Antognoni, specie
in estinzione
A
parte i mondiali dell82, con la maglia della
Fiorentina a cui è sempre rimasto fedele non ha vinto
niente. Ma resta un simbolo per i fans viola e per quella
categoria di giocatori dal tocco felpato oramai
scomparsi, sconfitti dallagonismo esasperato e
dalla pioggia di miliardi che cade sul calcio. Perchè
"oggi conta solo il risultato"
E un momento in cui la
Fiorentina deve risolvere non pochi problemi. Come il
lungo dilemma di Batistuta (va o resta?) e la situazione
dell'allenatore, Alberto Malesani. Che, pur amato dai
tifosi e dai suoi giocatori, ancora non sa se gli sarà
rinnovato il contratto. Sono solo alcuni dei pensieri che
girano per la testa di Giancarlo Antognoni mentre guarda
la squadra allenarsi. Certo sono passati alcuni anni dal
Giancarlo Antognoni calciatore, che ha vissuto momenti
intensi a Firenze, e che ancora sta vivendo come
direttore generale dei viola. Ricordi belli e brutti,
come i suoi due terribili incidenti. Meglio sul campo o
in poltrona?
Come calciatore era più
facile potersi esprimere. Il mio contributo lo davo in
prima persona. Come dirigente e' più difficile, devi
scegliere i calciatori, quelli bravi, gestire delle
persone, le difficoltà aumentano. Come ricordi ne ho
molti belli. Quelli brutti fanno parte del mestiere. La
mia carriera la ritengo ottima. Mi manca solo il non aver
vinto qualcosa di prestigioso con la maglia viola.
Appunto, Lei ha vinto i
Mondiali '82 con la Nazionale, ma con la Fiorentina ha
portato a casa pochi trofei.
Vincere i mondiali è la
soddisfazione maggiore per un calciatore. Pero' con la
Fiorentina ho vinto solo una Coppa Italia. Sinceramente
un po' poco.
Lei e la Fiorentina
siete andati vicini allo scudetto in quella favolosa
stagione '82, perso per "distrazioni
arbitrali". C'e' ancora un po' di rammarico
ripensando a quella stagione?
La stessa amarezza di non
aver potuto disputare la finale dei mondiali con l'Italia
per infortunio. Tra l'altro era lo stesso anno e sarebbe
stato bello vincere entrambi i trofei. Sarebbe stato
ottimo per la mia carriera. C'e' il rimpianto di essere
arrivato vicino al traguardo e non aver vinto niente.
Qual e' l'allenatore
che ricorda di più?
Ne ricordo parecchi, in
particolare quelli che mi fecero esordire, come Liedholm
nel '72, poi Mazzone e De Sisti, col quale abbiamo
sfiorato lo scudetto. In Nazionale ricordo il povero
Bernardini e Bearzot, col quale ho passato dieci anni
ottimi.
Da ragazzino, quando
giocava nell'Asti Macobi, lei praticamente era del
Torino, poi il presidente dell'Asti, Bruno Cavallo, alto
dirigente granata, lo vendette alla Fiorentina e successe
un mezzo finimondo in casa granata, che si sentì tradita
da un loro stesso dirigente. La situazione pero' non fu
mai troppo chiara: come andarono realmente le cose?
Ero del Macobi (Macobi era
l'azienda di camicie di Cavallo: ndr), ma il cartellino
era del Torino. Dopo tre anni ad Asti mi si presento'
l'occasione di scegliere tra Torino e Firenze.
Chiaramente a 18 anni feci una scelta di vita, preferii
Firenze per avvicinarmi a casa, Perugia. Non darei la
colpa a nessuno. Cavallo ha fatto i suoi interessi, io il
mio, appunto di riavvicinarmi a casa. Non sono pentito
della scelta fatta. Non ho tradito il Torino dove forse
avrei potuto vincere qualcosa di più.
Tra i tanti problemi
del calcio, non pensa che ci sia troppa moviola in
televisione?
In effetti gli arbitri
sono un po' troppo condizionati dalla moviola. Dove alla
sera, in televisione, vengono spesso messi sotto accusa.
Bisognerebbe lasciarli più tranquilli. Pero' devo dire
che se oggi non ci fosse la tv non ci sarebbero neanche i
giocatori forti che le squadre possono acquistare. La tv
sovvenziona il calcio, quindi è diventata
indispensabile. Forse andrebbe usata in modo migliore,
anche nei confronti degli arbitri, che diventano le
vittime predestinate. Comunque una volta ti può andare
bene e una male.
Tra pochi mesi ci
saranno i mondiali di Francia. Quali pensa saranno le
squadre favorite?
Le solite: Brasile,
Argentina, Italia, Germania. La stessa Francia, che oltre
ad avere un organico interessante e' il paese ospitante.
Poi potrà uscire un outsider tra quelle 24 squadre
considerate migliori.
Oggi la Fiorentina ha
un grande capitano, Batistuta, ma l'affetto per lei e'
ancora immenso. Lei, credo, è e resterà il capitano,
con la C maiuscola. E' orgoglioso di tutto questo
affetto?
Il fatto di non aver mai
lasciato Firenze per me e' stato positivo. Oggi sono
ancora ripagato dell'affetto e fedeltà che ho dato alla
città e alla squadra. Sono riconoscente ai tifosi viola
dell'affetto che hanno ancora per me, dopo 9 anni che ho
smesso. Non potrò mai tradirli.
Oggi i giocatori come
lei sono rari, colpa del business esagerato?
Oggi nel calcio girano
tantissimi soldi e alcuni giocatori pensano più al
denaro che alla maglia. Bisogna adeguarsi a questa
situazione. Difficilmente ritroveremo gli Antognoni così
come i Baresi, i Bergomi. Questi giocatori vanno
estinguendosi. Pero' un po' di attaccamento alla maglia
c'è sempre. La Fiorentina puo' esserne un esempio con
Batistuta e Rui Costa, che sono con noi da 7 e 5 anni e
dimostrano un attaccamento alla maglia.
Questo calcio le piace
ancora?
E' sempre bello da vedere.
E' chiaro che quando ci sono tanti interessi, poi sorgono
dei problemi. Bisogna accettare quello che è. Il calcio
è peggiorato sotto l'aspetto tecnico, ma ha acquistato
in agonismo. Comunque in Italia abbiamo tanti
appassionati e ne avremo sempre tanti. Al momentonon vedo
problemi. A meno che la televisione non intervenga in
maniera così tangibile da far diminuire drasticamente il
pubblico allo stadio.
E' difficile
accontentare Cecchi Gori?
E' difficile così come lo
è accontentare tutti i presidenti di un certo livello.
Oggi conta solo il risultato, a dispetto del bel gioco. E
per accontentare il presidente ci vogliono i risultati.
Noi al momento abbiamo vinto solo una Coppa Italia e una
Supercoppa Italiana, un po' poco per Firenze e la
Fiorentina. Pero' bisogna rendersi conto che ci sono
squadre e società che di nome contano più di noi. Anche
se la Fiorentina ha un parco giocatori che non ha niente
da invidiare alle altre squadre.
Per finire, che
possibilita' ha Malesani di rimanere?
Al momento ci sono 50
possibilità su 100.
Marina Beccuti
(Hanno collaborato
all'intervista Andrea Pasquinucci e Giancarlo Passarella)
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