Index Attualità - Aprile 1998



I giovani protagonisti del loro futuro

La seconda conferenza nazionale degli studenti, conclusa a Pesaro il primo aprile, ha visto la partecipazione di circa 400 studenti delle scuole superiori italiane in rappresentanza delle consulte studentesche provinciali istituite per decreto dal Ministro Berlinguer. Indubbiamente l’esigenza di rendere protagonisti i giovani all’interno delle scuole è un obiettivo ambizioso e rilevante sia per creare spazi di aggregazione, sia per migliorare le relazioni fra il mondo adulto e gli studenti. Il clima e il livello di partecipazione visti a Pesaro dimostrano però incertezze e difficoltà. La strada da percorrere per dare spazi autonomi e credibili agli studenti è ancora tutta in salita. I presidi, nel complesso, non esprimono ancora valutazioni ufficiali, ma nei fatti sono molto tiepidi e si pongono sulla difensiva. Le consulte faticano a organizzarsi e non sempre hanno strumenti di informazione e di progettazione adeguati. I Provveditori, che hanno ancora il compito di fornire supporto alle consulte studentesche, nei maggior parte dei casi latitano e preferiscono delegare a un preside l’incarico di coordinamento, sebbene abbiano uffici e personale utilizzato per queste attività. Queste difficoltà non nascono neppure da problemi economici, perché il Ministero della Pubblica Istruzione finanzia queste iniziative (un istituto con 500 studenti ha un contributo di circa 10 milioni all’anno).

D’altro canto il Ministro Berlinguer, nel suo intervento, ha rilanciato l’autonomia della partecipazione studentesca, offrendo adeguato sostegno alle consulte e alle loro attività. Poiché il ruolo dello studente, quale interlocutore privilegiato dell’offerta formativa, compare in tutti i documenti ufficiali è bene porre attenzione a questa novità dell’organizzazione scolastica.

Due possono essere gli sbocchi di questa proposta. Da un lato può configurarsi come spazio istituzionale organizzato autonomamente, in modo assembleare e autogestito, per evitare le diverse forme di occupazione delle scuole come si è verificato negli ultimi anni. Se questo è l’obiettivo – non tanto nascosto – del Ministro, mi pare che si voglia utilizzare in modo strumentale la creatività e la partecipazione degli studenti per dimostrare che l’attuale governo ha saputo, da un lato essere innovativo ponendosi dalla parte dei giovani favorendo pienamente la loro autonomia, e dall’altro risolvere un problema di ordine pubblico e di funzionamento regolare dell’istituzione scolastica, incanalando in linee apparentemente rispettose delle libertà degli studenti eventuali forme di trasgressione o di contestazione del mondo adulto e delle istituzioni. Al contrario la costituzione di consulte, lo Statuto degli Studenti e altre forme di partecipazione attiva possono essere occasione di dialogo responsabile degli studenti con gli altri attori del processo formativo (famiglie, docenti, non docenti, enti locali, associazioni….). Questo rapporto con il mondo adulto e con gli educatori non è un dato di fatto, ma dovrà essere costruito con un esercizio costante basato sulla rappresentanza democratica studentesca, sull’utilizzo di strumenti educativi e di servizi a supporto della crescita delle potenzialità giovanili.

Nel processo in atto dell’autonomia dovrà essere garantita la presenza responsabile degli studenti delle superiori e pertanto risulta necessario costituire all’interno delle unità scolastiche o in reti di scuole un servizio che dia informazione e consulenza per orientare i giovani ad essere persone consapevoli e cittadini responsabili.

La seconda strada, certamente più complessa ma rispettosa di tutte le componenti educative e del protagonismo dei giovani, chiede impegno e operatività a tutti i livelli. Il documento sottoscritto dai docenti coordinatori presenti a Pesaro va in questa direzione. Allora le tematiche oggetto di riflessione da parte dei gruppi di lavoro studenteschi dovranno essere occasioni di approfondimento anche in vista della riforma dei programmi scolastici: lotta alle tossicodipendenze, educazione alla legalità, sviluppo sostenibile e difesa dell’ambiente, sessualità, rapporto con il mondo del lavoro dovranno essere argomenti che trovano sempre più spazio nelle discipline. In questo modo la scuola rimane in dialogo con il sistema sociale. Se parla solo per se stessa, diventa sempre più un sistema autoreferenziale, incapace di rapportarsi con lo sviluppo sociale e con le aspettative dei giovani. Se, ad esempio, nelle aree del Nord-Est la scuola viene vista dagli studenti come una perdita di tempo, come disvalore di fronte ad una società che sta costruendo altri valori, il compito degli educatori è quello di entrare in dialogo con il mondo giovanile per proporre controvalori positivi.

Aiutare i giovani a essere protagonisti del loro futuro chiede, dunque, una collaborazione fra generazioni. Gli strumenti normativi ci sono. Dobbiamo assicurare strumenti di aggregazione e di animazione giovanile per far nascere l’impegno allo studio e la pratica di comportamenti positivi e solidaristici. Gli studenti non chiedono agli insegnanti e alle famiglie di lasciarli soli. Vogliono al contrario dialogo e confronto, rispettoso delle diversità. Investiamo così risorse sulla formazione degli studenti che partecipano attivamente alla costruzione delle consulte o di altri organismi di aggregazione. Sarà questo un modo per valorizzare meglio le potenzialità giovanili e soprattutto dare loro la possibilità di esprimere, nei modi più creativi possibili, il bisogno di contare e di partecipare alla vita democratica del Paese.

Marco Appoggi