
FAYYUM:
un'oasi dove la vita si affaccia oltre la morte
Questa
interessantissima mostra, attualmente allestita alla
Fondazione Memmo di Palazzo Ruspoli a Roma, riunisce in
percorso tematico molti straordinari ritratti degli
abitanti della feconda oasi egiziana del Fayum di epoca
tardo greca.
Si tratta di gente proveniente da
diversi territori nell’ambito del Mediterraneo e del
vicino Oriente e che aveva trovato in questo fertile
lembo di terra un luogo prediletto dagli dèi, favorevole
al commercio e alla cultura, alla bellezza, ai privilegi
della ricchezza, al nutrimento dell’anima e, alla
fine, anche all’immortalità del corpo.
Questi
personaggi, infatti, che supponiamo per lo più
appartenenti a famiglie aristocratiche o, quantomeno,
ricche, assunsero dalla tradizione egizia, secondo
l’antico costume caro alle più antiche dinastie
faraoniche, l’accattivante certezza di vincere la
morte e l’oblio attraverso la mummificazione della
salma.
Forse, nell’affidare ad
esperti tassidermisti i corpi dei loro congiunti e, poi,
ai pittori il compito di concludere il rituale funebre
con una tavoletta dipinta con l’effigie del morto,
gli abitanti del Fayyum non si aspettavano di dovere la
vittoria sull’oblio più alla pittura che alla
scienza dell’imbalsamazione. Mentre
quest’ultima riesce a mantenere in modo piuttosto
generico la realtà del corpo, i volti di giovani o
anziani, donne, ragazzi, uomini si affacciano, dalla
finestra aperta tra bende della mummia, in un iperspazio
senza limiti cronologici, con le espressioni piene di
quella vita eterna che pittori, più o meno valenti,
hanno offerto come sopramercato
all’incorruttibilità del corpo.
La tecnica
usata per dipingere su tavola il capo e parte del busto
è, generalmente, quella a "encausto", pigmento
colorato disciolto in cera calda, che ottiene una
superficie dipinta in lucida trasparenza, simile alla
pittura ad olio nei ritratti moderni.
Il bellissimo
catalogo della mostra, edito da Leonardo Arte per
Elemond, oltre ad illustrare con ricchezza iconografica i
contenuti della mostra già di per sé belli, prendendo
spunto dall’argomento principale, allarga il tema
nei suoi antefatti e in altri interessanti afferenti: le
pratiche funerarie in Egitto prima dei ritratti, un
confronto tra i ritratti su mummia e i ritratti romani,
il Fayyum e la sua gente, la tecnica
dei ritratti, la loro scoperta, il loro restauro, la loro
conservazione, gli apparati funebri che accompagnavano le
sepolture ecc..
Vi vengono
inventariati, con ricchezza di dettagli, i luoghi di
famosi ritrovamenti della zona del Fayyum, come Hawara,
er-Rubyat, Antinoopolis, Deir el Bahri.
Il testo è
concluso da una appendice originale e romantica :
immagini di mazzetti di fiori e ghirlande rinvenute nelle
tombe nordafricane ed appartenenti alla Collezione Geog
Schweinfurth. Ognuna di queste composizioni, di cui è
stato individuato il tipo botanico, e che giacciono
secche e senza vita nelle loro bacheche di vetro, sono
accompagnate dal corrispondente fresco e spesso
coloratissimo, così da far risaltare anche nella
rappresentazione simbolica, lo struggente confine tra la
vita e la morte.
Il
coordinamento del volume è curato da Susan Walker e
Morris Bierbrier con i significativi contributi di
illustri studiosi.
G.G.
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