Index Attualità - Maggio 1998



Voglio una "vita" esagerata

Tra le cause dell’anoressia e della bulimia ci sono anche i messaggi sbagliati della pubblicità e dei media. Che propongono le top model-grissino come ideale di perfezione. Ora la casa cosmetica "The Body Shop" con Telefono donna e un centro per lo studio dei disturbi alimentari lancia una campagna alternativa. Per ridefinire il concetto di bellezza e riportare un po’ di normalità

"Know Your Mind, Love Your Body" (Conosci la tua mente, ama il tuo corpo). Questo lo slogan della nuova campagna di sensibilizzazione promossa dalla casa cosmetica "The Body Shop" (che vende cosmetici prodotti senza sperimentazione sugli animali) in collaborazione per l’Italia con l’Aba, Associazione per lo studio e la ricerca sull’anoressia e la bulimia e il Telefono donna. Una campagna mondiale che vuole ridefinire il concetto di bellezza e restituire dei parametri reali di confronto per tutte le donne del mondo, vittime degli stereotipi forniti dai media ma anche delle campagne pubblicitarie dei cosmetici, delle beauty-farm, della moda. Donne che si trasformano, a volte, in veri carnefici del proprio io attuando anche pratiche al limite del patologico per ottenere una forma fisica ideale.

Per restituire a tutti un concetto reale di bellezza in tutti i negozi del mondo della catena The body shop è possibile trovare un questionario. "Che i modelli di bellezza che ci sottopongono moda case cosmetiche e media sia del tutto da rivedere è un fatto ma che questo influenzi le donne sino al limite dell’anoressia o della bulimia è eccessivo - spiega il dottor Mauro Santacatterina, psicologo di Kora, gruppo padovano di ricerca e cura per l’anoressia e la bulimia - I disturbi alimentari sono dei sintomi che nascondono un disagio sepolto nel profondo. Con questo non voglio sminuire la portata che una campagna di sensibilizzazione come questa possa avere. Dico solo che dietro al desiderio di assomigliare ad un modello ideale di corpo si nasconde la necessità di affermazione di un’identità non trovata o non riconosciuta. Non è un caso che questo genere di patologie sono diffuse con la percentuale più alta nelle donne, nei bambini e negli omosessuali".

"Giusto è ridefinire il concetto di bellezza - continua Santacatterina - ma non crediamo che sia solo questo il motivo o che sia un motivo prevalente. Di questo si devono rendere conto soprattutto le persone che hanno a che fare con queste patologie, genitori, psicologi e medici. La bellezza è una delle componenti del mondo irreale costruito attorno a ciascun individuo, ma quando il limite che divide questi due mondi diventa esile e non si comprende che invece i due mondi non vanno distinti nettamente in una sorta di contraddizione ma accettati interamente nella loro eterogeneità, allora l’individuo è gettato in una sorta di scissione che cerca di compensare in varia maniera. Dalla tossicodipendenza, alla depressione, ai disturbi alimentari."

Non è infatti solo un problema di natura estetica: anche quello dello sport è infatti un settore a rischio. In un volume recentemente pubblicato da Pythagora Press dal titolo "Disordini del comportamento alimentare. Anoressia nervosa e bulimia nervosa" di Eugenio Mueller e Francesca Brambilla, risulta che ballerine ed alcuni tipi di atleti sono portati a sviluppare determinate pratiche alimentari rischiose a causa delle pressioni che la loro attività esercita verso la magrezza. Secondo ricerche condotte negli ultimi quindici anni tra le ragazze che studiano danza l’incidenza di questi disturbi è del 7%, e sale nelle scuole molto competitive.

Negli atleti la percentuale di soggetti che adotta metodi patologici per il controllo del peso (come vomito, abuso di lassativi e digiuni) varia dal 15 al 61 per cento.

In Italia questo genere di disturbi non è ancora inserito in un ben delimitato ambito di studio e di cura, tutto quello che è stato fatto per arginare fenomeni che stanno assumendo dimensioni a dir poco preoccupanti è stato del tutto affidato all’iniziativa privata. L’Aba, centro per la cura e lo studio dell’anoressia e della bulimia, ne è un esempio eloquente: fondata da Fabiola De Clerque nel ’91, questo centro è stato uno dei primi in Italia.

Molte altre iniziative sono nate attorno a psicanalisti che hanno sentito la necessità, in prevalenza scientifica, di studiare il fenomeno. Tra questi è importante ricordare il centro Kora nato in seno all’Accademia Platonica delle Arti di Padova e che conta tra le sue fila psicanalisti che si sono assunti l’onere di portare avanti un progetto di terapia di gruppo, prima nella città di Padova e da alcuni mesi anche a Vicenza. Ulteriori iniziative sono state prese da cliniche private oppure da medici intraprendenti in strutture pubbliche, che hanno ritagliato nei loro orari di lavoro spazio e tempo da dedicare allo studio e quindi alla cura dei disturbi alimentari.

Un grosso passo avanti è stato fatto negli ultimi mesi dall’ospedale di Brescia, il primo in Italia che si occuperà appunto di anoressia e bulimia sotto la direzione del dottor Fausto Manara, psichiatra e docente universitario. Secondo Manara in Italia "i malati vanno dai 100 ai 200 mila giovani di età compresa tra i 15 e i 35 anni con un grado di sofferenza da lieve a gravissimo, 8 pazienti su dieci sono donne". E oggi "il 3% dei malati versa in condizioni gravissime e rischia di morire per arresto cardiaco o suicidio".

Roberta Paolini