Lo
sciroppo anticancro
Dagli
Usa una notizia che piacerebbe al professor Di Bella: un
cocktail di farmaci che evita gli effetti collaterali
delle normali chemioterapie. E che in quasi metà dei
pazienti trattati ha portato alla sparizione del tumore.
Merito di un gel simile al miele che si inietta
direttamente sulla zona malata
Delle nostrane e tutte
italiche storie di protocolli medici, decreti legge e
baruffe fra esperti sulla cura Di Bella probabilmente non
ne sanno nulla. Comunque quella che arriva
dallArizona Cancer center di Tucson (Usa) è una
notizia interessante. Perché riguarda proprio quei
pesanti effetti collaterali delle terapie anticancro che
il professore modenese dice di eliminare con il suo
cocktail. E cioè una metodica che permette di far
arrivare il farmaco direttamente sul tumore, senza
spargersi per lintero organismo e con dosi
nettamente inferiori a quelle normali.
Il miracolo? No, solo
lidea di iniettare nella massa cancerosa una specie
di sciroppo che alla temperatura corporea ha la
consistenza del miele. E che lentamente rilascia piccole
quantità di antitumorale, molto concentrato (e quindi
più efficace) e incapace di provocare guai alle cellule
sane dellorganismo perché non passa nel sangue.
Harinder Garewal, il medico che ha ideato la tecnica
assieme ad altri colleghi, ne ha descritto il
comportamento durante una conferenza dellAmerican
Cancer Society. Per ora è stata usata nei tumori della
bocca e della gola, ma pare funzioni anche per il cancro
al fegato e recidive di quello al seno.
I farmaci anti-tumorali (o
antimitotici, che servono cioè a bloccare la
replicazione cellulare) vengono normalmente iniettati nel
sistema circolatorio. Il che provoca numerosi
inconvenienti, visto che la sostanza agisce anche su
tutte le cellule sane. Da qui gli effetti collaterali
come la nausea e la perdita di capelli ma, a volte, danni
gravi e perfino irreversibili ad altri organi. Non basta:
proprio per attenuare i guasti della chemioterapia si
devono usare dosi limitate. Insomma è il problema
dellequilibrio danno-beneficio.
La domanda viene
spontanea: perché non iniettare direttamente il farmaco
nel tumore invece che in vena? Perché la circolazione
sanguigna lo diluisce subito, portandolo ancora una volta
in giro per il corpo. Insomma strada chiusa. Garewal e
soci hanno così pensato ad unalternativa. Si
tratta di un cocktail di un comune antitumorale
(cisplatina), un vaso-costrittore (epinefrina) e uno
sciroppo liquido che ai circa 36 gradi corporei è denso
come il miele. Una volta iniettato lo sciroppo nella
massa cancerosa, lepinefrina restringe i vasi
sanguigni rallentando la fuoriuscita di sangue dal
tumore. Lentamente lo sciroppo-gelatina rilascia
laltro farmaco che resta dentro il tumore a
concentrazioni molto alte. Proprio per questo motivo
bastano basse dosi di cisplatina. Così basse, dice
Garewal, da non dare effetti collaterali.
Lo studio preliminare è
stato condotto su 82 pazienti, di cui metà affetto da
tumori alla testa e al collo che possono poi estendersi
alla bocca, laringe, faringe e tonsille. Alcuni invece
soffrivano di recidive per altri tipi di tumori. I
pazienti sono stati trattati con una iniezione alla
settimana dello "sciroppo" anticancro. Secondo
Garewal già al terzo trattamento gli effetti erano
evidenti: il tumore era sparito in 32 casi e si era
ridotto della metà in altri nove. Come sempre ora ci
vorrà tempo per vedere se la nuova metodica è realmente
efficace. Comunque le premesse ci sono. Noi intanto
restiamo in attesa del prossimo capitolo della saga
Bindi-Di Bella.
a.m.
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