fiera ARTE - a cura di Giovanna Grossato - Dicembre 1997


IL SACRO NELL’ARTE: la rappresentazione simbolica e naturalistica relativa alla iconografia della TRINITA’

Nell’arte più primitiva, in una fase anteriore a quella in cui la pittura, in modo particolare, ne desse una connotazione maggiormente descrittiva e naturalistica, la rappresentazione della Trinità cristiana viene espressa sovente attraverso simboli. Ciò è dovuto essenzialmente alla natura complessa del tema: un solo Dio in tre Persone, che si distinguono tra loro soltanto come relazioni opposte e non per la loro esistenza né per la loro essenza e alle quali sono attribuite rispettivamente le operazioni di potenza (il Padre), di intelligenza (il Verbo) e d’amore (lo Spirito Santo).

Ovviamente l’uso del simbolo, oltre che mantenere un rapporto più stretto con il concetto astratto del sacro, risponde assai meglio alle esigenze di sintesi e di chiarezza, nel corso di un lungo periodo di tempo: il periodo paleocristiano, prima, e, successivamente, il Medioevo, in cui l’uomo aveva del tutto perduto la conoscenza delle strategie della rappresentazione e specialmente della rappresentazione del trascendente.

I simboli più frequenti sono:

  • il triangolo equilatero
  • il trifoglio
  • un insieme che comprende il trono (potenza), il libro (intelligenza) e la colomba (amore)
  • una croce con il Padre alla sommità, il Figlio al centro e lo Spirito Santo alla base
  • tre cerchi intrecciati che esprimono la loro comune infinità
  • un gruppo di tre angeli, della stessa statura, che ricordano l’apparizione ad Abramo sotto il querceto di Mamre [Genesi, 18, 1-5].

Il soggetto trinitario inizia ad essere rappresentato in modo sempre più naturalistico, man mano che si esce dal Medioevo e che le tecniche rappresentative si scaltriscono, riscoprendo forme che avevano servito, nell’antichità classica, altri principi ed altre divinità; probabilmente giova allo sviluppo di questo nuova espressione iconografica anche la maggior capacità dei fedeli (e dei committenti delle opere) di individuare con chiarezza i concetti relativi al complesso e fondamentale dogma della Trinità.

1. GIOVANNI DA BOLOGNA - Trinità - seconda metà del XIV secolo. Affresco, Treviso chiesa di S.Caterina

Pur mutilo nella parte superiore e rovinato da manomissioni e scialbature successive, questo affresco mantiene inalterata tutta la sua forza plastica ed espressiva: nella massa corposa della figura del Padre, sul cui petto si staglia la bella e tornita colomba, simbolo dello Spirito Santo, e soprattutto nel Cristo crocifisso nel quale sono riassunti gli stilemi della miglior lezione giottesca. La grazia abbandonata del capo sul petto e le ciocche di capelli che scivolano in avanti, le braccia tese esilissime, offrono una interpretazione molto umana del Cristo "patiens", cui si aggiunge il peso di una fisicità che rende maggiormente drammatico il suo sacrificio.

La "mandorla" chiara, nella quale sta inserito il gruppo, ha una precisa definizione gotica che colloca i personaggi in una condizione a-spaziale e a-temporale; tuttavia la trasgressione dei limiti della campitura, costituita dalla mano del Padre e dalla parte terminale della croce che Egli regge, è una voluta e meditata affermazione di una nuova condizione "umana".

2. TURONE - Polittico della Trinità - 1360. Tempera su tavola, Verona Museo di Castelvecchio

Si tratta dell’unica opera firmata e datata di questo artista lombardo. Essa proviene dalla chiesa veronese della Trinità ed offre una indicazione del gusto trecentesco nella rappresentazione di questo soggetto. Il coloratissimo polittico è completato in alto da una cuspide con l’incoronazione della Vergine e alle sommità laterali da due tavolette con Vergini martiri, (altre due tavolette con la rappresentazione dell’Annunciazione scoperte da Federico Zeri in una collezione privata sono state reintegrate al polittico) ; ai lati si trovano, adestra S.Pietro e S.Paolo e a sinistra S.Giovanni Battista e S.Zeno, patrono della città di Verona.

3. MASACCIO - La Trinità - 1425 c. Affresco, Firenze chiesa di S.Maria Novella.

Questa è una delle più note ed acclamate opere che hanno la Trinità come soggetto, summa di tutto il sapere prospettico che la pittura del Quattrocento italiano aveva acquisito nel primo scorcio del Rinascimento.

Oltre alla Trinità sono rappresentati, sotto la croce, Maria e Giovanni e, più in basso, i committenti in atteggiamento di preghiera. Infine, con funzione di base, un altare, sotto il quale è visibile uno scheletro giacente con la scritta allegorica "Io fu’ già quel che voi siete ; e quel ch’i son voi ancor sarete". Non la Trinità come dogma astratto, dunque, ma il mistero che si rivela all’uomo attraverso la sofferenza di Cristo che lo riscatta anche dalla morte.

4. GIOVANNI BELLINI - Trittico della Natività, lunetta con la Trinità - 1462/65. Tempera su tavola, Venezia Gallerie dell’Accademia.

