SCIENZA - Marzo 1998 | |
La provetta della verità Il caso Di Bella ha riproposto il tema della medicina figlia della sperimentazione. La quale richiede tempi lunghi e regole rigide, per evitare i pericoli della speculazione sulla pelle dei malati. Ma i compromessi, gli aspetti umani e sociali e le insidie da affrontare sono molti La medicina è una scienza. In quanto tale, si trova in una scomoda posizione. Spesso infatti si vede nella scienza un'istituzione rigida e pretenziosa, dura nelle sue granitiche certezze, lontana con il suo linguaggio sistematico e astruso. Gli atteggiamenti più frequenti nei confronti di chi la pratica sono due: o il rispetto incondizionato, o il rifiuto totale. Un po' come se ci si trovasse di fronte ad un'anziana matrigna dal volto arcigno e antipatico. Altrettanto spesso si accomuna la scienza a quel campo di contese infantili tipico dei partiti e dei vari centri del potere. Ormai la politica nostrana, col suo linguaggio pettegolo, i suoi ricatti e baratti, ha invaso prepotentemente tutto ciò che si poteva invadere. Quindi, anche una questione scientifica può essere trasformata in un fattaccio di potere e consenso. Un medico è bravo e buono se è simpatico, democratico e popolare. Peccato che la guarigione non dipenda dal carisma personale. Non è sorprendente questa diffusa tendenza alla confusione e al sospetto. La medicina segue la corsa vertiginosa del progresso tecnico e scientifico. Pazienti e profani, che purtroppo hanno a loro disposizione ben pochi strumenti per formarsi ed informarsi, vengono lasciati indietro. Sospetto, ribellione, ma anche l'acuto desiderio di tornare ad un'epoca in cui la magia era riconosciuta anche dalle istituzioni, sono tutte reazioni nocive ma giustificabili. Infatti, si tratta di effetti del vuoto lasciato dalla mancanza di informazione e di comunicazione. Maghi e ciarlatani vanno incontro ai desideri e alle speranze dei tanti, troppi che sono rimasti tagliati fuori. Abili commercianti, vendono prodotti che trovano una rapida e conveniente collocazione. Poche spese (bugie e illusioni sono una materia prima a costo zero), nessun rischio (la legge italiana non riesce a perseguire gli assassini, figuriamoci i truffatori), puro profitto. Sfruttano sia l'ignoranza che la disperazione, con la coscienza pulita di chi pensa che l'astuzia sia un dono del cielo. Superstizione e oscurantismo soddisfano anche le esigenze di chi aspira a guadagnare consenso e potere, e trovano appetibile una massa di elettori priva di senso critico ma ricca di bisogni e paure. La medicina è una disciplina sperimentale. Ovvero, contrariamente a ciò che troppo spesso si crede, è una disciplina priva di certezze e di autorità infallibili. La sperimentazione è invece un procedimento fondato sull'umiltà, sulla triste consapevolezza che non si può pretendere di arrivare ad un sapere assoluto, ma solamente a dei risultati che si avvicinano il più possibile alla verità. La verità assoluta, quella che non ammette repliche è un prodotto miracoloso, che si può trovare solo presso maghi, spiriti geniali e mondi ultraterreni. La sperimentazione è un procedimento lungo e difficile, sempre in evoluzione. Siccome ci sono stati sostanziali e rapidi progressi, vi sono scelte terapeutiche che sembrano essersi cristallizzate in comandamenti rigidi come la tavola delle leggi mosaiche. Certi farmaci come gli antibiotici e gli antidolorifici, certe pratiche come l'uso dell'anestesia durante gli interventi chirurgici, sembrano scontate e necessarie. Invece sono solo il risultato di ipotesi, che sono approdate alla pratica quotidiana solo dopo una prolungata serie di controlli e verifiche sperimentali. La procedura sperimentale non è divertente né emozionante, ma richiede la proverbiale pazienza e precisione dei certosini. Tutte queste cure noiose sono necessarie, in quanto è veramente questione di vita o di morte. Ogni singola tappa della sperimentazione, dalla formulazione delle ipotesi all'esecuzione degli esperimenti, deve essere messa per iscritto, e comunque deve essere