DONNE
NELLARTE (15)
Bice
Lazzari, dallInformale al Materico e ritorno
Figura isolata e
solitaria, (si potrebbe dire "senza maestri",
se laffermazione non fosse storicamente e
ontogeneticamente impossibile in riferimento a qualsiasi
artista), nellambito della pittura europea che
andava cercando la sua strada a cavallo della seconda
guerra mondiale, Bice Lazzari parte dallo studio del
segno per approdare, negli anni del secondo dopoguerra,
alla pittura Informale e materica.
Il suo esordio artistico
(essa era nata a Venezia nel 1900) si compie, per la
verità, in ambito musicale, con la frequenza dei corsi
di violino al Conservatorio di Venezia. Tuttavia nel 1919
si diploma allAccademia di Belle Arti, in
decorazione, visto che, a quel tempo, era poco consono
per una signorina seguire le lezioni di nudo.
Frequentando poi un corso di grafica, lavorava
contemporaneamente in uno studio di architettura e, per
permettersi il lusso di dipingere dovette spesso disporsi
"a fare lartigiana", come lei stessa
afferma, riflettendo a posteriori sulla sua carriera
artistica. Infatti, sebbene essa avesse esposto a
Ca Pesaro dei pastelli astratti già nel 1925, la
sua ricerca innovativa passò sotto silenzio, forse anche
per il fatto che la Lazzari non era affiliata ad alcun
gruppo astrattista e non partecipava alle mostre del
movimento. Tuttavia alcune sue opere, come "Armonia
del Giallo" testimoniano come la pittrice seguisse,
negli anni Venti, i suggerimenti della geometria e dei
segni, sia liberi che scritturali, in una soluzione
formale che privilegiava la non-figurazione.
Trasferitasi a Roma nel
1935, negli anni Trenta, lartista realizza anche
pannelli decorativi in collaborazione con architetti e
approda, infine, negli anni Cinquanta, non senza periodi
di grande scoraggiamento per lo scarso interesse della
critica, ad un tipo di produzione collocabile
nellambito materico e informale. Come era avvenuto
per il passato, tuttavia, la Lazzari opera un materismo
del tutto personale, perennemente in bilico tra il
lirismo del segno e le istanze più concrete della
materia.
In un suo saggio sulla pittrice, dal titolo I
valori del segno, G.Montana affermava, nel 1980, che
"la pittura informale di Bice Lazzari era
uninformazione di recupero dei valori del segno
attraverso il fare materico" e che "La materia
ha in sé non già la semplice immediatezza del fare, ma
un "significante" che chiama a una struttura e
alla concretezza del segno".
In sostanza, la Lazzari
racconta in ogni caso, emozionalmente, sé stessa, sia
quando sedimenta spesse e "fisiche" paste
colorate, sia quando il suo informale si assottiglia in
una tessitura pittorica più filtrata ed evocativa,
decantata dalla memoria piuttosto che fervente
dazione.
G.G.
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