index SPETTACOLO&MODA - Gennaio 1998


La Ferilli della porta accanto

Antidiva per eccellenza, l’attrice laziale conferma in questa intervista la sua filosofia di vita: fare l’attrice per mestiere senza montarsi la testa e restare una persona normale. Così non ama Hollywood e i film americani perché si ritiene "troppo latina". E arriva sul set sulla cinquecento dell’aiuto regista

foto 1La simpatia e la bellezza di Sabrina Ferilli sono entrambe irresistibili. Schietta, allegra, la Ferilli nonostante il successo cinematografico (Ferie d’agosto, Vite strozzate, Ritorno a Casa Gori) e quello televisivo ("Il festival di Sanremo 1996"e "Mai dire Gol") non perde mai la testa né la misura delle parole. Ed è, forse, anche per questo che in meno di quattro anni, un’attrice come altre è riuscita a diventare, grazie alla sua caparbietà ed alla sua professionalità, un’artista completa capace anche di cantare e ballare, come dimostra nella commedia musicale di Garinei&Giovannini Un paio d’ali, giunta al suo secondo anno di repliche in tutta Italia. Così viene spontanea una domanda:

Chi è Sabrina Ferilli?

Una ragazza che vive le contraddizioni del suo tempo, che cerca di avere un'idea di sé, del mondo in cui vive, degli altri.
Sono una persona molto comune e vivo tutti i problemi delle persone di oggi.

Come ha deciso di fare l'attrice?

Ifoto2l cinema è sempre stato la mia passione, ed ho sempre ammirato gli attori dei film italiani degli anni cinquanta e sessanta, come la Magnani, la Loren, Mastroianni. Così, c'è chi adora giocare con i soldatini di piombo e c'è chi come me è sempre stata innamorata del cinema. Vivendo di questi ideali, appena ho potuto, ho cercato di fare il mestiere dell'attrice.

Lei ha dimostrato di essere un’attrice molto dotata e molto volitiva. C’è qualcos’altro che le piacerebbe fare ?

Io non so fare altro che l’attrice, e tanto mi è costato di studio e preparazione che mi posso dire soddisfatta. E’come quando mi chiedono se vorrei entrare in politica... ma la politica è una cosa seria! La facessero i politici bravi e non le attrici o quelli che non sono capaci! Io non sono interessata a scrivere sceneggiature, né a dirigere dei film, non ne sarei nemmeno capace. Io voglio solo fare l’attrice e voglio farla bene.

In "Un paio d’ali" lei ha il ruolo principale, quello che nel 1957 fu di Giovanna Ralli. Che tipo di impegno e che tipo di confronto ha richiesto questa sua interpretazione ?

foto 3Ho accettato questo ruolo che sento molto vicino al mio carattere dopo avere debuttato proprio al Sistina tre anni fa con "Alleluja brava gente" in un ruolo abbastanza drammatico. Questa parte è più vicina al mio carattere, perché è quella di una donna allegra e "focosa". Per me la vera sfida è stata quella di imparare a cantare bene e di ballare al meglio delle mie possibilità, perché il "motore" di questo spettacolo sono le coreografie di Gino Landi. Per quanto riguarda il confronto con la Ralli, non lo temo, anche perché proprio non lo considero. Io a quell’epoca non ero nemmeno nata, quindi che cosa vuoi confrontare... è passato troppo tempo e noi siamo persone così diverse.

 

Andrebbe a cantare a Sanremo ?

No, assolutamente.

Il passaggio dal cinema al teatro è complicato oppure lo ha trovato abbastanza naturale?

Dopo il periodo faticoso delle prove, il teatro diventa più facile, perché ogni sera devi riuscire a tornare ad essere ciò che sei stata la sera prima e l’errore è recuperabile grazie al contatto col pubblico. Al cinema non è così. E’più stressante, con dei ritmi di lavoro frenetici. Girare una scena cento volte non ti assicura che questa venga bene alla fine. Ed una volta finito il film, non c’è più rimedio.

Nonostante il successo, lei non perde mai la testa : non è mai andata sopra le righe, mantenendo in ogni lavoro, in ogni intervista una grande professionalità ed una grande modestia. Come ci riesce ?

foto5E’ un fatto di intelligenza: io non ho scoperto la penicillina, né sono andata sulla luna. Se conosci la vita, se conosci le persone, la gente, il tuo lavoro, il bilancio che viene fuori non ti consente di lasciarti andare. Forse se avessi scoperto una cura per il cancro un po’ di arie potrei pure darmele, ma per quello che faccio non mi sembra proprio il caso.

Ha mai sognato Hollywood?

Assolutamente no. Non amo né i personaggi, né le storie dei film americani. Sono troppo latina ed attaccata alla nostra cultura.

C'è qualcuno, in particolare, con cui vorrebbe lavorare?

Ettore Scola, i fratelli Taviani, Nanny Loy, Tomaselli, Bellocchio: io amo molto gli autori.

Gabriele Salvatores?

Avevo incontrato Gabriele proprio per Puerto Escondido, ma poi è risultato che ero troppo bella per la parte che è andata, alla fine, a Valeria Golino.

Che cosa pensa della sua generazione di attrici, che è la stessa di Simona Cavallari, Francesca Neri e Margherita Buy: è forse differente dalle precedenti?

foto 4Se i tempi sono diversi anche le persone sono diverse e non è che poi ci vogliano millenni per cambiare le situazioni ed i costumi.

Sento spesso parlare del mito, delle star, ma non è altro che roba confezionata, dove si sprecano miliardi per fare avere successo a questa oppure a quell'altra persona. Oggi il cinema in Italia parte a stento, quindi figuriamoci se ci possiamo "permettere" delle star come Madonna o Marilyn Monroe. Io mi pongo di fronte a questo mestiere come un'operaia si pone di fronte il suo, non mi sembra di fare un lavoro straordinario. Forse, prima, il cinema aveva una magia diversa, una specie di incanto che creava un mito dopo l'altro, ma questo sarebbe, ora, anacronistico. Che faccio, fingo di essere Marlene Dietrich quando poi arrivo sul set con la cinquecento dell'aiuto regista che mi citofona alle sette meno un quarto? Sarebbe assurdo!

Marco Spagnoli