Bella
questa opera, chiamiamola trisulco
Pochi
sanno che prima di decidere di dare il nome
"Trittico" ai tre atti unici che aveva appena
composto, Puccini e i suoi amici pensarono ai titoli più
strampalati. Da treppiede a tripode. Comunque Il Tabarro,
Gianni Schicchi e Suor Angelica furono un successo.
Riproposto ora dal Teatro Bellini di Catania
Una sera dell'inverno del
1917 si trovarono in casa Puccini i pittori Ferruccio
Pagni e Cecco Fanelli insieme con gli scrittori Guido
Marotti e Giovacchino Forzano. Tra loro si accese una
allegra discussione per trovare una parola che potesse
fare da unico titolo ai tre atti unici che Puccini aveva
appena finito di comporre.
I nomi più strampalati
vennero fuori da questa discussione come treppiede,
tripode, trisulco, trinomio, tri-aria. Finchè Marotti
timidamente propose la parola trittico ottenendo
l'approvazione generale. Già dal 1900 dopo la prima
rappresentazione di Tosca, Puccini aveva in mente di
scrivere tre opere in un atto da rappresentarsi in
un'unica serata e prese in esame nientemeno che
"Linferno, il purgatorio e il paradiso"
dalla Divina Commedia di Dante. Il progetto fu presto
abbandonato e successivamente riprese forma pensando ai
racconti di Massimo Gorkij.
Se i primi due episodi erano ben definiti
pensando a "Ventisei per uno" e "Kan e suo
figlio", per il terzo fu indeciso tra "La
zattera", "Lo zingaro" e
"Kolovanov" e quindi anche questa volta l'idea
fu abbandonata. A Puccini l'ispirazione per realizzare
quanto sognato venne nel 1912 dopo aver assistito a
Parigi al Théatre Marigny al fosco dramma di Didier Gold
"La Houppelande": il primo dei tre atti unici
era così trovato e per la stesura del libretto diede
incarico a Giuseppe Adami. Il testo degli altri due atti
avrebbe dovuto essere fornito da Gabriele D'Annunzio a
cui Puccini chiedeva "dolci e piccole cose e
persone" ma senza avere risposta.
Fu allora Giovacchino
Forzano a dare veste definitiva al progetto dei tre atti
unici. Lo scrittore trovò tra le sue carte un soggetto
religioso intitolato "Suor Angelica". Forzano
sottopose il soggetto al Maestro ed ebbe il benestare.
Per il terzo atto Puccini ritornò all'idea di
ispirazione dantesca prendendo spunto dalla figura di
Gianni Schicchi ed il libretto fu steso, come per
"Suor Angelica", da Giovacchino Forzano. I tre
episodi, pur essendo notevolmente diversi tra loro sia
per ambientazione che per soggetto, sono saldamente
legati dal tema della morte: un omicidio ne "Il
Tabarro", un suicidio per avvelenamento in
"Suor Angelica" e l'irrisione della morte in
"Gianni Schicchi".
Si deve notare come
Puccini nei tre atti unici intorno ai personaggi
principali abbia saputo creare delle figure minori
perfettamente caratterizzate. Intorno a Michele e
Giorgetta ne "Il Tabarro" troviamo la Frugola,
il venditore di canzonette, i due amanti mentre in
"Suor Angelica" sono gustosamente raffigurate
in tanti piccoli episodi le suore che fanno da contorno
alla protagonista ed alla zia Principessa. In
"Gianni Schicchi" è la
numerosa schiera degli avidi parenti che prendono forma e
carattere in modo perfetto. Musicalmente Puccini crea una
serie di temi caratteristici ed ottiene una omogeneità
del colore orchestrale con un uso moderno di una vasta
gamma di timbri sonori. Basti pensare all'atmosfera
tenebrosa che evoca il lento fluire della Senna ne
"Il Tabarro" e che sembra invadere l'intera
scena come una nebbia malefica attraverso la quale si
muovono i personaggi.
La prima esecuzione del
"Trittico" ebbe luogo a New York il 14 dicembre
1918 sotto la direzione di Roberto Moranzoni con Claudia
Muzio (Giorgetta), Giulio Crimi (Luigi)e Luigi Montesanto
per "Il Tabarro" mentre per "Suor
Angelica" era presente Geraldina Farrar (Suor
Angelica) e Flora Perini ( la zia principessa ); il
protagonista di "Gianni Schicchi" era Giuseppe
de Luca assieme a Florence Easton (Lauretta) e Giulio
Crimi (Rinuccio). La prima italiana avvenne l' 11 gennaio
1919 al Teatro Costanzi di Roma sotto la direzione di
Gino Marinuzzi con Maria Labia (Giorgetta) Edoardo di
Giovanni (Luigi) Carlo Galeffi (Michele) Gilda Dalla
Rizza (Suor Angelica) e per lo Schicchi ancora Carlo
Galeffi (Schicchi) e la Dalla Rizza (Lauretta).
L'Edizione presentata a
Catania è stata di notevole rilievo.
Vjekoslav Sutej, ben
assecondato dall'Orchestra del Teatro Massimo Bellini di
Catania, ha trovato la giusta "tinta" per
ciascun lavoro e una varietà di ritmi e di colori che
hanno messo in luce tutte le preziosità della partitura.
Juan Pons ha rivestito il duplice ruolo di Michele e di
Schicchi: ottima la sua prestazione in ambedue le parti.
Il suo monologo alla fine de "Il Tabarro" è
stato particolarmente intenso mentre nello Schicchi la
sua recitazione è stata giustamente misurata: perfetta
la linea vocale con una eccellente resa stilistica dei
ruoli. Ne "Il Tabarro" Giovanna Casolla ha
restituito la figura di Giorgetta con una sontuosa
vocalità ed una aderenza perfetta al personaggio. Bene
il Luigi di Lando Bartolini. In "Suor Angelica"
Denia Mazzola ha interpretato la difficile parte con
grande partecipazione ed una linea vocale ineccepibile
dimostrando un forte temperamento ed una classe
indiscutibile. Serena Lazzarini è stata una incisiva e
notevole zia Principessa. Nello "Schicchi"
hanno ben figurato Angeles Blanca Gulin nel ruolo di
Lauretta e Francesco Piccoli in quello di Rinuccio.
Ottimo il numeroso stuolo di personaggi non protagonisti.
Gilbert Deflo ha curato la regia mentre le scene erano di
Ezio Frigerio ed i costumi di Franca Squarciapino.
Luciano Maggi
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