I giovani
protagonisti del loro futuro
La seconda conferenza
nazionale degli studenti, conclusa a Pesaro il primo
aprile, ha visto la partecipazione di circa 400 studenti
delle scuole superiori italiane in rappresentanza delle
consulte studentesche provinciali istituite per decreto
dal Ministro Berlinguer. Indubbiamente lesigenza di
rendere protagonisti i giovani allinterno delle
scuole è un obiettivo ambizioso e rilevante sia per
creare spazi di aggregazione, sia per migliorare le
relazioni fra il mondo adulto e gli studenti. Il clima e
il livello di partecipazione visti a Pesaro dimostrano
però incertezze e difficoltà. La strada da percorrere
per dare spazi autonomi e credibili agli studenti è
ancora tutta in salita. I presidi, nel complesso, non
esprimono ancora valutazioni ufficiali, ma nei fatti sono
molto tiepidi e si pongono sulla difensiva. Le consulte
faticano a organizzarsi e non sempre hanno strumenti di
informazione e di progettazione adeguati. I Provveditori,
che hanno ancora il compito di fornire supporto alle
consulte studentesche, nei maggior parte dei casi
latitano e preferiscono delegare a un preside
lincarico di coordinamento, sebbene abbiano uffici
e personale utilizzato per queste attività. Queste
difficoltà non nascono neppure da problemi economici,
perché il Ministero della Pubblica Istruzione finanzia
queste iniziative (un istituto con 500 studenti ha un
contributo di circa 10 milioni allanno).
Daltro canto il
Ministro Berlinguer, nel suo intervento, ha rilanciato
lautonomia della partecipazione studentesca,
offrendo adeguato sostegno alle consulte e alle loro
attività. Poiché il ruolo dello studente, quale
interlocutore privilegiato dellofferta formativa,
compare in tutti i documenti ufficiali è bene porre
attenzione a questa novità dellorganizzazione
scolastica.
Due possono essere gli
sbocchi di questa proposta. Da un lato può configurarsi
come spazio istituzionale organizzato autonomamente, in
modo assembleare e autogestito, per evitare le diverse
forme di occupazione delle scuole come si è verificato
negli ultimi anni. Se questo è lobiettivo
non tanto nascosto del Ministro, mi pare che si
voglia utilizzare in modo strumentale la creatività e la
partecipazione degli studenti per dimostrare che
lattuale governo ha saputo, da un lato essere
innovativo ponendosi dalla parte dei giovani favorendo
pienamente la loro autonomia, e dallaltro risolvere
un problema di ordine pubblico e di funzionamento
regolare dellistituzione scolastica, incanalando in
linee apparentemente rispettose delle libertà degli
studenti eventuali forme di trasgressione o di
contestazione del mondo adulto e delle istituzioni. Al
contrario la costituzione di consulte, lo Statuto degli
Studenti e altre forme di partecipazione attiva possono
essere occasione di dialogo responsabile degli studenti
con gli altri attori del processo formativo (famiglie,
docenti, non docenti, enti locali, associazioni
.).
Questo rapporto con il mondo adulto e con gli educatori
non è un dato di fatto, ma dovrà essere costruito con
un esercizio costante basato sulla rappresentanza
democratica studentesca, sullutilizzo di strumenti
educativi e di servizi a supporto della crescita delle
potenzialità giovanili.
Nel processo in atto
dellautonomia dovrà essere garantita la presenza
responsabile degli studenti delle superiori e pertanto
risulta necessario costituire allinterno delle
unità scolastiche o in reti di scuole un servizio che
dia informazione e consulenza per orientare i giovani ad
essere persone consapevoli e cittadini responsabili.
La seconda strada,
certamente più complessa ma rispettosa di tutte le
componenti educative e del protagonismo dei giovani,
chiede impegno e operatività a tutti i livelli. Il
documento sottoscritto dai docenti coordinatori presenti
a Pesaro va in questa direzione. Allora le tematiche
oggetto di riflessione da parte dei gruppi di lavoro
studenteschi dovranno essere occasioni di approfondimento
anche in vista della riforma dei programmi scolastici:
lotta alle tossicodipendenze, educazione alla legalità,
sviluppo sostenibile e difesa dellambiente,
sessualità, rapporto con il mondo del lavoro dovranno
essere argomenti che trovano sempre più spazio nelle
discipline. In questo modo la scuola rimane in dialogo
con il sistema sociale. Se parla solo per se stessa,
diventa sempre più un sistema autoreferenziale, incapace
di rapportarsi con lo sviluppo sociale e con le
aspettative dei giovani. Se, ad esempio, nelle aree del
Nord-Est la scuola viene vista dagli studenti come una
perdita di tempo, come disvalore di fronte ad una
società che sta costruendo altri valori, il compito
degli educatori è quello di entrare in dialogo con il
mondo giovanile per proporre controvalori positivi.
Aiutare i giovani a essere
protagonisti del loro futuro chiede, dunque, una
collaborazione fra generazioni. Gli strumenti normativi
ci sono. Dobbiamo assicurare strumenti di aggregazione e
di animazione giovanile per far nascere limpegno
allo studio e la pratica di comportamenti positivi e
solidaristici. Gli studenti non chiedono agli insegnanti
e alle famiglie di lasciarli soli. Vogliono al contrario
dialogo e confronto, rispettoso delle diversità.
Investiamo così risorse sulla formazione degli studenti
che partecipano attivamente alla costruzione delle
consulte o di altri organismi di aggregazione. Sarà
questo un modo per valorizzare meglio le potenzialità
giovanili e soprattutto dare loro la possibilità di
esprimere, nei modi più creativi possibili, il bisogno
di contare e di partecipare alla vita democratica del
Paese.
Marco Appoggi
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