Baby
criminale, ti condanno alla scuola
E
raddoppiato negli ultimi anni il numero dei minorenni
criminali. Tutti giovani difficili che abbandonano la
scuola. E che, dicono, ai banchi preferiscono perfino il
carcere. Così Melita Cavallo, presidente del tribunale
dei minori di Napoli lancia unidea: tenere questi
ragazzi a scuola il più possibile. Ma senza farli
sentire diversi
In soli cinque anni è
quasi raddoppiato il numero di minori coinvolti in
attività criminali. Il numero di giovani condannati al
di sotto dei diciotto anni è passato, infatti, dalle
2306 unità del 1991 alle 4.349 del 1995. Secondo i dati
forniti dallIstat laumento sarebbe costante
per entrambi i sessi. Se nel 1991 erano 1.980 i maschi a
delinquere e 326 le femmine, nel 1995 i piccoli criminali
di sesso maschile sono arrivati a superare i 3.500,
mentre le ragazze sono diventate circa 825. Lazio,
Lombardia, Sicilia e Campania sono - nellordine -
le regioni con il più alto tasso di criminalità
minorile. I reati più diffusi tra i baby-criminali
vedono al primo posto il furto, seguito dalla rapina,
dalla ricettazione, lacquisto e lo spaccio di
stupefacenti e loltraggio a pubblico ufficiale. Ma
ora (vedi i ragazzini sicari e vittime nella strage di
Cinquefrondi) siamo arrivati allomicidio.
Per capire quale possa
essere la funzione della scuola e del sistema educativo
più in generale per fermare questa crescita di
criminalità, Nautilus ha intervistato Melita
Cavallo, presidente del tribunale dei minori di Napoli,
una delle zone della penisola "più calde" per
quanto riguarda la questione minorile. Soluzioni?
Difficili. Ma unidea cè: non cacciare dalla
scuola i giovani difficili.
Dottoressa Cavallo,
cosa può fare la scuola per mettere in atto una sorta di
prevenzione della criminalità minorile?
Prima di tutto non deve
abbandonare i ragazzi. Si dice che levasione
scolastica sia fatta di giovani che lasciano la scuola
dellobbligo. In realtà è la scuola a fare sì che
molti ragazzi scappino da essa. I ragazzi
"difficili", con problemi comportamentali, che
hanno alle spalle situazioni familiari disgregate vengono
abbandonati dalla scuola. In base alla mia esperienza è
la scuola - nei fatti - ad abbandonare alcuni minori. Ad
eccezione di alcuni insegnanti, la scuola come sistema
non si fa carico di questi giovani che andrebbero
educati, prima ancora che istruiti. Da qui nasce anche il
vandalismo che attacca ledificio scolastico come un
nemico che ha rifiutato questi minori. Alle volte mi è
capitato di sentirmi dire da alcuni ragazzi che giudicavo
"Meglio Nisida (cioè il carcere minorile)
che la scuola". Perché è in classe che questi
ragazzi sentono il marchio della diversità,
dellignoranza, dellinadeguatezza e
dellincapacità. In carcere, invece, si sentono
tutti cattivi e tutti rifiutati, quindi non lo temono
come accade per il sistema scolastico.
Come dovrebbe
attrezzarsi allora la scuola per essere un presidio dello
Stato e delleducazione più in generale nelle
periferie degradate di Napoli e di altre città?
La scuola si è dotata di
operatori psico-pedagogici, che sono insegnanti di
riferimento per lintero istituto per la consulenza
riguardo i cosiddetti "ragazzi difficili". È
già qualcosa, ma di certo non risolve nulla.
Personalmente credo che dovrebbe venire istituito un
ufficio di mediazione scolastica, anche se il passo più
importante è un altro ancora. Se da un lato, infatti,
noi abbiamo una scuola elementare molto accogliente, nel
senso che non "butta fuori" i bambini con
problemi ma li trattiene, dallaltro la scuola media
non è in grado di trattare con ragazzi che hanno
problemi di lettura, di pronuncia e di scrittura che non
sono particolarmente dotati o che se sono dotati non
hanno avuto alle spalle una famiglia in grado di
consentire di sviluppare queste doti. Così in prima
media noi registriamo il maggiore abbandono scolastico di
questi giovani che mandati dalle famiglie a lavorare,
spessissimo entrano nel giro della manovalanza criminale,
dallo scippo allo spaccio di droga. Come tribunale
abbiamo circa settecento segnalazioni di comportamenti
violenti in classe da parte dei presidi che chiedono una
sorta di avallo alla sospensione definitiva di questi
ragazzi.
Linsegnamento della
scuola media è più tradizionalista e anche a causa
della deludente riforma del ministro Berlinguer, la
classe si sdoppia solo quando ha più di trenta alunni.
Ma come fa un insegnante a fronteggiare da solo trenta
alunni, tra cui ci sono dei ragazzi difficili? Quando
questi vanno via, nessuno li cerca. Se le classi fossero
di quindici persone, allora sì che le cose potrebbero
cambiare.
È ipotizzabile pensare
alla creazione di scuole "specializzate"?
Ci devono essere scuole
attrezzate per lattuale svantaggio dei minori. I
ragazzi di oggi non sono come quelli di ieri e ci
vogliono - dunque - nuove tecniche di istruzione che
consentano di "interessare" e di educare anche
questi giovani difficili.
Io ho sempre lottato
contro lidea delle classi differenziali, solo che
oggi non abbiamo classi di diversi, perché questi - di
fatto - li buttiamo fuori.
In qualità di
magistrato come pensa si possa tentare un riavvicinamento
delle istituzioni a queste realtà degradate?
Tutti noi magistrati che
ci occupiamo di minori andiamo spesso nelle scuole per
fare una sorta di educazione alla legalità. Il tribunale
deve avere un immagine di protezione dei minori
cancellando limmagine di posto dove i minori
vengono "stritolati" e il giudice è una
persona che condanna. Il mese scorso abbiamo iniziato un
corso rivolto alla prevenzione dellabuso proprio a
Torre Annunziata nella scuola dove sono accaduti quei
fatti orribili collegati alla pedofilia. Con la
consapevolezza che la scuola è il luogo privilegiato per
scoprire labuso sessuale sui minori, perché il
ragazzo o il bambino non possono non lanciare dei
segnali.
Noi abbiamo un ottimo
rapporto con la scuola e cerchiamo disperatamente di far
passare tramite di essa dei messaggi positivi per una
collaborazione continua tra gli istituti e il tribunale.
Quali sono gli
strumenti necessari per favorire la prevenzione della
baby-criminalità?
Intanto la materna
dovrebbe essere obbligatoria: si inizia dai tre anni e si
tengono i bambini in classi con non più di 15 alunni
luna. Poi la scuola andrebbe attrezzata per
interessare ogni ragazzo senza discriminazione: in questo
modo sono certa che la criminalità minorile si
ridurrebbe in breve tempo. Consentire anche
lapprendistato lavorativo quando si esce dalla
scuola è una strada
per combattere la
criminalità. Un ragazzo che prende un diploma di scuola
media e poi si trova in mezzo alla strada non può fare
altro che cadere in mano della camorra o magari di
qualche pedofilo che lo ricopre doro. Oggi la
televisione bombarda di messaggi pubblicitari che
inneggiano a zainetti, occhiali, jeans e così via. Cosa
fa un ragazzo di quindici anni allora? Se non ha lavoro
può solo guardare...
Marco Spagnoli
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