Opere "in calendario"
In
un calendario per il 1998 i manifesti , dall'inizio di
questo secolo al 1926, realizzati per pubblicizzare gli
spettacoli lirici
Hellera, Melenis,
Turandot, Mosč, Isabeau e Tosca sono
suggestivi soggetti del calendario 1998 del Gruppo Marchi
(Cartiere di Toscolano, di Sarego e Valchiampo; Industrie
Grafiche Palladio e Contro), calendario che segna il
ritorno, per la fonte delle immagini, alla ricca
collezione Salce del Museo Civico di Treviso. E nella
scelta il gruppo vicentino si č indirizzato ai manifesti
realizzati per pubblicizzare gli spettacoli lirici, un
capitolo molto significativo nella storia della
cartellonistica, che fin dalla fine del secolo scorso ha
visto impegnata soprattutto la Casa Ricordi. Alla
Ricordi, fatta eccezione per quello realizzato per la
Stagione 1925 dellArena di Verona, sono infatti
dovuti i manifesti scelti per questo calendario.
Sono manifesti realizzati
da alcuni fra i pių significativi illustratori attivi
fra fine Ottocento e inizi del Novecento, che nei primi
anni del secolo vennero chiamati ad arricchire di
emozionalitā il messaggio destinato ad
"invitare" a teatro gli appassionati del
melodramma. Troviamo infatti Marcello Dudovich, che per
la prima "volta" di Hellera al Regio
di Torino nel 1909 rappresenta la figura della
protagonista ispirandosi al clima sentimentale
dellopera di Italo Montemezzi tratta dal romanzo Adolphe
di Benjamin Constant, e Leopold Metlicovitz, che si
affida a uno stile floreale caratteristico del simbolismo
Liberty dellepoca: rappresenta la protagonista
dellopera Melenis di Zandonai mentre si
stringe al seno un gran mazzo di rose, poco prima di
trafiggersi il cuore con uno spillone.
Anche Mascagni, con
lopera Isabeau (1912), sotto
linfluenza del librettista Illica abbandona il suo
originario verismo e si immerge nelle tendenze
dellepoca, che lillustratore milanese
Giuseppe Palantini rende efficacemente con una bella e
vibrante Isabeau, novella Lady Godiva, che cavalca nuda.
Fra gli autori cč
il veronese Pino Casarini, che dovendo fare un unico
manifesto per le due opere del cartellone estivo 1925
dellArena di Verona, sceglie un corrucciato Mosč a
tutto campo per lopera omonima di Rossini,
trascurando la Gioconda di Ponchielli.
Per la prima di Tosca,
al Teatro Costanzi di Roma (gennaio 1900), il grande
cartellonista Adolfo Hohenstein rappresenta leroina
pucciniana, illuminata dalla luce delle candele, che
depone un crocefisso sul petto di Scarpėa che lei stessa
ha appena ucciso.
Non č invece firmato il
manifesto del 1926 per la prima della Scala di Turandot,
ma si tende ad attribuirlo a Umberto Brunelleschi, attivo
per lunghi anni in Francia come scenografo.
Questo calendario 1998 si
inserisce nella attuale vivace riscoperta del manifesto
come originale espressione d'arte, oltre che strumento di
comunicazione che evidenzia insieme evoluzione di stili e
storia del costume.
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