Blues Brothers
2000:
I fratelli Blues sono tornati!
Quante cose negative si potrebbero
dire su questo film: che lassenza di John Beloushi
pesa come un macigno, che le rughe sono tante, che ci si
poteva aspettare qualche battuta in più, che ci sono
alcune lungaggini e incongruenze. Cè però
ununica certezza: sono passati diciotto anni dal
primo film dei Blues Brothers e la musica, quella musica
blues è ancora intaccata e meravigliosa.
Leggere questo film come
un semplice sequel di una pellicola di successo
sarebbe un grave errore. Blues Brothers 2000 costituisce
essenzialmente un omaggio tardivo a un mito del cinema
ovvero i Blues Brothers, alla musica Blues e al
suo immutato fascino, a un numero smisurato di musicisti
che hanno fatto la storia della musica e last but not
least alla spensieratezza dei primi anni Ottanta
videro la produzione di pellicole innovative e insuperate
proprio come The Blues Brothers.
E vero, la critica americana
ha voluto letteralmente massacrare questo film
definendolo come "banale" e come una
"semplice copia del precedente", tanto da
mettere in forse la possibile presentazione europea della
pellicola durante il prossimo Festival di Cannes.
Sembrerebbe, però, che questo non preoccupi
eccessivamente il regista John Landis, il quale definendo
il suo lavoro come "pazzo e eversivo" ricorda
di essere stato aspramente criticato già allepoca
del primo lungometraggio sui Blues Brothers appena
usciti dalla trasmissione TV Saturday Night Live.
Sono passati quasi venti anni da
allora ed è proprio una scritta allinizio del film
"Diciotto anni dopo" a fare da trait
dunion tra le due pellicole che entrambe si
aprono con il rilascio di un fratello dal carcere. Ieri
Jake (John Beloushi, cui il film è dedicato insieme a
Cab Calloway e John Candy) oggi Elwood (Dan Akroyd) che
appena tornato dalla solita suora va in cerca di
"nuovi fratelli". Un illustre quotidiano
americano ha sentenziato che "essendo i Blues
Brothers una coppia e non un concetto, morto uno dei due
anche il film muore". In questo senso Landis e
Akroyd che hanno scritto insieme la sceneggiatura hanno
mostrato una grande lungimiranza "rimpiazzando"
virtualmente il morto per overdose Beloushi con tre
"fratelli" acquisiti. John Goodman, Joe Morton
e Evan Bonifant. A dimostrare che alle volte
la fascinazione esercitata da alcuni attori,
sopravvive loro per giungere fino a degli eredi
spirituali di gran classe e simpatia.
I quattro "fratelli",
però, dopo avere ricostituito la mitica band con la
solita arrabbiatura di Aretha Franklin con il marito
(stavolta ambientata nel segno dei tempi mutati in un
negozio della Mercedes e non in una paninoteca) e con la
benedizione del "reverendo" James Brown
coadiuvato da Sam Moore, si troveranno a dovere vincere
una gara musicale. No, non pensate a Sanremo
per
carità! Se da un lato, infatti, ci sono i Blues Brothers
dallaltro lato cè un supergruppo formato
tra gli altri - da B.B. King, Steve Winwood, Paul
Shaffer, Eric Clapton, Clarence Clemmons e Bo Diddley.
Tutto con tanto di Jam Session finale "da
brivido". E gli avversari dei fratelli, gli
inseguimenti, gli errori, gli scambi di nome e di
persona? Tranquilli cè proprio tutto come nel
1980, con lunica differenza che se i nemici di
diciotto anni fa erano nazisti e poliziotti, oggi,
invece, sono gruppi paramilitari per la fraternità
bianca e mafiosi russi.
Oltre le defezioni dei già citati
attori defunti, rispetto al precedente manca anche Ray
Charles (costava troppo!), e anche i previsti Jim
Beloushi (Non è stato lui a sostituire John perché
impegnato dal contratto per girare una serie di telefilm)
e Rolling Stones in pieno tour mondiale.
Molte anche le comparsate
deccezione: Wilson Pickett e Frank Oz (regista tra
laltro del recente In & Out) sono solo
due dei nomi più o meno famosi che hanno recitato anche
per pochi secondi in questo film che accompagna il mito
del Blues nel prossimo secolo.
Luscita di Blues
Brothers 2000 è prevista in Italia per il 31 maggio.
Voci non confermate parlano di una possibile trattativa
della produzione con gli organizzatori del tradizionale
concerto del Primo Maggio in piazza San Giovanni a Roma
per fare inaugurare ai Blues Brothers al completo
(inclusi Goodman e Akroyd) levento musicale più
seguito dal pubblico italiano dopo il bistrattato
Festival sanremese.
Dunque Blues Brothers
2000 è una pellicola affascinante e divertente,
capace di suscitare tanta malinconia e alcuni malumori
per alcune incertezze della sceneggiatura. Certo, il film
è costruito sulla traccia del famoso originale, ma la
musica lo fa assomigliare più a un musical che a
un sequel vero e proprio.
Un film che fa piangere,
ridere e ricordare, il cui pregio maggiore è quello di
non volere essere semplicemente un "numero 2",
ma un tributo a un grande film del passato. Questo
potrebbe fare accaponare la pelle a molti critici, ma
del resto perché stupirsi quando il cinema
cita se stesso? Quando questo capita a film come i Blues
Brothers il peggio che può accadere è essere un
po nostalgici e rimanere vagamente contrariati,
mentre il risultato del tutto positivo e impagabile è
lascolto di tanta buona musica blues.
Al momento non sappiamo se
ci sarà un terzo film che potrebbe equiparare i Blues
Brothers a serie come James Bond, Godzilla, Star
Trek, Rambo e Rocky, certo è che quellultima fuga
della Bluesmobile nella notte fa piuttosto pensare
al mito che si incunea nellasse del tempo, seguito
dalla musica blues e inseguito dalla solita fila di
macchine della polizia. Non si può dire se la sua
destinazione sia semplicemente il futuro o il facile
profitto da showbusinnes, certo è che quella
macchina nella notte è il tocco finale della
consacrazione del mito on the road dei fratelli
più famosi del Blues, tanto da pensare che The Blues
Brothers non siano solo un concetto, ma una saga di
fine millennio.
Marco Spagnoli
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