Labuso
obbligato
In
Gran Bretagna un clamoroso rapporto sulla psichiatria
condanna luso di far "ricordare" ai
pazienti adulti molestie e sevizie sessuali subite da
piccoli. Perché, dicono gli autori, spesso sono memorie
false. E a chi non ricorda viene detto che "è la
prova che la violenza cè stata ma la mente vuole
negarla". Così mille famiglie inglesi oggi si
dichiarano vittime di false accuse
Dopo decenni di colpevole
silenzio, la realtà degli abusi sui minori è uscita
finalmente allo scoperto, in Italia e nel mondo. Certo un
grande passo avanti. Ma con qualche pericolosa
deviazione. Come la "sindrome da mostro", dove
in mezzo a orribili verità cè anche
linnocente pensionato che se nel parco pubblico
sorride ad un bambino rischia di sentirsi dare del
pervertito. Ma ce nè unaltra di queste
trappole che ha fatto e potrebbe ancora fare danni
terribili: la "sindrome della memoria
recuperata". E cioè abusi e sevizie subiti da
piccoli che persone oramai adulte "ricordano"
durante i trattamenti di psicoterapia. Ma che, invece,
possono essere una clamorosa invenzione della mente. E
mandare in rovina intere famiglie.
Argomento complesso ed
equivoco, quello della "memoria recuperata". Ma
condannato duramente da un rapporto, commissionato dal
Royal College of Psychiatrist in Gran Bretagna, rimasto
nascosto per due anni. Vediamo di capirci. Il rapporto,
che ha causato feroci discussioni tra gli psichiatri
inglesi, accusa gli stessi membri del Royal College
(lorganismo di controllo degli psichiatri
britannici) di "distruggere famiglie innocenti
usando tecniche discutibili per scavare
nellinfanzia dei pazienti". In altre parole
sarebbe stata ignorata lesistenza della
"sindrome da falsi ricordi". Un errore (o
peggio?) che è costato lacrime e dolori a circa 1000
famiglie che hanno dichiarato di essere state
ingiustamente accusate di abusi sui minori. Abusi la cui
unica prova erano i ricordi dei figli o nipoti divenuti
adulti e sottoposti a sedute psichiatriche.
Quando in una famiglia
cade unaccusa di questo genere è come
unesplosione. I parenti accusati delle molestie
perdono lavoro, amicizie e stima. Per ordine del giudice
i nonni non possono più vedere i loro nipoti. E a volte
le stesse presunte vittime degli abusi sono così
traumatizzate dai loro "nuovi ricordi" da
arrivare al suicidio. Tutto questo solo ed esclusivamente
in base a quello che raccontano su sollecitazione dello
psicoterapeuta. Senza prove, senza controllo. Ma con un
enorme sospetto: che i ricordi non siano veri.
Ed è quello che dice il
rapporto condotto sotto la supervisione di Sydney
Brandon, professore emerito di psichiatria alla Leicester
University: "Luso della memoria
recuperata rischia di screditare la psichiatria
scrive - Perché quando questi ricordi vengono
fatti riaffiorare dopo un lungo periodo di amnesia, ci
sono grandi probabilità che siano falsi". Insomma
un disastro.
A Brandon e colleghi i
sospetti sono venuti quando hanno scoperto che a molte
persone con disturbi psichici veniva detto che i loro
problemi erano legati ad abusi sessuali subiti da piccoli
e poi dimenticati. Roba da film di Dario Argento, non da
seri specialisti di malattie mentali. A quel punto i
pazienti venivano incoraggiati in tutti i modi a
"ricordare" quegli abusi, magari di 20, 30 o 40
anni prima.
Visto che psichiatria e
psicologia sono materie non proprio precise e frutto di
interpretazione, si arriva così ad un pericolosissimo
paradosso. Spiega infatti il rapporto che "anche
lincapacità di ricordare abusi subiti nel passato
(magari mai esistiti: ndr) viene presa come un segno che
labuso è avvenuto ma viene inconsciamente
negato". Insomma non se ne esce, anche se è tutto
falso: se ricordi uninesistente molestia dello zio
lo psichiatra dice "visto che avevo ragione?",
se dici di non rammentare niente per lo psicoterapeuta
non cambia: "Già, non vuoi ricordare perché è
stato un trauma, visto che avevo ragione?". Così
come è inutile che il paziente neghi più tardi quei
ricordi: la risposta è che "si tratta della prova
evidente che non si riesce ad affrontare la
verità".
Tra gli elementi raccolti
a conferma della inaffidabilità della "memoria
recuperata" anche il fatto che parte di queste
accuse riguardano abusi avvenuti durante la prima
infanzia. Tra cui riti satanici, sesso di gruppo e con
animali subiti a 2-3 anni di età. Solo che prima dei 5
anni i ricordi nelle persone sono molto limitati. Lo
studio insomma demolisce le teorie alla base di questi
trattamenti. Come quella che i traumi subiti vengono
ricordati in modo diverso da altri fatti, o che questi
ricordi si fissano nel Dna e possono riemergere anche se
la mente li ha scordati. Pollice verso anche per ipnosi,
uso di droghe durante le sedute e lunghi interrogatori
che dovrebbero far riaffiorare le immagini delle sevizie
subite da bimbi.
Materia delicata, si
diceva. Infatti cè chi non è daccordo. Un
ex componente dellequipe di Brandon, Peter Whewell,
psicoterapeuta di Newcastle, ha presentato un suo
rapporto personale dove afferma che 1 donna su 10 e 1
uomo su 20 hanno subito abusi da bambini e che 1 su 4
soffre di amnesie. Per Whewell, che usa spesso
lipnosi e altri sistemi per far recuperare la
memoria ai pazienti, "la sindrome da falsa memoria
non ha alcuna credibilità scientifica". Ma
laltra che basi ha?
Comunque sia, il
rapporto-bomba è rimasto nel cassetto per due anni. E a
pubblicarlo non è stato il Royal College ma il British
Journal of Psychiatry. Motivo: "La paura di riaprire
una discussione scomoda che ha visto rispettabili
psichiatri scambiarsi feroci accuse e insulti".
Intanto non poteva che dirsi daccordo con Brandon e
soci Roger Scotford, direttore della British False Memory
Society che sostiene le ragioni delle famiglie
ingiustamente accusate di abusi: "Il sistema
sanitario paga per una terapia che non è né efficace
né sicura. E i terapeuti che usano queste tecniche è
come se fossero seduti su una bomba a tempo".
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