Index SPORT - Aprile 1998


Antognoni, specie in estinzione

A parte i mondiali dell’82, con la maglia della Fiorentina a cui è sempre rimasto fedele non ha vinto niente. Ma resta un simbolo per i fans viola e per quella categoria di giocatori dal tocco felpato oramai scomparsi, sconfitti dall’agonismo esasperato e dalla pioggia di miliardi che cade sul calcio. Perchè "oggi conta solo il risultato"

E’ un momento in cui la Fiorentina deve risolvere non pochi problemi. Come il lungo dilemma di Batistuta (va o resta?) e la situazione dell'allenatore, Alberto Malesani. Che, pur amato dai tifosi e dai suoi giocatori, ancora non sa se gli sarà rinnovato il contratto. Sono solo alcuni dei pensieri che girano per la testa di Giancarlo Antognoni mentre guarda la squadra allenarsi. Certo sono passati alcuni anni dal Giancarlo Antognoni calciatore, che ha vissuto momenti intensi a Firenze, e che ancora sta vivendo come direttore generale dei viola. Ricordi belli e brutti, come i suoi due terribili incidenti. Meglio sul campo o in poltrona?

Come calciatore era più facile potersi esprimere. Il mio contributo lo davo in prima persona. Come dirigente e' più difficile, devi scegliere i calciatori, quelli bravi, gestire delle persone, le difficoltà aumentano. Come ricordi ne ho molti belli. Quelli brutti fanno parte del mestiere. La mia carriera la ritengo ottima. Mi manca solo il non aver vinto qualcosa di prestigioso con la maglia viola.

Appunto, Lei ha vinto i Mondiali '82 con la Nazionale, ma con la Fiorentina ha portato a casa pochi trofei.

Vincere i mondiali è la soddisfazione maggiore per un calciatore. Pero' con la Fiorentina ho vinto solo una Coppa Italia. Sinceramente un po' poco.

Lei e la Fiorentina siete andati vicini allo scudetto in quella favolosa stagione '82, perso per "distrazioni arbitrali". C'e' ancora un po' di rammarico ripensando a quella stagione?

La stessa amarezza di non aver potuto disputare la finale dei mondiali con l'Italia per infortunio. Tra l'altro era lo stesso anno e sarebbe stato bello vincere entrambi i trofei. Sarebbe stato ottimo per la mia carriera. C'e' il rimpianto di essere arrivato vicino al traguardo e non aver vinto niente.

Qual e' l'allenatore che ricorda di più?

Ne ricordo parecchi, in particolare quelli che mi fecero esordire, come Liedholm nel '72, poi Mazzone e De Sisti, col quale abbiamo sfiorato lo scudetto. In Nazionale ricordo il povero Bernardini e Bearzot, col quale ho passato dieci anni ottimi.

Da ragazzino, quando giocava nell'Asti Macobi, lei praticamente era del Torino, poi il presidente dell'Asti, Bruno Cavallo, alto dirigente granata, lo vendette alla Fiorentina e successe un mezzo finimondo in casa granata, che si sentì tradita da un loro stesso dirigente. La situazione pero' non fu mai troppo chiara: come andarono realmente le cose?

Ero del Macobi (Macobi era l'azienda di camicie di Cavallo: ndr), ma il cartellino era del Torino. Dopo tre anni ad Asti mi si presento' l'occasione di scegliere tra Torino e Firenze. Chiaramente a 18 anni feci una scelta di vita, preferii Firenze per avvicinarmi a casa, Perugia. Non darei la colpa a nessuno. Cavallo ha fatto i suoi interessi, io il mio, appunto di riavvicinarmi a casa. Non sono pentito della scelta fatta. Non ho tradito il Torino dove forse avrei potuto vincere qualcosa di più.

Tra i tanti problemi del calcio, non pensa che ci sia troppa moviola in televisione?

In effetti gli arbitri sono un po' troppo condizionati dalla moviola. Dove alla sera, in televisione, vengono spesso messi sotto accusa. Bisognerebbe lasciarli più tranquilli. Pero' devo dire che se oggi non ci fosse la tv non ci sarebbero neanche i giocatori forti che le squadre possono acquistare. La tv sovvenziona il calcio, quindi è diventata indispensabile. Forse andrebbe usata in modo migliore, anche nei confronti degli arbitri, che diventano le vittime predestinate. Comunque una volta ti può andare bene e una male.

Tra pochi mesi ci saranno i mondiali di Francia. Quali pensa saranno le squadre favorite?

Le solite: Brasile, Argentina, Italia, Germania. La stessa Francia, che oltre ad avere un organico interessante e' il paese ospitante. Poi potrà uscire un outsider tra quelle 24 squadre considerate migliori.

Oggi la Fiorentina ha un grande capitano, Batistuta, ma l'affetto per lei e' ancora immenso. Lei, credo, è e resterà il capitano, con la C maiuscola. E' orgoglioso di tutto questo affetto?

Il fatto di non aver mai lasciato Firenze per me e' stato positivo. Oggi sono ancora ripagato dell'affetto e fedeltà che ho dato alla città e alla squadra. Sono riconoscente ai tifosi viola dell'affetto che hanno ancora per me, dopo 9 anni che ho smesso. Non potrò mai tradirli.

Oggi i giocatori come lei sono rari, colpa del business esagerato?

Oggi nel calcio girano tantissimi soldi e alcuni giocatori pensano più al denaro che alla maglia. Bisogna adeguarsi a questa situazione. Difficilmente ritroveremo gli Antognoni così come i Baresi, i Bergomi. Questi giocatori vanno estinguendosi. Pero' un po' di attaccamento alla maglia c'è sempre. La Fiorentina puo' esserne un esempio con Batistuta e Rui Costa, che sono con noi da 7 e 5 anni e dimostrano un attaccamento alla maglia.

Questo calcio le piace ancora?

E' sempre bello da vedere. E' chiaro che quando ci sono tanti interessi, poi sorgono dei problemi. Bisogna accettare quello che è. Il calcio è peggiorato sotto l'aspetto tecnico, ma ha acquistato in agonismo. Comunque in Italia abbiamo tanti appassionati e ne avremo sempre tanti. Al momentonon vedo problemi. A meno che la televisione non intervenga in maniera così tangibile da far diminuire drasticamente il pubblico allo stadio.

E' difficile accontentare Cecchi Gori?

E' difficile così come lo è accontentare tutti i presidenti di un certo livello. Oggi conta solo il risultato, a dispetto del bel gioco. E per accontentare il presidente ci vogliono i risultati. Noi al momento abbiamo vinto solo una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana, un po' poco per Firenze e la Fiorentina. Pero' bisogna rendersi conto che ci sono squadre e società che di nome contano più di noi. Anche se la Fiorentina ha un parco giocatori che non ha niente da invidiare alle altre squadre.

Per finire, che possibilita' ha Malesani di rimanere?

Al momento ci sono 50 possibilità su 100.

Marina Beccuti

(Hanno collaborato all'intervista Andrea Pasquinucci e Giancarlo Passarella)