index ARTE - a cura di Giovanna Grossato - Febbraio 1998



Dalla forma all'evento
Giancarlo Franco Tramontin espone nella chiesa barocca di S.Giacomo

Il suggestivo spazio antico della chiesa vicentina, che dopo recenti ripristini è in grado di esibire i suoi teleri, gli altari marmorei e le decorazioni scultoree in tutta la loro primitiva bellezza, si dimostra, per un sofisticato gioco di contrasti, un ambiente di straordinaria accoglienza nei confronti dell’essenziale attualità espressiva delle sculture di Giancarlo Franco Tramontin.

La loro nitida linearità, infatti, anche quando rintraccia nella sinuosità "prassitelica" di alcuni torsi e dorsi un costante riferimento naturalistico, rimane, comunque, l’elemento dominante, tanto che avviene senza provocare stupore, e, anzi del tutto prevedibilmente, che un ulteriore, breve passaggio successivo riduca quelle stesse anatomie ad una affascinante astrazione e trasformi un Piccolo Nudo nel nell’avvitamento di una "forcola".

L’esilità del legame che unisce alla realtà e al mondo naturale molte di queste sculture è già significato e reso evidente in quella negazione di una parte del loro volume, una specie di contrazione dello spazio, che rende le forme di Tramontin un riassunto di loro stesse, si che, come giustamente osserva Sandro Stocco, che ha curato e presentato la rassegna, "la corposità della pienezza della forma ed il suo impatto volumetrico vengono posti in crisi da una sorta di svuotamento, di appiattimento, di compressione, privilegiando così una focalizzazione della visione di tipo bifacciale che stabilisce una relazione dialettica tra un fronte ed un retro che si celano e si disvelano in modo alternativo"; in sostanza queste figure negando la propria natura a tuttotondo, affermano nella bidimensionalità un processo di smaterializzazione che, applicato alla scultura, e per di più ad una scultura in bronzo, materia per eccellenza al pari della pietra, appare quasi un’aporia insanabile.

In realtà si tratta di un sottile gioco della razionalità che, conducendo la ricerca lungo i canali sottili del pensiero, non può fermarsi, non può negarsi di percorre ed esperire tutte quelle vie che sono in grado di condurre alla "espressione" , alla definizione del proprio linguaggio.

Questa indagine e questo studio sulla possibilità di ridurre la complessione della realtà al minimo necessario e sufficiente per "narrarla", si ritrova anche in alcune composizioni su carta di Giancarlo Franco Tramontin che, se di primo acchito appaiono come "bozzetti" o trascrizioni di idee prime da tradurre successivamente in scultura, d’altro canto evidenziano la loro assolutezza di opere definite in sé. Lo tradisce, magari, un piccolo punto nero fuori dalla figura, dove fuori non può altrimenti connotarsi che nello spazio che circonda la figura, ma che ad essa, in virtù della presenza di quel punto, diviene contiguo, sullo stesso piano bidimensionale.

In sostanza viene attivata da Tramontin un’operazione analoga a quella compiuta dal Cubismo analitico in cui, gli oggetti e lo spazio nel quale essi sono collocati si dispongono su di un medesimo piano, la superficie bidimensionale del quadro, e godono di un pari diritto di convivenza ontologicamente nello stesso campo. Ed il percorso "attorno" alla forma collocata nello spazio si sviluppa concettualmente e non nel tempo.

Del resto, l’accorpamento o la bivalenza o il contrasto sono anche un procedimento strutturale dell’arte di Tramontin: si vede come, ad esempio, per alcune sue figure degli anni Novanta (Abbraccio, Ninfa, Nereide, Nike, Musa, Astarte), l’Artista si avvalga di due strumenti espressivi diametralmente opposti: la plastica scultorea, volumetrica per eccellenza, che, però, trattata con passaggi chiaroscurali tenuissimi, si assottiglia fino rendere la materia esile ed incorporea; e la linea, che, malgrado la sua essenza antimaterica e antinaturalistica, con la forza del segno profondamente inciso, crea, o meglio, rappresenta, il volume.

In sostanza queste figure, che appaiono di una semplicità primigenia e di una lettura immediata e quasi percettiva (a vedere certi bronzetti, corruschi sotto la luce discreta dei riflettori, viene voglia di fare scivolare le dita sulle loro superfici per accoglierne tutta una serie di sensazioni tattili che esse promettono. Anzi, confesso di avere ceduto a questa tentazione), sintetizzano, nella loro anima, tutta una serie di processi di accumulo di esperienze e, successivamente di selezione e poi di estrusione delle stesse.

Vi si ritrova, -e non poteva essere altrimenti-, la lezione del grande e caro maestro di Tramontin, Alberto Viani, che è la citazione più ovvia ed evidente anche per la forza della sua affettività, ma, anche, -ed altrettanto ovviamente- tutta la summa del pensiero artistico contemporaneo (e non solo contemporaneo e non solo relativo alla scultura). Giancarlo Franco Tramontin è, infatti, soprattutto uno studioso e, se non bastasse la sua opera a testimoniarlo, vi è una frase rivelatrice in tal senso, nell’intervista pubblicata nella postfazione della interessantissima monografia dell’Artista curata da Giusi Sartoris. In essa viene riportato il testo di un dialogo tra Giancarlo Franco Tramontin e l’amico Mario Piantoni in cui, tra l’altro, Tramontin afferma, a proposito del suo rapporto con Viani: "Mi fu Maestro non solo nella ricerca plastica e nella fotodidattica, ma soprattutto nella vita. Mi ha aiutato ad attraversare le varie correnti artistiche....facendomi incontrare ed ascoltare personalità che hanno dato un contributo importante alla critica d’arte ed all’estetica contemporanee. Alberto Viani non era uno sperimentatore della materia ma delle idee".

Tale assunto appartiene anche allo stesso Tramontin, e, ritengo, non solo come legato di Viani. Ne sono prova le pagine del succitato volume monografico che, a partire dalla intensa, ricca e fascinosa presentazione di Dino Formaggio, sciorinano sull’itinerario artistico di Tramontin consensi e testimonianze ricche di stima e attenzione da parte di molti, significativi critici dell’arte contemporanea, di storici dell’arte, di studiosi, di artisti e di poeti: tutti di lui amici.

Giovanna Grossato