I
cyber-buonisti del futuro
Con
larrivo dei computer per la prima volta nella
storia i figli insegnano ai genitori. Così uno scrittore
e futurologo americano teorizza che questa nuova
generazione che oggi ha dai 4 ai 20 anni porterà ad una
società più aperta, meno autoritaria e burocratica e
amante del dialogo. Ma non tutto sembra rose e fiori.
Perché oggi la tecnologia è nelle mani di pochi. E i
bambini poveri, tagliati fuori dalla rivoluzione
informatica, resterebbero al palo
Per secoli, anzi per
millenni, i figli hanno imparato dai genitori e dai
nonni. Ma per la prima volta la specie umana è alle
prese con un processo inverso, cioè i bambini che danno
lezioni ai grandi. Merito o colpa di questa
mini-rivoluzione è larrivo del computer e comunque
delle nuove tecnologie. Dove i ragazzini, cresciuti
assieme a tastiere, videogiochi e microchip sono anni
luce più avanti di papà e mamma. Così quello che
succede adesso è che i genitori bestemmiano davanti al
monitor incapaci di navigare in Internet o trovare un
file, finché non si arrendono al Pierino di turno che
sghignazzando mette tutto a posto. Ma, scenette familiari
a parte, è con il passare degli anni che la differenza
si farà sentire. Perché unintera generazione è
nata e vive con il computer davanti. E non capisce come
il mondo poteva funzionare, prima, senza.
Una disgrazia? Per Don
Tapscott, futurologo e autore del libro "Growing Up
Digital", il contrario: una manna. Motivo: la
"Net generation" darà vita ad una società
meno autoritaria e più portata al dialogo. Mentre la
generazione precedente (quella per intenderci tra il
dopoguerra e i primi anni 60) è cresciuta
imbambolandosi passivamente davanti alla tv, i ragazzini
di oggi si divertono e imparano interagendo uno con
laltro attraverso i computer (sul problema
videogiochi è aperto comunque un dibattito:
rincretiniscono o fanno diventare più intelligenti?).
Risultato: la netgeneration formerà una società più
collaborativa, meno gerarchica e burocratica.
"Stiamo per affrontare un concetto di autorità più
allargato" ha spiegato Tapscott. I cui studi
derivano dalle discussioni fatte via Internet con circa
300 giovani tra i 4 e i 20 anni. "L85 per
cento di loro sapeva di computer e Internet più dei loro
genitori. E ci sono decine di migliaia di bambini sotto i
dieci anni che hanno la loro pagina Web. Cosa che sta
creando unintera nuova cultura".
Inutile dire che oltre
alla nuova cultura si preparano grossi cambiamenti anche
nel campo del lavoro. Visto che gli stessi ragazzini
tecnologici tra qualche anno saranno i nuovi
impiegati-tecnici-operai-dirigenti. E le aziende
(soprattutto negli Usa) devono cominciare a pensarci. Ad
esempio la Hewlett Packard, in California, ha regalato il
libro di Tapscott ai suoi dirigenti per capire "cosa
succederà quando arriverà questa generazione e come
cambierà il modo di lavorare". Non mancano i
problemi, dice sempre il futurologo Usa: per i bambini di
famiglia povera, tagliati fuori dal mondo digitale, si
allargherà ancora di più la distanza con i loro
coetanei più fortunati. "Ma questo è un problema
che dovranno risolvere governi, aziende e genitori. I
governi potrebbero favorire lacquisto di computer
tra i meno abbienti con basse tassazioni. E questa non è
una questione sociale o etica, ma economica, visti i
benefici sulla ricchezza generale".
Certo queste sono opinioni
se non "profezie". Non pochi osservatori
infatti sono scettici sugli effetti a breve termine delle
nuove tecnologie. E ce ne sono anche di pessimisti, visto
che la possibilità che il controllo della tecnologia
finisca nelle mani di pochi non è così remota. Un nome
su tutti: la Microsoft di Bill Gates che con il sistema
Windows domina il mercato mondiale e che, guarda caso, è
sotto accusa negli States per violazione delle leggi
antitrust.
Comunque Tapscott insiste:
la tv è passiva mentre il pc e Internet vogliono dire
abilità, dialogo, e-mail, chat e quindi pensare e
scrivere. Anche se poi qualcuno ricorda che spesso si
sfrutta la posta elettronica e il messaggio anonimo per
spedire insulti. Neil Postman, presidente del
dipartimento di cultura e comunicazione
allUniversità di New York e autore di alcuni libri
fa parte dei super-scettici. "Se sei un buon lettore
dice - un buon scrittore un buon ascoltatore,
allora sei tu a comandare il gioco".
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