I film di
aprile
Dal
Nanni Moretti casalingo alla sfera-thriller di Crichton
Aprile
Nanni Moretti - Silvia
Noto - Pietro Moretti - Silvio Orlando Sceneggiatura e
Regia Nanni Moretti; Anno di produzione 1998 Distribuzione
Tandem; Durata 78
Nanni Moretti - lo sappiamo - è un
regista autarchico convinto delle proprie idee e -
francamente - non troppo simpatico. È, però, un genio e
questo è fuori discussione. Aprile costituisce
una nuova forma di comunicazione per Nanni Moretti e ci
apre aspetti di lui che ancora non conoscevamo. È una
sorta di lato dolce, di dubbio, di simpatica autoironia
condita da mille tic, elevata a forma darte grazie
a una moglie dolcissima e a un bimbo molto carino e
simpatico a esserci offerto dal regista in questa
pellicola liberatoria e commovente per la sua
volontà di confessarsi in maniera molto discreta.
Aprile è un alibi
per un racconto impegnato, per mostrarsi sullo sfondo del
proprio quotidiano e spiegare come ci si può perfino
dimenticare di quello che avevamo sempre ritenuto
irrinunciabile quando la vita viene travolta da un evento
come la nascita di un figlio. Cosa racconta il cinema se
non noi stessi ? Qual è il margine, il limite, il
confine tra un film e un documentario ? È difficile
dirlo anche per Moretti che fa del cinema nel
documentario e del documentario in un film che però è
anche una commedia.
Aprile è un
gioiello di intelligenza, di ironia, di vita raccontata
tramite le immagini dove la finzione e la realtà si
mescolano in un rapporto in cui è veramente troppo
difficile cogliere il filo. Bisogna - dunque -
accontentarsi di vedere le immagini che Moretti ci
propone e accettare che siano tutto vero oppure tutto
falso. Con moglie, madre, suocera, figlio tutti pronti a
raccontarsi sullo sfondo di unItalia che cambia.
Aprile è storia,
è commedia, è realtà ed è anche - però - soprattutto
finzione. Silvio Orlando nel ruolo del pasticciere
trozkista in un musical stile anni quaranta ?
Anche quello ci presenta Moretti. Come verità. Una
verità assoluta e diversificata in poche immagini,
essenziali, intime e profonde. Dove tutto quello che
viene mostrato è assai di più di quello che ci saremmo
aspettato.
La politica, la sinistra,
la destra, le tensioni, le delusioni e le emozioni
vengono raccontate con garbo estremo da un regista che
abbandonando la propria maschera di tanti anni, ci
racconta in un impeto di gioia e ottimismo come potrebbe
essere la sua vita doppiando il traguardo dei quaranta
anni, della paternità, della famiglia. Senza paura di
guardare al futuro, senza riverenza per un passato ormai
diventato parte del suo retroterra culturale e
soprattutto umano, senza timore del presente, senza
blocchi e finti problemi. Quando anche il musical dei
sogni sul pasticciere può diventare realtà.
Aprile un film
sulla forza della vita, dellottimismo e sulla linfa
vitale che - fortunatamente - riesce a superare e a
inebriare tutti. Perfino lautarchico Nanni Moretti.
Sempre uguale e coerente a se stesso, ma - comunque -
capace di rinnovarsi e di andare oltre il proprio vissuto
e la propria esperienza. Senza più acrimonia e rabbia.
Ridersi addosso fa bene a tutti. Soprattutto per curare
le proprie paure. Così ieri Woody Allen, così oggi
Nanni Moretti in un film esilarante, intelligente, ben
calibrato e inebriante per il suo ottimismo e il
umorismo. Un film frizzante come la primavera intesa come
stagione nuova che vuole raccontare.
Abbiamo solo fatto
lamore
Daniele Liotti - Valerio
Mastandrea - Iaia Forte - Francesco Siciliano; Sceneggiatura
Francesco Ranieri Martinotti; Regia Fulvio
Ottaviano; Anno di produzione 1998; Distribuzione
Cecchi Gori; Durata 78
Fulvio Ottaviano, il
regista del fortunato Cresceranno i carciofi a Mimongo
ci riprova con una commedia post-adolescenziale che
racconta una gravidanza indesiderata tramite le ansie e
le frustrazioni del giovane Simone (Daniele Liotti) che
vive la sua vita su un treno Intercity dove, insieme a
Leo (Valerio Mastandrea) gestisce un vagone ristorante.
