Il blues
anni 90
Nasce
come chitarrista jazz, ma nel 1989 riscopre il
country-blues. Così cantando da solo sempre in versione
acustica, il bianco Kelly Joe Phelps è diventato una
delle nuove stelle di una musica che sembra non conoscere
le rughe del tempo. Ma anzi, quando trova qualcuno che la
suona "con lanima", ritrova lantico
splendore
Kelly Joe Phelps:
"Roll away the stone /Lead me on"
Il blues è una musica strana. Se qualcuno
la esegue senza amore si sente subito, e una sgradevole
sensazione pervade tutto lambiente. Il feeling è
più importante di qualsiasi altra cosa, non è raro
sentire bluesmen quasi analfabeti, musicalmente parlando,
che per grinta e anima compongono, quasi in maniera
inconsapevole, dei veri e propri must della musica blues.
Il periodo doro del blues è senzaltro il
periodo degli anni venti /trenta dove essendo ancora
poche le occasioni per incidere, la stragrande
maggioranza degli artisti suonava per sbarcare il lunario
e sfuggire il lavoro dei campi. E in quel periodo
che nascono personaggi come Charley Patton, Missisippi
John Hurt, Alger Texas Alexander e cosi via, in una quasi
infinita schiera di bluesman acustici che giravano i juke
joint e le feste del paese, bordelli inclusi. La stella
più sfolgorante di quel periodo fu senza ombra di dubbio
Robert Johnson. Ma la sua storia la racconterò
unaltra volta. Quello che voglio dire è che poi
successivamente il blues prese altre strade,
necessariamente per stare al passo con i tempi, e perse
un poco la sua anima più vera, che è la dimensione
acustica, per la pura necessità di lenire ferite
interiori ed esteriori.
Molti bluesman tentano
spesso vari recuperi di questa atmosfera: a volte ci
riescono, altre no, ma da un po di tempo è
spuntato allorizzonte un piccolo uomo bianco che ha
piazzato nel giro di pochi anni due album tra i più
belli della storia del blues.
Questo fenomeno si chiama
Kelly Joe Phelps e la cosa straordinaria è che è
bianco, suona la chitarra slide ma soprattutto ha
unanima grande così e si sente!!
Attenzione però, i suoi
dischi non sono per bluesofili dellultima ora. Per
avvicinarlo è necessario passare un lungo training sulla
musica blues e non avere mai cedimenti perché la sua
musica non ammette deviazioni: è blues allo stato
emozionale puro.
Dalla sua slide
scaturiscono atmosfere rarefatte, dove lascoltatore
è libero di inventarsi la sua storia e sognare, le
emozioni vengono fornite da casa Phelps con ritmiche
fatte di solo tamburellare la manodestra sulla cassa
della chitarra per lasciare che la sinistra compia il
miracolo. Poche le note e a volte gli spazi sono enormi,
ma è proprio questo il bello, assieme alla sua voce che
con sincerità estrema canta i suoi blues. Linsieme
è letteralmente esplosivo e la favola del blues rivive
in lui e ci viene consegnata nel suo stato più vero
mentre noi sognamo di camminare per le strade polverose
di Greensville ed un treno allorizzonte passa
lentamente con tutto il suo carico di storie ed
avventure.
In " Roll away the
stone" Kelly riprende il discorso interrotto con il
precedente album "Lead me on" dove parecchi
pezzi di sua composizione lasciavano di quando in quando
il posto a cover che rendevano di sasso il sottoscritto,
pezzi di rara bellezza con finalmente qualcosa di nuovo
da sentire. Anche qui si ripete la stessa storia, dove
pezzi composti da lui come" Roll away the
stone" si alternano a cover di Skip James in
"Cypress grove " o "See that my grave is
kept clean" di Blind Lemon Jefferson. Pezzi eseguiti
sempre rigorosamente da solo come vuole la tradizione e
linvito che vi faccio è quello di andarvi a
sentire la versione originale per poter meglio apprezzare
le differenze stilistiche e godere dellevoluzione
che il blues in questo caso fa per essere al passo con i
tempi.
Kelly nasce prima come
musicista jazz e nel 1989 scopre il suo amore per il
country blues, da quel momento questo bluesman di
Portland Oregon vive solo in funzione del blues e i
risultati non si fanno attendere, apre i concerti di
gente del calibro di B.B.King, Robben Ford, Keb Mo tanto
per citarne alcuni. Sempre in quegli anni vince il Muddy
Award come "Best Acoustic Guitarist". In
effetti le evidenti radici del passato musicale jazz di
Kelly si fanno sentire ma è sorprendente il passo
indietro (si fa per dire) che lartista compie
tornando al blues, là dove le emozioni possono
liberarsi. Insomma ambedue gli album valgono i soldi
spesi e spero che questo artista ancora poco conosciuto
qui in Italia riesca, magari in futuro, a venire a
trovarci. Io, manco a dirlo, ci sarò
senzaltro
Marco Pasetto
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