"Trovatore" di sentimenti
Giuseppe
Verdi riuscì a musicare unopera ambientata in
Spagna ignorando il folclore ma sottolineando invece
lodio, lamore e la sete di vendetta dei
personaggi. In una specie di "ballata popolare
sceneggiata dalla musica". A Bassano del Grappa il
regista Ulisse Santicchi ha ricreato lo spirito voluto
dal maestro di Busseto
"Il Trovatore"
nasce in quel felice periodo compositivo di Giuseppe
Verdi durante il quale vedono la luce i tre capolavori
della trilogia romantica o trilogia popolare. e cioè
"Rigoletto", "Il Trovatore" e
"La Traviata", il tutto tra il 1851 ed il 1853.
Queste tre opere segnano un radicale rinnovamento nello
stile e nella costruzione delle partiture del Maestro e
si distanziano dalle precedenti quattordici opere .
Il libretto del
"Trovatore" è opera di Salvatore Cammarano ed
è ricavato dal dramma "El Trobador"" di
Antonio Garcia Gutiérrez. Il poeta lasciò però
incompiuto il libretto a causa della repentina morte. Il
lavoro fu così portato a termine da Emanuele Bardare,
suggerito a Verdi dall'amico De Sanctis. Il Maestro fu
molto colpito dalla morte di Cammarano, tanto che versò
alla vedova la somma di seicento ducati contro i
cinquecento pattuiti per la stesura del lavoro.
L'azione del
"Trovatore" si svolge in Spagna ma nulla vi è
di spagnolo nella musica di Verdi, egli non ricerca il
folclore ma va dritto ai sentimenti e li delinea in modo
stupefacente siano essi sentimenti d'amore (quello
materno di Azucena per Manrico e quello di Leonora per lo
stesso Manrico), o sentimenti d'odio o di feroce
desiderio di vendetta come quello del Conte di Luna,
rivale in amore del protagonista. Il Trovatore è
costituito quasi esclusivamente da pezzi chiusi (arie,
duetti, terzetti, cori) ed i recitativi sono presenti
allo stato embrionale. Ma questi pezzi chiusi sono
saldamente uniti da un'arcata melodica sempre di grande
ispirazione e che delinea inequivocabilmente ciascun
personaggio.
Fedele D'Amico scrive:
"Il Trovatore è una sorta di ballata popolare
sceneggiata da una musica che la solleva nei cieli di una
fantasia incandescente e la tronca infine senza
commentarla, abbattendosi la sua conclusione su di noi
come la scure sul capo di Manrico". Va sottolineata
la simmetria di quest'opera suddivisa in quattro atti ma
speculari tra loro: il primo ed il terzo sono più snelli
e brevi rispetto al secondo e quarto, e le arie sono
equamente distribuite nel corso dell'opera. Del
"Trovatore" si può inoltre dire che è
un'opera notturna in quanto quasi tutte le scene si
svolgono nottetempo, ma è un notturno spezzato dai
bagliori sinistri della "vampa" sempre invocata
da Azucena e sempre presente lungo tutto l'arco della
partitura.
Lopera andò in
scena il 19 gennaio 1853 al Teatro Apollo di Roma con
Rosina Penco, Emilia Goggi, Carlo Baucardè e Giovanni
Guicciardi, ottenendo un vero trionfo. Solo qurantacinque
giorni dopo andava in scena al Teatro la Fenice di
Venezia "La Traviata" ma con esito ben diverso.
A Bassano del Grappa
Leonora era impersonata da Fiorenza Cedolins, una giovane
soprano dotata di una voce molto interessante con un
centro pieno e rotondo ed una facilità a salire nella
tessitura acuta: ha confermato pienamente il successo
ottenuto recentemente a Livorno in "Cavalleria
Rusticana" di Mascagni dimostrando di possedere
tutte le carte in regola per una brillante carriera.
Manrico era Gianfranco Cecchele che si è abilmente
disimpegnato ricorrendo al suo grande mestiere nella
difficile parte del protagonista. Il mezzosoprano Sabrina
De Rose ha interpretato Azucena con voce non sempre
omogenea ma ha restituito il personaggio con aderenza al
pensiero verdiano. Ottimo il Conte di Luna di Giorgio
Cebrian che ha calibrato con gusto e con il giusto
accento il suo personaggio.
Bruno Tolomelli ha tenuto
saldamente in pugno l'Orchestra Filarmonia Veneta con un
ritmo incalzante ottenendo un bell'equilibrio tra
orchestra, solisti e cori.
Dino Zambello ha diretto
con molta professionalità il preciso coro del Teatro
Verdi di Padova. Ulisse Santicchi (che ha curato la regia
e le scene nonché i costumi assieme a Liviano Dal Pozzo)
ha dato una lettura notturna dell'opera: scene
schematiche ma essenziali come si addice al piccolo
palcoscenico del Teatro Astra di Bassano del Grappa con
facilità di rapidi cambi di scena e una regia misurata
ma di grande chiarezza. Santicchi ha ancora una volta
dimostrato come si possano realizzare con pochi mezzi
pregevoli spettacoli.
Luciano Maggi
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