Lidea poteva essere anche carina, ma il risultato
è tuttaltro che piacevole.
I personaggi, per la
maggior parte pendolari popolano questo treno sono poco
più che caricature che vivono situazioni con
problematiche post-adolescenziali nella maniera più
macchiettistica e parodistica possibile. Dialoghi per
quindicenni non smaliziati, con una recitazione sempre
insulsa e fuori tono rendono questa pellicola
insopportabile per il nulla e la noia che la
attanagliano. Una regia mediocre e spesso meno che
essenziale, poi, non riesce a sfruttare linnata
simpatia e bravura di Iaia Forte e il talento di un
Valerio Mastandrea efficace e onnipresente. Un film che
si regge più su di lui che sui begli occhi azzurri di
Liotti. Ma nemmeno un attore bravo come Mastandrea poteva
risollevare le sorti di una pellicola così
sconclusionata e insulsa.
Flubber
Robin Williams - Marcia
Gay Harden - Chritopher Mc Donald Sceneggiatura John
Hughes & Bill Walsh; Regia Les Mayfield Anno
di produzione 1997; Distribuzione Buena Vista
International; Durata 100
Flubber è
la tipica commedia Disney che però ha tre punti in più
rispetto il consueto - del resto ottimo - standard dei
film prodotti dalla casa disneyana. Innanzitutto un
ottimo Robin Williams, sempre più visionario e perfetto
nel ruolo del professore di chimica geniale ma distratto,
innamorato ma pasticcione. Poi il Flubber questo
rivoluzionario liquido a base polimerica inventato dal
professor Brainard dolce e affettuoso come un gattino, ma
pazzerellone e dispettoso. Inoltre una storia scritta
bene che lascia spazio al romanticismo e alla smodata
simpatia dei personaggi con i soliti cattivi che nel più
puro "stile Banda Bassotti" ne combinano di
tutti i colori per rubare (o rapire ?) il prezioso Flubber
e costringere a chiudere per mancanza di fondi il
college del professor Brainard.
Insomma una pellicola che
- come la maggior parte di quelle Disney - è poetica,
divertente e assai tenera e che grazie allattenta
regia di Les Mayfield riesce a sfruttare al massimo le
immense capacità istrioniche di un Robin Williams,
simpaticissimo e assai in forma.
Kundun
Tenzin Thutob Tsarong -
Gyurme Tethong - Tencho Gyalpo - Sonam Phuntsok; Sceneggiatura
Melissa Mathison; Regia Martin Scorsese; Anno
di produzione 1997; Distribuzione MEDUSA Durata
133
Martin Scorsese dirige in maniera
commovente un film sulla vita del quattordicesimo Dalai
Lama che vuole essere non solo un tributo alla propria
fede buddista, ma anche una denuncia contro lo spietato
espansionismo militare cinese, macchiatosi della
distruzione della società metafisica presente in Tibet
fino al 1950, anno dellinvasione da parte delle
truppe di Pechino.
Interpretato da attori
sconosciuti e bravissimi, sottotitolato in italiano, Kundun
è una pellicola mistica che - al limite del
documentaristico - unisce immagini piene di cura e di
sogno, a una storia affascinante, raccontata con
sensibilità e accorata commozione.
Kundun ha i toni
della fiaba - pur non essendolo - e spiega, in maniera
semplice, ma anche molto filosofica e spirituale i
perché della fede e dei principi buddisti. Girato in
Marocco a causa del divieto delle autorità cinesi di
girare in Tibet, Kundun prende nome
dallappellativo con cui viene chiamato il Dalai
Lama. Una pellicola molto distante dallo Scorsese cui
siamo stati abituati, piena di un misticismo morale e
spirituale che riconciliano lo spettatore con la propria
interiorità. Un gioco di immagini, parole ed emozioni
che è e resta una pietra miliare della storia del
cinema.
