Puccini,
il primo spaghetti-western
Tra
minatori, banditi, sceriffi e donzelle a Firenze si
conclude la stagione autunnale del Teatro comunale con
una riuscita edizione de "La Fanciulla del
West" del maestro italiano con la regia di Puggelli
e lorchestra diretta dal giovane rumeno Yoel Levi
Con un'ottima edizione della pucciniana
"Fanciulla del West" si è conclusa la stagione
autunnale del Teatro Comunale di Firenze. Si tratta di
unopera quanto mai particolare nella produzione di
Giacomo Puccini, con un'orchestrazione moderna e
raffinata, densa di chiaroscuri soggioganti e di pagine
liriche di ampio respiro. La folla dei minatori è
descritta con tinte forti ed un vivace senso ritmico; ne
è un esempio la fantasiosa vigoria strumentale della
scena della caccia al bandito.
La parte lirica, come
sempre nelle opere pucciniane, è quella più sentita;
basti ricordare la nostalgica canzone di Jake Wallace, il
valzerino dei minatori, il duetto del primo atto tra i
due protagonisti e la loro schermaglia amorosa del
secondo atto fino alla confessione di Johnson. La figura
meglio riuscita è quella di Minnie con tutta la sua
femminilità ma anche con la sua determinazione nel
difendere i diritti dei minatori e nel difendersi dai
tentativi di Jack Rance di circuirla.
Johnson è una figura ben
caratterizzata e ricca di slanci emotivi sottolineati da un'orchestra minuziosamente curata,
mentre lo sceriffo Rance è descritto nel testo come uomo
rozzo e rotto al vizio ed alla violenza mentre la musica
di Puccini lo sottolinea come una figura dolente ed a
volte rassegnata. Questo suo carattere appare in tutta
evidenza durante la partita a poker che chiude il secondo
atto, uno dei punti più emozionanti e di maggior
tensione di tutta l'opera.
L'edizione fiorentina è
stata di notevole livello sotto ogni punto di vista.
Prima di tutto sul podio vi era Yoel Levi, un giovane
maestro di origine romena, che ha tratto dalla partitura
ogni particolare ed ogni sfumatura rendendo vivo e
palpitante il lavoro pucciniano; l'orchestra del Maggio
musicale fiorentino lo ha ben coadiuvato impegnandosi a
fondo e dimostrando una grande professionalità. Giovanna
Casolla è stata una Minnie di primissimo ordine sia sul
piano musicale che sulla resa scenica, sfoggiando mezzi
vocali notevoli e dando una interpretazione del
personaggio di grande rilievo.
Sergej Larin ha
interpretato con slancio e con voce sicura e svettante la
parte del bandito Johnson dando rilievo sia alla parte
drammatica che a quella dolce e patetica del personaggio.
Carlo Guelfi è stato un ottimo Jack Rance mettendo bene
in evidenza ogni particolare del tortuoso personaggio,
non dando la solita vociferante interpretazione, ma
cogliendo i momenti di amarezza con sfumature e
chiaroscuri veramente pregevoli.
Molto bene e perfettamente
amalgamata la folla dei comprimari che in quest'opera
sono veramente abbondanti. Corretto e preciso il coro
diretto da José Luis Basso. Lo spettacolo visivamente è
risultato molto bello con le scene ed i costumi di
Raffaele Del Savio. Lamberto Puggelli ha curato la regia
facendo muovere le masse con molta discrezione e portando
in scena perfino i cavalli. Successo decretato anche dal
pubblico.
Stagione dunque tutta in
positivo questa del Comunale Fiorentino, iniziata con una
buona edizione de "L'Elisir d'amore",
proseguita con una interessante produzione de "La
fiaba della Zar Saltan" e della gluckiana
"Isola di Merlino" e chiusa con questa
importante rappresentazione dell'opera pucciniana.
Luciano Maggi
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