L'identità
del Rossi
"Cosa
pensano di noi 2"
Salve studenti.
Vi siete mai chiesti che
cosa pensa la gente del nostro Istituto Tecnico ecc.
"ROSSI"?
Se non vi siete mai posti
questa domanda, non preoccupatevi, perché lo abbiamo
fatto noi per voi.
Siamo stati incaricati di
"vagabondare" nei dintorni (sobborghi) del
Rossi e chiedere alle persone che incontravamo un loro
parere sulla nostra scuola. In alcuni casi siamo
incappati in persone anziane che, risentendo della loro
giovinezza ormai lontana, ci hanno bloccati per diversi
minuti raccontandoci una buona fetta della loro vita (non
avevano capito la domanda.).
Negli altri casi siamo
stati più fortunati e abbiamo ottenuto risposte
attinenti.
Le dichiarazioni sono
state molto varie, dalle più corrette alle più negative
(sob!).
Noi vi abbiamo
sintetizzato le risposte che abbiamo ricevuto nelle
prossime righe.
Secondo alcuni
intervistati la nostra scuola in questi ultimi anni ha
diminuito il prestigio che le si attribuiva in passato.
Il "Rossi" è sempre stato inteso come una
scuola incentrata sulle attività pratiche, invece ai
giorni nostri è stato favorito lo studio teorico, con il
risultato di sfornare "saputelli" senza
esperienza manuale che sarà a carico dello sventurato
datore di lavoro che ci assumerà.
Giudizio molto negativo
riguarda la mancanza di disciplina che si riscontra, non
solo nel nostro istituto, ma in generale in tutte le
scuole dogni ordine e grado.
Non allarmatevi per queste
opinioni negative che abbiamo trascritto per dovere di
cronaca, perché per la maggior parte sono stati giudizi
positivi.
Secondo molti il
"Rossi" in questi anni ha fatto molti
progressi, si è evoluto con nuovi metodi
dinsegnamento e nuovi mezzi tecnologici, che
permettono allo studente di avere maggiore elasticità
mentale e di meglio integrarsi nella realtà lavorativa.
Gli studenti quando escono
dal "Rossi" sono preparati e, per la maggior
parte dei casi, trovano subito lavoro.
Abbiamo ricevuto i
complimenti dalcune persone che hanno definito il
nostro Istituto come il migliore dItalia (viva la
sincerità).
Con questultima
dichiarazione che lascia ben sperare, vi salutiamo
rimandando il nostro appuntamento al prossimo articolo.
di
Stefano Zanotto ed Enrico Mozzato, 1^A
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