La maschera di ferro (The
man in the iron mask)
Leonardo Dicaprio - Jeremy
Irons - Gabriel Byrne - John Malcovich - Gerard Depardieu
- Anne Parillaud; Sceneggiatura e Regia Randall
Wallace; Anno di produzione 1998; Distribuzione
UIP; Durata 135
Ispirato al romanzo di Alexandre
Dumas, il film dellesordiente alla regia (e si
vede...) Randall Wallace, vincitore del premio Oscar per
la sceneggiatura di Braveheart di e con Mel
Gibson, racconta le avventure dei tre moschettieri,
ventanni dopo il fatidico incontro con
DArtagnan e le lotte contro Richelieu. Sulla
Francia regna un giovane Re, Luigi XIV° (Leonardo
Dicaprio) che ha imprigionato per motivi dinastici un
fratello gemello di cui nessuno o quasi conosce
lesistenza, coprendogli il volto con una maschera
di ferro affinché nessuno possa riconoscerlo. Mentre
DArtagnan (Gabriel Byrne) è ancora in servizio
presso il sovrano, gli altri compagni darmi di una
volta si sono ritirati a vita privata. Ma il Re è
crudele e un piano per sostituirlo con il gentile e
nobile Filippo viene portato avanti da Aramis (Jeremy
Irons). DArtagnan dovrà decidere da che parte
stare e come sopravvivere a un segreto che porta dentro
di sé.
Si può non girare un
capolavoro con una storia piena di intrigo, con ottime
ambientazioni e un cast di ottimi attori su cui si erge
un Leonardo Dicaprio che sorprende sempre più per la sua
bravura il suo carisma? La risposta è sì, perché un
regista come Randall Wallace è riuscito - con un regia
consueta e incapace di osare puntando di più
allazione e al pathos a realizzare un
film consueto, un po troppo lungo, che lungi dai
toni forti e suggestivi dei "polpettoni di cappa e
spada" anni Cinquanta ha dato vita a una
pellicola consueta e patinata in cui tutti gli spunti
divertenti risultano di bassa fattura commerciale,
pianificati a tavolino senza mestiere. Un film, dunque,
che poteva essere ottimo, che paga lo scotto
dellinesperienza e di una certa dose di mancanza di
buone idee del suo regista, unico responsabile della
bassa qualità di una pellicola altrimenti di grande
fattura e valore.
Jackie Brown
Pam Grier - Samuel L.
Jackson - Robert Foster - Bridget Fonda - Micheal Keaton
- Robert De Niro; Sceneggiatura e Regia Quentin
Tarantino; Anno di produzione 1997; Distribuzione
Cecchi Gori Durata 153
Ed
eccolo qua il film tanto atteso che doveva costituire una
prova del nove per capire il fenomeno
"Tarantino" regista del capolavoro Pulp
Fiction, del controverso Le Iene e di alcuni
strani prodotti "sparsi" come un episodio di Four
rooms e di alcune puntate di E.R., Medici in prima
linea. Jackie Brown racconta una storia che vede
coinvolta la hostess Jackie Brown in un giro di soldi,
armi e droga messo in piedi dallo spietato trafficante
Ordell Robbie (Samuel L. Jackson). Scoperta da alcuni
agenti dellFBI (tra cui un sempre simpaticissimo
Michael Keaton), Jackie insieme a Max (Robert Foster)
architetta un piano per incastrare contemporaneamente
Ordell e i federali, guadagnando, inoltre, un sacco di
soldi.
Un film con un trama
tipicamente "Tarantiniana" dove la malavita e
il mondo della droga sono gli elementi principali che
fanno tutta la storia. Con un gruppo di bravi attori, con
in primo piano un grande Samuel L. Jackson e una brava
Pam Grier, risorta attrice protagonista dei film della Blaxploitation
anni Settanta, Jackie Brown poteva essere un degno
successore di Pulp Fiction. Non certo alla sua
altezza, ma si sa: è difficile "bissare" i
capolavori.
Eppure, Jackie Brown non è
nulla di tutto questo: lungo, lento, prolisso il film non
ha quasi nessuno dei guizzi di Tarantino che ricordiamo e
apprezziamo come un marchio doc di garanzia. Se uno
andasse a vedere un film a sorpresa e non sapesse chi
fosse il regista, certo non penserebbe mai a quello di Pulp
Fiction, quanto - piuttosto - a uno degli sconosciuti
che ha diretto i telefilm del Tenente Colombo e Kojak,
cui Tarantino palesemente si ispira senza troppa
inventiva e spirito di innovazione. Jackie Brown è
- dunque - un film brutto e non riuscito dove la bravura
degli attori è spesso sprecata, come capita a un Robert
De Niro, la cui partecipazione al film è assolutamente
insulsa e inspiegabile. Personaggi abbozzati e
sacrificati per dare troppo spazio a dettagli inutili
fanno di Jackie Brown una pellicola penosamente
diluita e poco omogenea nelle sue parti. Un film
veramente noioso di un Tarantino che - temiamo, sebbene
ci si auguri il contrario - abbia veramente detto tutto
quello che poteva dirci.
