Lisola della nostalgia
Sembra
di tornare nellInghilterra di oltre un secolo fa.
Tra casette in legno e prati perfetti. A differenza della
vicina Australia, più americanizzata, la Tasmania ha
conservato limpronta coloniale e un ambiente ancora
integro. Anche se le foreste sono di eucalipto e invece
delle volpi saltellano i canguri. Tra frutteti, vigne e
pecore merinos
Ex avamposto di detenuti, di
galeotti. Vecchia prigione dell'Australia coloniale
britannica tra il 1830 ed il 1877. La chiamavano porta
dell'inferno perché molti vi entravano ma pochi ne
uscivano vivi. A pochi chilometri da Hobart, piccola
capitale della Tasmania, oggi Port Arthur è la meta di
tranquilli turisti, di gitanti. Vi arrivano in auto
percorrendo un bella autostrada che corre lungo un
paesaggio fatto di prati e di colorate case di legno.
Potrebbe essere la campagna scozzese, o forse quella di
qualche paese scandinavo. Ma una foresta di eucalipti
endemici ci ricorda che qui siamo agli antipodi. Se
l'Australia è l'ultima frontiera del mondo, la Tasmania
è invece la frontiera dell'Australia. E come tale è
terra di fantasmi, evoca nostalgie e suscita emozioni
struggenti. Forse è per questo che tanti Aussi (come
vengono chiamati gli australiani) abbandonano il
continente per trasferirsi qui. E chi non può farlo
viene a trascorrervi le vacanze, a cercare l'avventura
nelle foreste, oppure nei villaggi tasmaniani alla
ricerca di un passato rigorosamente vittoriano. Vengono a
scoprire degli angoli che sembrano la fotocopia della
vecchia Inghilterra.
Prendiamo Hobart ad
esempio. Il suo mercato settimanale di Salamanca Place è
pieno di personaggi che sembrano usciti dal mondo di
Charles Dickens. Sono tutti perfettamente intonati ai
severi edifici della meta' dell'800 che una volta
ispiravano le shipping company e che oggi sono invece le
sedi di botteghe artigianali. Hobart si risveglia una
volta all'anno in occasione delle celebre regata
proveniente da Sidney. È il trofeo più ambito dagli
amanti della vela. L'avventura è ancora palpabile nel
porto dove riposano vecchi vascelli. Alcuni sono cimeli
del secolo scorso perfettamente funzionanti. Ricordano
l'epoca delle grandi navigazioni. Nella nuova darsena
c'è però anche la grande nave rossa rompighiaccio della
Societè Oceanographique francaise pronta partire alla
volta dell'Antartide. Un gigante di perfezione
tecnologica che contrasta con i vecchi edifici.
La capitale della Tasmania
è stata fondata solo quindici anni dopo Sydney ma è
molto più ricca di testimonianze del passato. La casa
del Parlamento è stata costruita nel 1840, mentre la
Shot Tower (che offre una splendida vista sul fiume
Derwent) è del 1870. A Hobart ci sono anche molti
interessanti musei, come quello Marittimo, imperniato
sulla vita di Abel Tasman che scoprì l'isola e le diede
il nome. A Hobart incontriamo anche il giornalista di
origine veneziana Jacopo Maluta. "Sono venuto qui
nel 1959 attratto da una nuova vita - dice - Tornare
indietro? Non so se lo farei". Maluta lavora da anni
per il settimanale in lingua italiana di Melbourne, Il
Globo.
A Hobart si può
pernottare al Macquaire Manor, in 182 Macquaire Street.
tel. (03) 6224 4999, fax (03) 6224 4333. Da non mancare
in città, è una bella cena al Mures Restaurant, in
Victoria Docks: tel. (03) 6231 2121, fax (03) 6234 4464.
Al Mures si gustano tutte le specialità di pesce locale.
Dal ristorante si ha una bellissima vista sul fiume
Derwent.
A pochi chilometri da
Hobart, c'è Brighton. Vale la pena visitare il Bonorong
Park Wildlife Centre, dove si trovano concentrate le
molte varietà faunistiche della Tasmania: wombat,
canguri, e varie specie di marsupiali tra cui i diavoli
della Tasmania, sciacalli simili a grossi gatti, neri e
striati di bianco. A Bonorong Park si può contattare il
seguente numero: (03) 6268 1184, fax (03) 6268 1811.
Chiedere di Rob Douglas.
