indice ARTE - a cura di Giovanna Grossato - Luglio 1998



Tibet: oltre la leggenda

Arte e cultura dal XII al XX secolo alla Fondazione
Querini Stampalia di Venezia

tibetb_p.jpg (18374 byte)La rassegna, aperta al pubblico fino al 20 settembre alla Fondazione Querini Stampalia di Venezia, costituisce un’importante occasione per accostarsi a questa cultura affascinante attraverso un apparato didascalico che, con opere d’arte e materiali provenienti da collezioni private italiane e straniere, documentano lo stile di vita delle popolazioni autoctone tibetane.

L’esposizione si articola in due sezioni: nella prima sono raccolti un centinaio di oggetti rituali e d’uso quotidiano che illustrano la cultura artistica tibetana, gli aspetti religiosi, della musica, della medicina e di ogni aspetto della vita, accompagnati da pannelli esplicativi sul loro utilizzo e la loro storia.

La seconda sezione, invece, propone una serie di importanti opere artistiche, una cinquantina di dipinti rari e preziosi realizzati, per lo più, su tela di cotone preparata, che, a partire dal XII secolo fino al XX, forniscono una documentazione precisa sull’iconografia religiosa in cui i canoni formali sono tibetm_p.jpg (13520 byte)una diretta emanazione del pensiero filosofico-religioso. Il "fabbricante di divinità", così viene chiamato in Tibet l’artista, non inventa secondo la creatività personale, ma segue i canoni che, da tempo immemorabile, regolano l’operazione estetica secondo principi immutabili magico-rituali. In questa produzione si possono riconoscere anche elementi derivati dall’arte cinese, indiana, del Nepal e del Kashmir che si intrecciano con il comune obiettivo di professare i fondamenti del buddhismo.

La manifestazione d’apertura è stata accompagnata da performances musicali dell’artista tibetano Tenzin Gonpo che attraverso musiche, canti e danze tradizionali del Tibet ha offerto una conoscenza in più sulla cultura del suo Paese.

tibetc_p.jpg (21631 byte)Il catalogo della mostra, infine, pubblicato da Skira, è organizzato e strutturato come una monografia artistica e accompagna le splendide immagine delle opere e degli oggetti esposti con una serie di saggi e schede illustrative affidati a massimi studiosi del Tibet : Jane Casey Singer, autrice di prestigiose pubblicazioni in Inghilterra e negli Stati Unitirelative alla società e all’arte tibetana ; Jan Van Alphen, codirettore del museo etnografico di Anversa, specializzato in studi sanscriti ; Fernand Meyer del "Centre National de la Recherche Scientifique" di Parigi e coautore del libro sulla medicina tibetana "Tibetan Medical Paintings" ; Franco Ricca ed Erberto Lo Bue, coautori dell’opera "The Great Stupa of Gyantse".

 G.G.