Gattaca - La porta
delluniverso (Gattaca)
Ethan Hawke - Uma Thurman
- Alan Arkin - Jude Law - Loren Dean - Gore Vidal -
Ernest Borgnine; Sceneggiatura e Regia Andrew
Niccol; Distribuzione Columbia Tristar; Durata 112
Nemmeno un cast di attori tutti
bravi, su cui svetta una sensuale e gelida Uma Thurman,
poteva dare più calore a una pellicola come questa,
troppo lenta e di troppo poco spessore rispetto alla
patina affascinante di cui è rivestita.
Non bastano le
ambientazioni in un edificio di Frank Lloyd Wright, la
musica bellissima di Michael Nyman, leccezionale
interpretazione di attori bravissimi in cui due grandi
vecchi come Ernest Borgnine e lo scrittore Gore Vidal si
prendono il lusso di due ruoli cameo, a dotare di
una maggiore forza e presenza un film altrimenti del
tutto positivo, e che comunque è e rimane intelligente,
di denuncia e allavanguardia. La società
geneticamente migliorata, dove quelli con difetti fisici
vengono emarginati, le atmosfere orwellianamente
fredde e asettiche, il futuro che viene determinato da
una grigia provetta con tanto di cocktail di geni,
vengono abilmente mescolati da una sceneggiatura
interessante sebbene con una regia non proprio
allaltezza. Se, infatti, immagini, suoni, e
emozioni vengono amalgamate da una storia valida e
emozionante, la lentezza e la rigidità della società
che viene descritta in Gattaca sembrano tracimare
nel film spesso troppo lento e per certi versi
eccessivamente lungo su aspetti minori e dettagli.
Il merito principale di Gattaca
è - comunque - quello di raccontare la metafora
delluomo che vuole andare nello spazio per toccare
"le stelle", diventando astronauta mentre le
probabilità genetiche calcolate da un computer
vorrebbero che lui potesse al massimo continuare a
guardare gli astri dalla terra. Come dire, luomo
che supera se stesso e i suoi limiti può andare ovunque.
In barba al computer e alle sue provette di DNA.
Anastasia
Voci italiane Tosca
- Beppe Fiorello; Sceneggiatura Susan Gauthier,
Bruce Graham, Bob Tzudiker & Noni White; Canzoni Lynn
Ahrens & Stephen Flaherty; Colonna Sonora David
Newman; Regia Don Bluth & Gary Goldman;
Distribuzione Twentieth Century Fox; Durata 94
Prodotto e diretto
dallAntiDisney per eccellenza Don Bluth,
lunico vero rivale della casa di produzione dalle
orecchie di topo, dal punto di vista dei cartoni animati
di qualità Anastasia costituisce davvero un passo
avanti nel cinema danimazione per molti motivi.
Innanzitutto la storia,
quella della granduchessa Anastasia figlia
dellultimo Zar Nicola II, misteriosamente
sopravvissuta alleccidio di Ekaterininburg dove
perì lintera famiglia reale, portata negli anni
sessanta sullo schermo in un film con Yul Brinner e
Ingrid Bergman nella parte della smemorata presunta
principessa. È un cartone animato, ma a parte alcuni
aspetti tipici dei cartoni (il pipistrello Bartok, il
canuccio Puka, il cattivo Rasputin che lancia una
maledizione mortale) Anastasia potrebbe essere un
film con attori veri. Nel senso in cui gli aspetti tipici
della cinematografia di animazione sono per certi versi
completamente rivoluzionati.
