Index LETTURE&SCRITTURE Aprile 1998



L’isola della nostalgia

Sembra di tornare nell’Inghilterra di oltre un secolo fa. Tra casette in legno e prati perfetti. A differenza della vicina Australia, più americanizzata, la Tasmania ha conservato l’impronta coloniale e un ambiente ancora integro. Anche se le foreste sono di eucalipto e invece delle volpi saltellano i canguri. Tra frutteti, vigne e pecore merinos

Ex avamposto di detenuti, di galeotti. Vecchia prigione dell'Australia coloniale britannica tra il 1830 ed il 1877. La chiamavano porta dell'inferno perché molti vi entravano ma pochi ne uscivano vivi. A pochi chilometri da Hobart, piccola capitale della Tasmania, oggi Port Arthur è la meta di tranquilli turisti, di gitanti. Vi arrivano in auto percorrendo un bella autostrada che corre lungo un paesaggio fatto di prati e di colorate case di legno. Potrebbe essere la campagna scozzese, o forse quella di qualche paese scandinavo. Ma una foresta di eucalipti endemici ci ricorda che qui siamo agli antipodi. Se l'Australia è l'ultima frontiera del mondo, la Tasmania è invece la frontiera dell'Australia. E come tale è terra di fantasmi, evoca nostalgie e suscita emozioni struggenti. Forse è per questo che tanti Aussi (come vengono chiamati gli australiani) abbandonano il continente per trasferirsi qui. E chi non può farlo viene a trascorrervi le vacanze, a cercare l'avventura nelle foreste, oppure nei villaggi tasmaniani alla ricerca di un passato rigorosamente vittoriano. Vengono a scoprire degli angoli che sembrano la fotocopia della vecchia Inghilterra.

Prendiamo Hobart ad esempio. Il suo mercato settimanale di Salamanca Place è pieno di personaggi che sembrano usciti dal mondo di Charles Dickens. Sono tutti perfettamente intonati ai severi edifici della meta' dell'800 che una volta ispiravano le shipping company e che oggi sono invece le sedi di botteghe artigianali. Hobart si risveglia una volta all'anno in occasione delle celebre regata proveniente da Sidney. È il trofeo più ambito dagli amanti della vela. L'avventura è ancora palpabile nel porto dove riposano vecchi vascelli. Alcuni sono cimeli del secolo scorso perfettamente funzionanti. Ricordano l'epoca delle grandi navigazioni. Nella nuova darsena c'è però anche la grande nave rossa rompighiaccio della Societè Oceanographique francaise pronta partire alla volta dell'Antartide. Un gigante di perfezione tecnologica che contrasta con i vecchi edifici.

La capitale della Tasmania è stata fondata solo quindici anni dopo Sydney ma è molto più ricca di testimonianze del passato. La casa del Parlamento è stata costruita nel 1840, mentre la Shot Tower (che offre una splendida vista sul fiume Derwent) è del 1870. A Hobart ci sono anche molti interessanti musei, come quello Marittimo, imperniato sulla vita di Abel Tasman che scoprì l'isola e le diede il nome. A Hobart incontriamo anche il giornalista di origine veneziana Jacopo Maluta. "Sono venuto qui nel 1959 attratto da una nuova vita - dice - Tornare indietro? Non so se lo farei". Maluta lavora da anni per il settimanale in lingua italiana di Melbourne, Il Globo.

A Hobart si può pernottare al Macquaire Manor, in 182 Macquaire Street. tel. (03) 6224 4999, fax (03) 6224 4333. Da non mancare in città, è una bella cena al Mures Restaurant, in Victoria Docks: tel. (03) 6231 2121, fax (03) 6234 4464. Al Mures si gustano tutte le specialità di pesce locale. Dal ristorante si ha una bellissima vista sul fiume Derwent.

A pochi chilometri da Hobart, c'è Brighton. Vale la pena visitare il Bonorong Park Wildlife Centre, dove si trovano concentrate le molte varietà faunistiche della Tasmania: wombat, canguri, e varie specie di marsupiali tra cui i diavoli della Tasmania, sciacalli simili a grossi gatti, neri e striati di bianco. A Bonorong Park si può contattare il seguente numero: (03) 6268 1184, fax (03) 6268 1811. Chiedere di Rob Douglas.

