Intervista a
Franco Battiato
Profeta
del Rock, santone Sufi, raffinato musicista classico,
filosofo post-moderno : molte sono le immagini di
sé che Franco Battiato nella sua carriera ultra
ventennale ha voluto mostrare al pubblico. Eppure, grazie
a una coerenza e ad una ricerca interiore che trascende
le mode e gli stili, Battiato ha saputo rimanere fedele
al proprio modo di essere e alla sua passione più
grande: la musica.
Battiato,
ma è vero che la sua ultima tournée
la ha coinvolta talmente da non
essere riuscito nemmeno ad andare a tagliarsi i
capelli per il primo mese del tour?
E vero. Il mio è
stato un lavoro di preparazione così profondo ed
accurato che non sono riuscito a pensare ad altro per
settimane. Quando il tour è iniziato il
coinvolgimento col pubblico e con i media è stato
tale da portarmi via tutto il tempo a mia disposizione.
Si aspettava un
successo così grande ?
No. Evero che i
posti dove suoniamo sono "fatti per la festa",
ma non mi attendevo unesasperazione così forte
dellaspetto ludico della musica.
Questo, in qualche
maniera, la fa sentire responsabile nei confronti dei
suoi fans ?
Quando scrissi Povera
Patria volevo esprimere qualcosa che riguardasse le
nuove generazioni. Un messaggio, una specie di monito
affinché ci si rendesse conto di dove si stava
precipitando. Questa canzone, che è quella più
impegnata di tutte, raccoglie ogni sera il numero di
consensi più alto da parte degli spettatori.
Recentemente lei
ha dichiarato che il futuro della musica sta nei giovani
gruppi americani come gli Smashing
Pumpkins e Nine
Inch Nails. Ci vuole spiegare
perché ?
Io sono molto sensibile ai
talenti. Anche se il loro genere musicale non mi
piace, trovo che questi ragazzi abbiano un enorme
talento. Oggi rappresentano davvero qualcosa di nuovo.
Cosa pensa di
gruppi come i Dead Can Dance che,
su un altro versante, portano avanti una ricerca musicale
colta e ispirata ?
Devo dire che non mi
appassionano molto. Lasciano un po il tempo che
trovano...
Perché dopo molto
tempo la sua musica si è orientata nuovamente verso il
rock ? Forse per riavvicinarsi al pubblico dato che
le vendite dei suoi ultimi dischi non erano state così
entusiasmanti ?
Era quello che
volevo : cambiare. Era quello che sentivo giusto
fare. Volevo cambiare e sperimentare ancora. Non mi va di
restare chiuso in una scatola e aspettare,
fossilizzandomi.
Qualcuno, però,
la accusa di incoerenza...
Dio ci scampi dalla
coerenza. Per un musicista significherebbe una noia
mortale.
Molti suoi fans si
lamentano che i suoi dischi durano solo trentacinque o
quaranta minuti al massimo...
Limboscata dura
di più, ma francamente non mi sembra che la musica vada
misurata a chili.
Lei sta scrivendo
unaltra opera. A che punto è ?
Ad un punto morto, perché
ho fatto appena in tempo a scrivere il prologo prima di
essere sommerso dagli impegni. Eppure il prologo è già
tanto perché in una qualche maniera segna la cifra
stilistica che, poi, avrà tutta la composizione. Dopo
dicembre riprenderò a lavorarci alacremente.
Lei ha sempre
avuto una sensibilità molto profonda verso il mondo che
vive e si evolve intorno al mare Mediterraneo. Come
valuta la situazione che si è verificata in Albania e
quella con i Curdi ?
Con una grande pena.
Soprattutto perché mi sembra impossibile se non assurdo,
fermare questi flussi migratori da sempre presenti nella
storia dellumanità. Quello che è accaduto in
Albania e al popolo curdo è davvero terribile.
Lei aveva, in una
qualche maniera, preconizzato tutto questo ventanni
fa in una canzone che si chiama Strade
dellest.
Sì, ma, forse, è solo
una pura casualità.
Allora non si
sente un profeta ?
Ma per carità...
Marco Spagnoli
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