Poi le animazioni
digitalizzate che danno lidea della profondità
della scena con personaggi disegnati nei minimi
particolari. Infine il dettaglio dei costumi, dei
gioielli, i più piccoli aspetti dellimmagine messi
in luce e accompagnati da una musica allegramente
affascinante. Una storia damore e di affetto
veramente commovente. Cosa si puo chiedere di più,
quando la protagonista della storia è una ragazza bella,
forte e coraggiosa? Non sappiamo se il destino dei
cartoni animati sarà dora innanzi, sempre più
legato al musical, certo è che in futuro non è
detto che questo genere cinematografico sia
necessariamente diretto ai bambini. In questo senso Anastasia
con la bella partecipazione di Tosca e Fiorello a
sostituire in versione italiana Meg Ryan e John Cusack,
potrebbe costituire una pietra miliare di questo nuovo
cinema animato.
I miei più cari amici
Alessandro Benvenuti - Eva
Robins - Athina Cenci - Alessandro Gassman -
Gaspare - Zuzzurro - Vito - Umberto Smail - Flavio Bucci
- Marco Messeri - Cristina Moglia - Gianmarco Tognazzi Sceneggiatura
Alberto Ongaro & Alessandro Benvenuti; Regia Alessandro
Benvenuti; Anno di produzione 1998; Distribuzione
Cecchi Gori; Durata 120
È una strana commedia corale
quella che ci propone Alessandro Benvenuti - regista di
talento e intelligente - con tante idee nuove che si
vedono concretizzate in un montaggio innovativo e
abbastanza ignoto al cinema italiano.
Se - in un primo momento -
la trama divertente sembra richiamare tante altre
riunioni tra amici che non si vedevano da tempo, da Il
grande freddo a Compagni di scuola, poi il
film si complica e gli intrecci diventano vari.
Nellottica della commedia allitaliana si
adattano e rispolverano Invito a cena con delitto e
molti altri illustri predecessori. Ma attori bravi, belle
ambientazioni, una cura ottima dei particolari non
bastano per smorzare due errori fondamentali di questa
pellicola, tanto più spiacevoli quanto assolutamente
evitabili: leccessiva presuntuosa verbosità dei
personaggi che porta a una caoticità di situazioni che
rendono il film noioso e difficile da seguire, tanto più
che a questo eccesso declamatorio e continuo di parole
non corrisponde una particolare cura dei dialoghi che
risultano teatrali, lenti, eccessivi, e per niente arguti
e divertenti. Un film che ha tutto: dalla storia agli
attori, dalle belle donne alla straordinaria regia, cui
mancano però proprio le parole per fare ridere.
È una commedia, un
giallo, un film drammatico ? Non lo sappiamo,
perché nella tumultuosa emorragia verbale che attanaglia
lo spettatore, circondandolo per due ore quelle che
mancano sono solo le poche parole chiarificatrici degli
intenti di Benvenuti. Regista eccezionale e intelligente
che dovrebbe farsi dare una mano per le battute da chi di
umorismo se ne intende. Un film che non lascia niente
allo spettatore. Solo un senso di sgomento per il diluvio
di fatti, parole e situazioni inutili cui è stato
sottoposto.
Un topolino sotto
sfratto (Mouse Hunt)
Nathan Lane - Lee Evans -
Christopher Walken; Sceneggiatura Adam Rifkin; Regia
Gore Verbinski; Anno di produzione 1997 Distribuzione
UIP; Durata 97
Un film che sembra un cartone
animato e più di un cartone ha il simpatico musino di un
povero topolino che sta per essere sfrattato dalla casa
dove ha abitato tutta la vita da due fratelli falliti, il
cui unico bene rimasto è la casa che vogliono vendere a
unasta visto che è stata progettata da un
famosissimo architetto francese del secolo passato.
Realizzato grazie a dei
topini ammaestrati, mescolati a immagini computerizzate e piccoli robot, Un
topolino sotto sfratto è un film divertentissimo non
solo per i bambini. Elegante, esilarante, pieno di humour
regala per oltre unora e mezza risate a non
finire, caratterizzate da attori bravissimi, da effetti
speciali superlativi con tanto di punto di vista del topo
seguito per unintera buffissima passeggiata. Un
film con favolose ambientazioni anni quaranta, con tanto
di dettagli curatissimi. Girato dal regista dello spot
delle formiche e delle rane della Budweiser, prodotto da
Steven Spielberg, Un topolino sotto sfratto è un
capolavoro di umorismo e divertimento intelligente e
senza limite. Caratterizzati gli attori perfettamente, va
registrato il ruolo cameo di Christopher Walken nel ruolo
dello spregiudicato cacciatore di topi che diventa preda
del carinissimo minuscolo topolino dalle orecchie rosa.
