Unaltra
toga per Di Pietro
Lex
magistrato neo-eletto senatore al Mugello e in attesa di
incarico nella maggioranza di governo ora gira
lItalia per sostenere i candidati dellUlivo.
Labbiamo sentito durante un pranzo a Vicenza, il
giorno dopo il fallito attentato di Roma. E lui,
tranquillo come se non fosse successo niente, tra un
bicchiere di novello e un assaggio di tortino di ricotta,
ha parlato di politica, campagna elettorale, Feltri e
Ferrara. E delle 317 querele che ha presentato
Vicenza.
Tranquillo, come se non fosse successo niente. Come se la
bomba trovata martedì (cioè la sera prima) a Roma, a
due passi da dove stava parlando con DAlema, fosse
stata un petardo. Così durante il pasto beve vino
Novello, assaggia lantipasto di salame di salmone
e, a differenza dei silenzi in campagna elettorale quando
si negava ai giornali e teneva solo comizi, adesso
Antonio Di Pietro è sorridente e disponibile. Senza
contare i tre cellulari (uno è del ristorante, tanto che
si sbaglia e risponde anche a quello) che ha sul tavolo.
Arriva da Venezia, dove lUlivo lo ha spedito a
sostenere la campagna elettorale del sindaco Massimo
Cacciari; passa a Vicenza per fare da "spalla"
al candidato locale ulivista Giuseppe Doppio e parte,
sempre in giornata, per Varese dove deve comparire
accanto a qualche altro candidato.
Allora senatore Di
Pietro, questa bomba: è un messaggio politico,
linizio di una nuova strategia? "Allo
stato attuale non si sa chi, non si sa perché
labbia messa né a chi la bomba fosse destinata.
Per cui è inutile inseguire dietrologie. Sarebbe parlare
a ruota libera. Una cosa è certa: chi lha fatto
voleva destabilizzare le istituzioni. E le istituzioni
devono continuare con serenità. Non bisogna creare
inutili allarmismi ma mantenere i nervi saldi e far
funzionare la democrazia, in modo da disinnescare la
portata psicologica del gesto". Ma lei e
DAlema stavate parlando a poca distanza: questo non
è un segnale? "Anche durante la
competizione elettorale di Milano cè stata una
bomba continua Di Pietro osservando il tortino
ricotta e spinaci che gli hanno appena servito - Non
sappiamo se qui si tratta di pazzi isolati o di una
strategia latente. E poi io non sono uno di quei
commentatori a caldo
".
Senatore, adesso
si comincia a parlare dei suoi futuri incarichi nella
coalizione di governo: cosa farà il neo eletto Di
Pietro? "Ah, finché non avrò
definito tutti gli attacchi giudiziari che ho subito, e
ce ne sono, non assumerò incarichi istituzionali. Quanto
tempo servirà? Non so, ma oramai mi pare che i miei
nemici siano arrivati a grattare il fondo del
barile". E questo cosa vuol dire? Vuol dire che, ad
esempio, hanno appena rinviato a giudizio due marescialli
per minacce. Volevano che una giornalista mi accusasse di
molestie sessuali. E io ho fatto la controdenuncia per
calunnia. Per questo dico che siamo al fondo del barile:
se si arriva a cose simili
Comunque attualmente ho
in corso 320 cause, di cui 317 come parte lesa, due come
indagato e una risolta".
A proposito di
cause: come è andata la storia con Feltri, il direttore
de Il Giornale? Cè stato un accordo politico per
far uscire quella pagina di "scuse" il giorno
prima delle elezioni al Mugello? Ferrara era
imbestialito
"No, è stata
unoperazione senza ragioni politiche spiega
lex pm di Mani Pulite annusando una mini-porzione
di ravioli al radicchio - Solo ragioni giudiziarie e di
rapporti umani. E poi hanno trattato altri".
Chi, gli avvocati? "Si, hanno fatto tutto
loro. La cifra? Non ne abbiamo mai parlato" (ma
si dice che il ritiro delle decine di querele presentate
dallex magistrato contro il Giornale sia costato
alleditore Paolo Berlusconi 400 milioni: ndr).
Eppure quella pagina di mea culpa di Feltri è uscita in
piena elezione e ha messo in crisi il candidato del Polo:
non cera proprio un accordo politico?
"No, solo una questione giudiziaria e, come ho già
detto, umana. Insomma si tratta di due problemi
diversi".
Durante la
campagna elettorale al Mugello lei si è negato ai
giornalisti e al confronto con gli altri candidati. Non
le pare antidemocratico? "Io
non ho rifiutato il confronto diretto: in quei giorni ho
parlato con 55 mila persone. Ho rifiutato invece lo
scontro disumano con chi voleva condurre una campagna
elettorale per delegittimarmi personalmente. Non ho mai
rifiutato il confronto politico. Si, il problema era
Ferrara, non Curzi. Ma scusate, se uno ti viene a dire a
casa tua ti odio, ti odio, tu cosa fai? Il
fatto è che gli elettori sono stanchi di questo modo di
fare politica. E infatti hanno preferito la mia proposta
politica".
Senatore, ma il
suo nome per il Quirinale da dove nasce? E stata
una sua idea? "Io al Quirinale? - sorride
Di Pietro davanti al piatto di baccalà che non ha, dice,
"mai assaggiato prima" - Queste sono le cose
che nascono dalla voglia di voi giornalisti di dire
qualcosa. Il fatto è che come tutte le categorie, dai
magistrati agli avvocati, tutti sono responsabili di ciò
che fanno. E lo devono essere anche i giornalisti. Tanto
adesso scriverete che Di Pietro ha detto che la
colpa è dei giornalisti, anche se non è
vero
".
a.m.
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