Il viaggio continua verso
la Huon Valley. A sud di Hobart, è un piccolo mondo
naturale racchiuso tra montagne e fiordi. È un angolo di
serenità dove si incontrano numerose fattorie che
coltivano meli e frutteti di particolare pregio. Sulle
acque del fiordo invece si allevano i famosi salmoni. La
strada a due corsie procede verso sud attraverso sud
attraverso foreste di pini secolari. Si oltrepassano
alcuni villaggi: Franklin, Geevenston e si arriva a
Dover. Prima di arrivare a destinazione però merita una
sosta a Grove, per visitare lo Huon Valley Apple and
Heritage Village. È un museo dove sono conservati vecchi
macchinari per dividere e lavorare le mele che una volta
venivano esportate in Europa, ed oggi invece nei paesi
del Sud est asiatico.
Tel. (03) 6266 4345, fax
(03) 6266 4109. Contattare Peter e Margareth Harris.
A Dover incontriamo Martin
Wohlgemuth. Faccia da marinaio amburghese, ha recuperato
una vecchia imbarcazione, l'ha restaurata ed ora la usa
per scorrazzare i turisti nelle acque di Cap d'Esperance
ed ancora più in giù fino a South East Cape. Martin è
figlio di immigrati tedeschi. "Non abbandonerei
questo posto per nulla al mondo" dice. Per il resto
le serate nel villaggio si concludono lente nell'unico
pub dalla cui vetrata si osserva l'acqua grigia del
fiordo sorseggiando enormi boccali di ottima birra.
A Dover si dorme al
Driftwood Holiday Cottages dal quale si vede un
bellissimo panorama della baia. Tel. (03) 6298 1441 fax
(03) 6298 1401.
Si ritorna ad Hobart e si
procede verso nord alla volta di Launceston. La prima
tappa è nel villaggio di Richmond. L'attaccamento al
passato dei suoi 700 abitanti è commovente. Sembrano
avere firmato un patto segreto con il diavolo per fermare
il tempo. L'attrazione principale è il ponte sul Coal
River. Fu costruito nel 1823 (è il più vecchio
dell'Australia) ma viene trattato come se fosse un
reperto archeologico millenario. A Richmond è stata
edificata in miniatura e nei minimi particolari la Hobart
del secolo scorso.
Qualche chilometro oltre
verso nord si raggiunge il villaggio di Ross, altro
centro storico della Tasmania. Ross è famoso per il
Tasmanian Wool Centre che raccoglie tutte le
testimonianze sulla locale industria della lana e degli
allevatori di pecore merinos dal 1820 ad oggi. Il museo
è in Church Street. Tel. (03) 6381 5466, fax 6381 5407.
Contattare Dianne Arnolod. Ross merita una visita
prolungata. È piacevole passeggiare per la via
principale sulla quale sono allineati edifici storici. Si
può pernottare a Campbell Town (15 minuti da Ross) al
Fox Hunters Return, 132 High Street. Tel. (03) 6381 1602,
fax (03) 6381 1545. Chiedere di Jenny King. È un
delizioso albergo, old fashion, uno dei più antichi
della Tasmania.
A circa 45 chilometri da
Ross si incontra Deloraine, famoso per gli enormi arazzi
di seta tessuti dai suoi abitanti. Sono pannelli murali
spettacolari che riportano scene di vita del villaggio.
Vi hanno lavorato 300 persone dirette da un artista del
settore. A Deloraine si può pranzare e pernottare alla
Arcoona Trust Home, deliziosa dimora del secolo scorso
immersa in un parco.
Si prosegue verso
Brickendon, attraverso una bella campagna piena di
papaveri. Poco oltre Deloraine c'è un altro alberghetto,
il Brickendon Historic Cottage: appartiene da molte
generazioni alla famiglia Archer. Brickendon Historic
Cottages è in Wellington Street. Tel. (03) 6391 1251,
fax (03) 6391 2073.
Per chi ama i vini merita
infine una visita alla cantina di Mark e Marion Semmens,
vicino a Launceston, lungo il Tamar River. Cappello da
cow boy, jeans e pesanti stivali, Mark che è americano,
accoglie i visitatori con la tipica cordialità yankee.
"Quando una quindicina di anni fa io e mia moglie
venimmo qui per la prima volta - ricorda - pensammo
subito di avere trovato il paradiso". Come dare loro
torto? L'intraprendente americano oggi possiede una vasta
tenuta di vigneti che produce ogni anno oltre 15 mila
bottiglie di ottimo Cabernet, Chardonnay e Pinot Noir.
Paolo Gabrielli
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