Si tratta di uno dei quattro trittici, collocati in origine sotto il "barco" della chiesa di S.M. della Carità, che costituiscono una delle tappe fondamentali dell’attività giovanile di Giovanni Bellini. Nelle quattro tavole, dipinte per la cappella di Andrea Molin, sono evidenti le ascendenze di Andrea Mantegna e di Donatello, soprattutto nella lunetta, dove sul fondo d’oro, ormai privo del tradizionale significato di atemporalità e trascendenza, le figure risaltano a tutto sbalzo, con grande sicurezza prospettica e calcolati ritmi spaziali. Le modulazioni del colore, calde e distese, intridono della loro luminosità anche la tavola centrale, così che la luce assume il valore rappresentativo della Trinità.

5. RAFFAELLO - Disputa del Sacramento - 1509. Affresco, Roma Palazzo Vaticano, Stanza della Segnatura.

Il ciclo di affreschi della Stanza della Segnatura, iniziato sulla fine del 1509, era terminato nel 1511.

Il titolo di questo dipinto, Disputa del Sacramento, non corrisponde al tema ed è stato determinato da un’errata interpretazione seicentesca di un passo di Vasari, il quale, dicendo che gli astanti "disputano sopra l’ostia che è sullo altare", intende significare che discutono, ragionano, constatano, non polemizzano. In sostanza l’affresco rappresenta in basso la Chiesa Militante e in alto la Chiesa Trionfante con al centro la Trinità.

Fra i personaggi rappresentati, molti sono stati identificati : a sinistra Bramante, appoggiato alla balaustra, Francesco Maria della Rovere, il giovane in piedi che indica verso l’altare ; a destra papa Sisto IV in piedi, dietro il quale è la testa di Dante, incoronato d’alloro e, più in là, incappucciato e occhieggiante verso lo spettatore, il Savonarola. Vi sono, inoltre papi, vescovi, cardinali santi e la presenza di persone illustri di epoche ed attività diverse simboleggia la continuità storica della Chiesa e della verità che essa dimostra e l’altezza intellettuale degli uomini che ne accettano l’insegnamento.

6. ALBRECHT DURER - Adorazione della Santissima Trinità - 1511. Norimberga Germanisches Museum (una copia moderna è a Vienna al Kunsthistorisches Museum)

Si tratta di una delle più complesse e "italiane" opere del grande maestro tedesco. La pala fu dipinta su commissione del ricco mercante Matthaus Landauer per la cappella dedicata alla Trinità e a Tutti i Santi nella "Casa dei dodici fratelli", pia istituzione di Norimberga cui Landauer dedicò la vita e i beni. Essa venne acquistata nel 1585 da Rodolfo II di Praga, nel 1780 al Belvedere di Vienna e, infine, nella sede attuale. Si tratta di un’abbagliante apparizione celeste : Dio Padre, in vesti imperiali, sulla cui testa si libra una colomba, tiene fra le ginocchia Cristo crocifisso, mentre angeli disposti a corona gli dispiegano il manto e reggono gli strumenti della passione. Alla destra di Dio la Vergine guida le sante martiri e a sinistra il Battista guida profeti, profetesse e sibille. In basso, a sinistra, i ecclesiastici guidati da due papi ; a destra i credenti laici guidati da un imperatore ed un re. Tra essi molti notabili di Norimberga tra cui, naturalmente, Matthaus Landauer. Durer ritrae se stesso a lato, accanto al cartiglio sul quale è scritto "ALBERTUS DURER / NORICUS / FACIE / BAT ANNO A VIR / GINIS PARTU 1511"

7. DOMENICO BECCAFUMI - Trittico della Trinità - 1513. Siena Pinacoteca Nazionale.

Il dipinto, primo su tavola pervenuto a noi di questo pittore che solitamente si esprime attraverso l’affresco, è affiancato da altri due pannelli: a sinistra i santi Cosma e Giovanni Battista, a destra i santi Giovanni Evangelista e Damiano. Si tratta della pala che era stata commissionata dall’Ospedale senese di S.Maria della Scala, per l’altare della cappella della Madonna del Manto. L’artista è qui visibilmente suggestionato dalla pittura di Leonardo e del Sodoma, ma la sua pittura assume anche caratteri assai personali quali il generale, inquieto moto delle forme, gli squilibri ed incertezze nei rapporti e nelle proporzioni delle figure, gli effetti irreali prodotti dai violenti passaggi cromatici e la forte tensione psichica che pervade tutta l’opera.

8. BARTOLOMEO LITTERINI - La SS Trinità, l’Addolorata e S Giovanni di Martha - 1708. Olio su tela, Venezia chiesa della Madonna dell’Orto.

La pala fu commissionata dal pubblico negoziante Francesco Petrelli, benefattore della chiesa veneziana di S.Marziale dove originariamente l’opera era collocata, sul primo altare di sinistra. Ora essa si trova nella chiesa della Madonna dell’Orto, sopra l’altare della cappella Vendramin, ricco di marmi pregiati, a sostituire un S.Francesco d’Assisi scomparso nell’Ottocento. La Trinità appare, in tutta la sua drammaticità barocca, alla Vergine addolorata e a S.Giovanni di Martha, fondatore dei Trinitari, benemerito per il riscatto degli schiavi.