indice ARTE - a cura di Giovanna Grossato - Febbraio 1998



AlessioTasca
architetture in argilla sotto la volta della Basilica Palladiana

 

tascaAlessio Tasca è uno degli artisti più intensi e veri che mi sia capitato di incontrare, anche se lui si schermisce di fronte al termine "artista" che, forse, gli fa pensare piuttosto a qualcuno già definitivamente consacrato, dalla storia e dal tempo, ad un ruolo concluso, mentre lui, Tasca, con la sua straordinaria vitalità, sta ancora instancabilmente sperimentando intuizioni ed idee, suggestioni e sentimenti su quel materiale molle e durissimo, insidioso ed ubbidiente ad un tempo, che è l’argilla.

tasca3A fronte di una sapienza tecnica personale, profonda ed esperita nel corso di cinquant’anni di rapporto continuo ed appassionato con il materiale terra, esiste, e continua a vivere, nell’opera di Tasca anche la sapienza di una secolare tradizione, ereditata dai laboratori degli artigiani coroplasti che vantano nel territorio origini remote. Essa è testimoniata, ad esempio, e per citare solo Vicenza, dalla fiorente fraglia di terracottai che, sotto la guida di Zanino dei Boccali, nel 1414 aveva costituito la sua sede di riunione e di devozione nell’Oratorio dei Boccalotti.

Ma di quella cultura antica Alessio respira i germi dai muri stessi del suo studio di Rivarotta che sorge sul cocciaio secentesco di una manifattura di "cristalline", negli scavi di restauro del quale vennero riportati alla luce tipologie e decori rimasti sepolti e dimenticati per secoli.

Perciò, la mostra cronologica ed antologica dell’opera di Tasca, recentemente allestita nella Basilica palladiana a Vicenza, presentando la rassegna delle sculture di questo Maestro, non solo racconta la storia della vicenda artistica di un grande ceramista scultore, ma anche la storia stessa della ceramica.

Il percorso espositivo, che trae forza ed enfasi dal grande spazio "cavo" della navata palladiana, segna le tappe significative della creatività di Tasca: dalle prime esperienze di allontanamento dal naturalismo con figure vagamente surreali, come il "Vaso con pastore e animali" del 1957, parte di un icastico presepe, o il corpo accosciato "Il forno", del 1953, che sembra lì per subire una trasformazione metamorfica, o il magico sognatore del "Sogno", apparentemente innocente ma portatore di inquietudine nella corruzione fisica del corpo; oppure la gioiosa "Ragazza con cappello e Cucchi", del 1956, di un’eleganza irrituale e con la possibilità di esistere in mille altre maniere.

tasca4Queste forme sono poste, artatamente, accanto o di fronte a quelle della ricerca più recente degli anni Settanta e Ottanta, operata sulle estrusioni di gres, dai nomi non più riconducibili a quelli dell’universo naturale, al pari delle loro forme; esse si aprono, si spaccano e collassano sulla loro stessa anima, facendo dimenticare del tutto il loro peso materiale, totalmente consumato nel colore, arso, violento, siderale che sembra esploso fuori dal cuore delle stelle, anzichè da una macchina da trafila.

Ci sono, poi, anche le "gabbie" e le "sfere", matematiche e ragionate forme che riservano, nonostante tutto, sempre, un po’ di sorpresa anche al loro stesso artefice il quale le rigira sul filo e le ritaglia fino a carpirne il significato che si rivela al loro interno con improvvisa chiarezza.

E le mille (e trecento) tavelle: figure e colori, tempo e spazio, sacro e profano, realtà e fantasia, tessere di una via per percorrere milioni di anni. Un mio studente, nel corso della visita alla mostra, ha chiesto al Maestro se la loro disposizione fosse casuale. E lui ha risposto di si, perché al divertimento e al piacere di inventare bisogna lasciare anche la possibilità del Caso e del Cambiamento. E così profili che prima non si erano mai incontrati, ora si affrontano e torri di Babele svettano sopra i pesci, volando sopra ai ponti e ai simboli della Cabbala.

tasca5Gli immensi pannelli verticali che rivisitano il ciclo frescale gotico della torre Aquila nel castello del Buonconsiglio di Trento,- "immensi" nella loro dimensione umana come in quella artistica -, mostrano, nelle decine di variazioni cromatiche degli impasti argillosi, tutta la fatica e la gioia del fare e la ciclicità senza tempo del lavoro dell’uomo che, quando rivolta la terra per gettarvi il seme o quando la mescola come pigmento colorato per dipingere o quando l’incide e la plasma, ripete inesauribile come quella, ma infinitamente più nobile, l’azione poietica di dio.

tasca2Il catalogo della mostra, edito da Neri Pozza, è un volume che raccoglie, oltre alle immagini e al regesto delle opere, una illuminante antologia della critica, una cronologia e diversi, interessanti testimonianze di artisti, critici ed amici dello scultore, quali quelle di Nico Stringa, Luca Barbero, Ferdinando Bandini, Giobatta Meneguzzo ed altri che, tra passato e presente, hanno tessuto assieme ad Alessio Tasca e alla sua opera una tela fatta di intelligenza, di passione, di sapere e di affetti.

Giovanna Grossato