Il viaggio continua verso la Huon Valley. A sud di Hobart, è un piccolo mondo naturale racchiuso tra montagne e fiordi. È un angolo di serenità dove si incontrano numerose fattorie che coltivano meli e frutteti di particolare pregio. Sulle acque del fiordo invece si allevano i famosi salmoni. La strada a due corsie procede verso sud attraverso sud attraverso foreste di pini secolari. Si oltrepassano alcuni villaggi: Franklin, Geevenston e si arriva a Dover. Prima di arrivare a destinazione però merita una sosta a Grove, per visitare lo Huon Valley Apple and Heritage Village. È un museo dove sono conservati vecchi macchinari per dividere e lavorare le mele che una volta venivano esportate in Europa, ed oggi invece nei paesi del Sud est asiatico.

Tel. (03) 6266 4345, fax (03) 6266 4109. Contattare Peter e Margareth Harris.

A Dover incontriamo Martin Wohlgemuth. Faccia da marinaio amburghese, ha recuperato una vecchia imbarcazione, l'ha restaurata ed ora la usa per scorrazzare i turisti nelle acque di Cap d'Esperance ed ancora più in giù fino a South East Cape. Martin è figlio di immigrati tedeschi. "Non abbandonerei questo posto per nulla al mondo" dice. Per il resto le serate nel villaggio si concludono lente nell'unico pub dalla cui vetrata si osserva l'acqua grigia del fiordo sorseggiando enormi boccali di ottima birra.

A Dover si dorme al Driftwood Holiday Cottages dal quale si vede un bellissimo panorama della baia. Tel. (03) 6298 1441 fax (03) 6298 1401.

Si ritorna ad Hobart e si procede verso nord alla volta di Launceston. La prima tappa è nel villaggio di Richmond. L'attaccamento al passato dei suoi 700 abitanti è commovente. Sembrano avere firmato un patto segreto con il diavolo per fermare il tempo. L'attrazione principale è il ponte sul Coal River. Fu costruito nel 1823 (è il più vecchio dell'Australia) ma viene trattato come se fosse un reperto archeologico millenario. A Richmond è stata edificata in miniatura e nei minimi particolari la Hobart del secolo scorso.

Qualche chilometro oltre verso nord si raggiunge il villaggio di Ross, altro centro storico della Tasmania. Ross è famoso per il Tasmanian Wool Centre che raccoglie tutte le testimonianze sulla locale industria della lana e degli allevatori di pecore merinos dal 1820 ad oggi. Il museo è in Church Street. Tel. (03) 6381 5466, fax 6381 5407. Contattare Dianne Arnolod. Ross merita una visita prolungata. È piacevole passeggiare per la via principale sulla quale sono allineati edifici storici. Si può pernottare a Campbell Town (15 minuti da Ross) al Fox Hunters Return, 132 High Street. Tel. (03) 6381 1602, fax (03) 6381 1545. Chiedere di Jenny King. È un delizioso albergo, old fashion, uno dei più antichi della Tasmania.

A circa 45 chilometri da Ross si incontra Deloraine, famoso per gli enormi arazzi di seta tessuti dai suoi abitanti. Sono pannelli murali spettacolari che riportano scene di vita del villaggio. Vi hanno lavorato 300 persone dirette da un artista del settore. A Deloraine si può pranzare e pernottare alla Arcoona Trust Home, deliziosa dimora del secolo scorso immersa in un parco.

Si prosegue verso Brickendon, attraverso una bella campagna piena di papaveri. Poco oltre Deloraine c'è un altro alberghetto, il Brickendon Historic Cottage: appartiene da molte generazioni alla famiglia Archer. Brickendon Historic Cottages è in Wellington Street. Tel. (03) 6391 1251, fax (03) 6391 2073.

Per chi ama i vini merita infine una visita alla cantina di Mark e Marion Semmens, vicino a Launceston, lungo il Tamar River. Cappello da cow boy, jeans e pesanti stivali, Mark che è americano, accoglie i visitatori con la tipica cordialità yankee. "Quando una quindicina di anni fa io e mia moglie venimmo qui per la prima volta - ricorda - pensammo subito di avere trovato il paradiso". Come dare loro torto? L'intraprendente americano oggi possiede una vasta tenuta di vigneti che produce ogni anno oltre 15 mila bottiglie di ottimo Cabernet, Chardonnay e Pinot Noir.

Paolo Gabrielli