Index LETTURE&SCRITTURE Marzo 1998



Con rispetto parlando...

Frammenti di una realtà quotidiana fatta di nulla, intessuta tutta sulle convinzioni profonde e radicate, trasmesse da una generazione all’altra. Si tratta di codici non scritti, validi a sancire regole di comportamento e fondanti giudizi morali. C’è in questo ultimo libro di Castello "Con rispetto parlando", una forza così fondamentalmente umana, sotto l’apparente minimalismo, che gli fornisce, a volte, i tratti della letteratura dickensiana.

Come quello di Dickens il mondo letterario di Mariano Castello è così totale e senza incrinature ed i suoi personaggi, usciti da una grande galleria di figure, diventano subito beniamini del lettore, per la loro tenerezza, per loro ingenuità e debolezza che li rende assolutamente, ma non tragicamente, dei perdenti, ricchi, però, di una loro intima forza.

Non importa, infatti, quale sia la credibilità oggettiva dei principi che garantiscono il successo del mestiere di vivere: l’importante è crederci, quel tanto che basta per poter accettare le molte ingiustizie che il domestico o "l’estero" propongono in un fuoco di fila nel corso dell’esistenza, e, nello stesso tempo, riuscire ad avere su di essi una leggerezza di lettura che permetta, non dico di eluderli, perché ciò sarebbe una violazione etica troppo eroica per gli antieroi delle storie di Castello, ma di spogliare quelle regole dalla gravità e dal moralismo, e permettere, a volte (ma molto raramente) piccole, innocue, risibili trasgressioni.

La scrittura, veloce e compendiaria, che si avvale con grande efficacia di un dialogo plebeo, l’ironia sottile e bonaria tesa sulla trama degli episodi che compongono una sorta di frastagliato "romanzo", non di rado comunicano al lettore un senso di ilarità cordiale che trionfa su quella che, solo esteriormente, è piccineria o ignoranza dei protagonisti.

Soltanto una grande saggezza, infatti, può riuscire ad elaborare la frustrazione di chi deve accontentarsi di un’abboffata di "marinelle" aspre ed amare, invece che di profumate ciliegie. Dolci queste ultime, ma sicuramente dannose alla salute e piene di "bai", oltre che costose, quanto, invece, quelle, che si possono avere "per pochi franchi", sono per ciò stesso e per il fatto di essere invise persino ai "bai", assolutamente salutari.

Invertiti i termini della kalokagathìa e superato d’un salto sia il privilegio del ricco, sia la falsa bohéme, il nostro protagonista con la bocca anestetizzata dal "garbo" delle "marinelle", può, a questo punto, davvero, sentire sulla propria lingua tutto ciò che vuole, compresa la semplice e irraggiungibile bontà del frutto dolce e desiderato.

G.G.