Un film ottimo capace con gusto e eleganza di trasformare
in immagini vere le situazioni tipiche dei cartoni
animati più estremi e esilaranti.
Sfera (Sphere)
Sharon Stone - Dustin
Hoffman - Samuel L. Jackson - Peter Coyote Sceneggiatura
Stephen Hauser & Paul Attanasio tratto dal
romanzo omonimo di Michael Crichton; Regia Barry
Levinson Anno di produzione 1998; Distribuzione
Warner Bros.; Durata 133
Una missione di scienziati composta
da uno psicologo (Dustin Hoffman), una biochimica (Sharon
Stone), un matematico (Samuel L. Jackson), un astrofisico
(Liv Schreiber) è mandata sul fondo delloceano
pacifico per esaminare unastronave caduta trecento
anni fa. Ma lastronave risulta provenire dalla
Terra, dal suo futuro.
Essa contiene una sfera
misteriosa che sembra impossessarsi della mente dei
singoli componenti della missione. Sfera diretto
da Barry Levinson è un film molto emozionante. A metà
tra 2001 Odissea nello spazio e Alien, Sfera ricorda
in maniera molto vaga le sue origini come romanzo di
Michael Crichton di cui - però - respira
latmosfera e le peculiari caratteristiche
narrative. Interpretato da attori bravissimi, con una
Sharon Stone con i capelli corti più sexy che mai, con
un bravo - come al solito - Dustin Hoffman e un
simpaticissimo Samuel L. Jackson, trova la sua forza in
unatmosfera claustrofobica e angosciante. A metà
tra Contact e The Abyss il film -
nonostante gli innumerevoli illustri predecessori -
riesce a essere molto originale e gradevole (dal punto di
vista della suspance e dellemozione). Un thriller
psicologico fantascientifico che lascia un po
di amaro in bocca per un finale un po troppo
affrettato rispetto una sceneggiatura intensa e piena di
colpi di scena a ripetizione.
Un film "tosto"
che diventerà un vero classico del genere grazie alle
sue inquadrature sottomarine, alle sue atmosfere opache e
spaventose, al suo gruppo di attori molto bene assortito
e efficace.
Sesso
e potere (Wag the dog)
Dustin Hoffman - Robert De
Niro - Anne Heche - Woody Harrelson - Willy Nelson
Sceneggiatura Hilary
Henkin & David Mamet tratta dal libro di Larry
Beinhart Regia Barry Levinson Anno di
produzione 1997 Distribuzione Cecchi Gori Durata
99
Un Presidente degli Stati Uniti molesta una
ragazzina alla Casa Bianca a pochi giorni dalle
elezioni ? Non cè problema per la sua
rielezione. Un esperto di politica (Robert De Niro) e un
famoso produttore hollywoodiano con manie di grandezza
(Dustin Hoffman) vengono ingaggiati dal Capo dello staff
del Presidente (Anne Heche) per dare una mano al primo
cittadino dAmerica. Così i tre si inventano una
guerra contro lAlbania ( ! ! !) per
distrarre lopinione pubblica dal fattaccio. Un film
corrosivo, a basso costo, girato in fretta che distrugge
la credibilità del Presidente degli Stati Uniti, delle
News prefabbricate e dei motivi umanitari per fare
scoppiare una guerra.
Divertente, a tratti
esilarante, Sesso e potere costituisce assai più
di un divertissment per dei grandi attori e per un
famoso regista. È un film che insegna a non credere solo
a ciò che si vede e che allarma lo spettatore con il
ritratto spietato che viene fatto dellestabilishment
politico più importante del pianeta. Certo, in
alcune sequenze il film perde un po. Alle volte è
un po ripetitivo a causa della grande fretta con
cui è stato girato in appena trentuno giorni. Ma la
forza del messaggio che ricorda episodi recenti realmente
accaduti costituisce - forse - la leva più importante
con cui fare presa
sul pubblico. Rapido e
essenziale, a tratti eccessivamente scarno per quello che
ci hanno abituato le pellicole americane, il film vede
protagonisti dei grandi attori divertenti e efficaci con
lunico scopo di distruggere la credibilità dei
media, dei politici e della televisione. La realtà delle
notizie, infatti, non sembrerà più tale.
(a cura di Marco Spagnoli)
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