciolto in cera calda, che ottiene una superficie dipinta in lucida trasparenza, simile alla pittura ad olio nei ritratti moderni.

Il bellissimo catalogo della mostra, edito da Leonardo Arte per Elemond, oltre ad illustrare con ricchezza iconografica i contenuti della mostra già di per sé belli, prendendo spunto dall’argomento principale, allarga il tema nei suoi antefatti e in altri interessanti afferenti: le pratiche funerarie in Egitto prima dei ritratti, un confronto tra i ritratti su mummia e i ritratti romani, il Fayyum e la sua gente, la tecnica dei ritratti, la loro scoperta, il loro restauro, la loro conservazione, gli apparati funebri che accompagnavano le sepolture ecc..

Vi vengono inventariati, con ricchezza di dettagli, i luoghi di famosi ritrovamenti della zona del Fayyum, come Hawara, er-Rubyat, Antinoopolis, Deir el Bahri.

Il testo è concluso da una appendice originale e romantica : immagini di mazzetti di fiori e ghirlande rinvenute nelle tombe nordafricane ed appartenenti alla Collezione Geog Schweinfurth. Ognuna di queste composizioni, di cui è stato individuato il tipo botanico, e che giacciono secche e senza vita nelle loro bacheche di vetro, sono accompagnate dal corrispondente fresco e spesso coloratissimo, così da far risaltare anche nella rappresentazione simbolica, lo struggente confine tra la vita e la morte.

Il coordinamento del volume è curato da Susan Walker e Morris Bierbrier con i significativi contributi di illustri studiosi.

G.G.