
E un
chip monterà in sella alla bici
Campagnolo
investe 15 miliardi nella progettazione e nella
produzione di un cambio elettronico in grado di dare una
svolta al ciclismo del Duemila
Anno 1927: da una
sconfitta rimediata sul Passo Croce d’Aune, il
giovane ciclista Tullio Campagnolo trae l’idea del
bloccaggio rapido per i mozzi delle ruote e, pochi anni
più tardi, annuncia l’introduzione del primo
"cambio a bacchetta". Anno 1997, giusto 50 anni
più tardi: la Campagnolo di Vicenza, ormai
un’azienda da 450 dipendenti tre stabilimenti e 135
miliardi di fatturato annuo, tenta di imprimere una nuova
svolta al mondo delle due ruote. Nello stabilimento di
via della Chimica, già dalla metà dell’anno
scorso, si lavora assiduamente ad un progetto di cambio
per bicicletta basato su un sistema
elettrico-elettronico. Tempo qualche anno,
presumibilmente quattro, e almeno sui mezzi dei campioni
del ciclismo su strada potrebbero quindi fare la sua
apparizione i microchip e l’elettronica, laddove
sino ad ora la vecchia, cara bicicletta, anche quella
più sofisticata, funziona in base a congegni
esclusivamente meccanici.
All’introduzione
del cambio elettrico-elettronico l’azienda guidata
dal presidente Mauro Zanguio e dall’amministratore
delegato Valentino Campagnolo sta dedicando risorse
ingenti: 14,7 miliardi di qui all’ottobre del 2000,
vale a dire circa l’8 per cento del giro
d’affari e una parte preponderante degli
investimenti che l’impresa vicentina destina ogni
anno al rinnovo della gamma prodotti. L’introduzione
del chip nel cambio, del resto, costituisce già una
scommessa riconosciuta come valida anche a livello
istituzionale. Al punto che proprio nei giorni scorsi è
stata inserita fra i progetti di ricerca applicata
sovvenzionati dal ministero dell’Università e
ammessi ai relativi finanziamenti pubblici. In base a
questo riconoscimento la Campagnolo potrà godere presso
l’Imi (l’Istituto mobiliare italiano) di un
finanziamento agevolato per 8,8 miliardi. "Anche
questo – spiega il direttore commerciale Angelo
Caccia – è il segno che stiamo lavorando ad
un’innovazione seria. Nell’ottobre del 2000,
terminata la fase della progettazione esecutiva
attualmente in corso, potremmo essere in grado di
realizzare i primi prototipi e successivamente di passare
all’industrializzazione del nuovo prodotto".
Per vedere i campioni del
ciclismo utilizzare il cambio Campagnolo a microchip
bisognerà attendere il 2001, perché difficilmente i
concorrenti dell’azienda vicentina, in primis la
giapponese Shimano e la tedesca Sachs, riusciranno a
battere sul tempo l’azienda vicentina. Il nuovo
articolo in un primo tempo costituirà un prodotto
costoso e di fascia alta, poi man mano, anche in
relazione al gradimento del mercato, diverrà
economicamente più accessibile. "Di recente –
continua Caccia - i professionisti del ciclismo su strada
di cui siamo fornitori tecnici (i vari Ullrich, Pantani,
Cipollini, Olano e Jalabert) sono stati già informati di
questo nostro lavoro e si sono detti entusiasti della
novità. Certo, loro sono molti esigenti e chiedono la
massima affidabilità. Un motivo in più per curare tutto
nei minimi particolari: al cambio elettronico sta quindi
lavorando un’équipe di ingegneri e di progettisti,
in attesa che entrino in campo i tecnici che a partire
dall’ottobre del 2000 dovranno curare la fase di
industrializzazione".
L’affidabilità
del nuovo sistema di cambio è il problema principale da
affrontare e risolvere, mentre i principali pregi del
nuovo congegno dovrebbero consistere nella facilità
d’uso e nella precisione delle prestazioni. Un paio
d’anni fa un’azienda francese lanciò sul
mercato, prima in assoluto, un cambio elettrico per
biciclette. Alcuni professionisti parteciparono al Tour
de France utilizzando il nuovo prodotto, che tuttavia
dopo pochi mesi dovette essere ritirato dal mercato
perché non in grado di far fronte alle situazioni,
spesso estreme, di utilizzo. Ora ci riprova la
Campagnolo, in un panorama generale nel quale i
pochissimi esemplari di bici con cambio
elettrico-elettronico sono solo prototipi realizzati da
qualche casa a scopo di immagine: "Il nuovo congegno
– dice il direttore commerciale dell’azienda
vicentina – funzionerà a pile ricaricabili,
probabilmente installate all’interno del reggisella.
Non abbiamo ancora stabilito se la ricaricabilità sarà
garantita attraverso l’uso dei pedali oppure
attraverso il collegamento con la rete. Quanto ai
microchip, anche questi in corso di progettazione nei
nostri stabilimenti, essi saranno sistemati in
prossimità del cambio manuale, in pratica dietro alle
leve dei freni. Ciò significa che la presenza del
sistema a microchip non si potrà notare a livello
visivo. Ma il congegno dovrebbe garantire le più elevate
prestazione anche nelle condizioni più difficili, e
sarà certamente compatibile con i materiali (leghe di
alluminio e fibre al carbonio e al titanio) attualmente
usati per realizzare i nostri gruppi".
Sulla svolta che il nuovo
sistema sarà in grado di apportare al mondo delle due
ruote in via della Chimica vanno comunque cauti:
"Piano – conclude Caccia –
l’introduzione del cambio Campagnolo, 50 anni fa,
rivoluzionò il modo di concepire la bicicletta. Qui
invece siamo in presenza di un sistema che renderà
nettamente più alte le prestazioni del mezzo che già
conosciamo". Parole prudenti ma che non tolgono
fascino al nuovo progetto. Specie per chi di elettrico,
sulle biciclette di casa, ha visto funzionare solo le
vecchie dinamo.
Maurizio Caiaffa
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