dimostrabile. Tanto per fare un paragone, un farmaco deve presentarsi di fronte al tribunale della sperimentazione come se fosse un colpevole che deve dimostrare un alibi perfetto, fin nei minimi particolari. In queste condizioni, non c'è spazio per trucchi da prestigiatore o astuzie da azzeccagarbugli. La sperimentazione dei nuovi farmaci La sperimentazione dei farmaci costituisce un nodo intricatissimo di conflitti fra interessi ed esigenze divergenti. Da una parte stanno le regole della procedura sperimentale che non sono facili da applicare, dall'altra gli interessi delle industrie farmaceutiche che a volte hanno troppo peso. In mezzo, stretti e a disagio, si trovano i bisogni, le paure e i disagi dei pazienti, che spesso non riescono ad ottenere il dovuto riconoscimento. Tuttavia, tutti questi problemi non tolgono nulla alla validità sostanziale del metodo sperimentale. Seguiamo ad esempio il percorso di una nuova sostanza, che sia stata inclusa in un'ipotesi sperimentale come possibile farmaco. La sperimentazione pre-clinica C'è una prima fase, lunga e costosa, in cui la sostanza viene testata in provetta e sugli animali. In questo primo momento viene gettata una prima, timida luce sui meccanismi d'azione del nuovo principio attivo. Essenzialmente, la sperimentazione pre-clinica è necessaria per acquisire un buon margine di sicurezza, prima di iniziare la sperimentazione sull'uomo. La sperimentazione sull'uomo I fase. Si inizia a somministrare solamente piccole quantità del principio attivo candidato a farmaco, ad una cerchia molto ristretta di volontari. Questo primo approccio serve ad appurare la risposta alla nuova sostanza dell'organismo umano. Infatti, gli esseri umani non sempre reagiscono come gli animali. II e III fase. Il principio attivo viene somministrato a dosi più alte e ad una cerchia più allargata di volontari. Il procedimento viene detto "doppio cieco", poiché vengono distribuiti "alla cieca" sia il principio attivo, sia un placebo. Non solo i pazienti non sanno se stanno assumendo un principio attivo o una sostanza neutra, ma non lo sanno nemmeno i medici. La verità viene svelata solo alla fine del procedimento. Questo procedimento è necessario per raggiungere la massima obiettività possibile nel considerare l'autentica validità terapeutica del candidato farmaco. IV fase. Soltanto dopo aver ottenuto dei risultati documentabili, si comincia a distribuire il principio attivo al di fuori dei gruppi di volontari che si sono sottoposti all'esperimento. Tuttavia, non si deve credere che a questo punto si sia giunti ad una felice conclusione. Differenze organiche e costituzionali, differenti abitudini di vita, differenze di clima e ambiente sono in grado di rendere completamente inadeguato l'uso di quella stessa sostanza che aveva superato positivamente la fase della sperimentazione. Chi viene sottoposto alla sperimentazione La sperimentazione deve avvenire solo su pazienti volontari. Ma questo non basta a salvaguardare la salute e i diritti del paziente. Ad esempio, è necessario impedire che i malati più gravi, quelli disposti a tentare tutto il possibile, possano diventare oggetto di una sperimentazione selvaggia. Ricordiamo gli abusi che sono stati compiuti nell'Europa nazista sugli ebrei, ma anche le sperimentazioni compiute recentemente negli Stati Uniti per verificare gli effetti delle radiazioni atomiche. Dunque si può capire che una rigida regolamentazione non è assolutamente una sterile messa in scena, ma una doverosa e irrinunciabile barriera contro sopraffazioni e speculazioni. Per saperne di più: Costi e percorsi della sperimentazione farmacologica: http://www.citinv.it/avvenimenti/AVVE36/S012001.asp Le leggi sulla sperimentazione da Norimberga ai giorni nostri: http://www.uniroma2.it/eventi/onco.asp Centro Studi e Ricerche in Medicina Generale. Bibliografia delle ricerche prodotte nella medicina generale nel mondo e pubblicate nelle maggiori riviste internazionali, a cura di Vittorio Caimi e Edoardo Parma: http://www.csermeg.it/rep/news9773.asp Antonella di Martino |