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Cultura - Luglio 1998

Un virus di nome Carmen

Intervista a Carmen Covito

Benvenuti in un sito romanzesco: così si intitola il sito della scrittrice Carmen Covito. Ma non tutti sono benvenuti. Chi ha paura delle contaminazioni, chi usa il preservativo anche per pensare, farà meglio ad evitare questo sito dal colore solare e dal sapore piccante. Ad esempio, c'è la tentazione e il conseguente rischio di infettarsi assaggiando un romanzo poco ortodosso. La storia narra l'amore di un ragazzo extracomunitario diciannovenne per una strana donna che ha superato la cinquantina. Come se non bastasse, si tratta di un amore virtuale, l'invenzione più diabolica che imperversa nella Rete. E i rischi di contagio non finiscono qui, c'è di peggio! Le intenzioni di Carmen non sono pacifiche. Come potete leggere di seguito nell'intervista, la scrittrice si propone di attaccare come un virus il sistema dei media...

 

Scrivendo Benvenuti in questo ambiente, ti sei divertita a giocare con il gergo informatico. Ti piacerebbe usare il linguaggio multimediale per un'opera interattiva?

In effetti, ci sto pensando... ma il fatto che mi piacerebbe farlo non significa niente: dovrei prima impadronirmi di tutte le tecniche necessarie e poi applicarle a un'idea originale.  Diciamo che, per il momento, è un progetto residente nel mondo della virtualità: in altre parole, lo vedo possibile ma non ancora attuale. Intanto, sto facendo pratica con il mio sito Web, che, a suo modo e con tutte le limitazioni del caso, è già una piccola opera di paraletteratura multimediale.

Tra le tue produzioni letterarie trovano posto anche le etichette di una linea di prodotti di bellezza. Evidentemente, non temi di contaminare l'arte con la quotidianità. Queste paure di contaminazione, piuttosto diffuse, resisteranno ancora a lungo? O forse le nuove tecnologie riusciranno a dar loro un salutare scossone?

covito.jpg (19943 bytes)Secondo me, se la letteratura vuole restare nostra contemporanea non può più fare a meno di contaminarsi con il linguaggio di tutti gli altri media. Ma il processo è a doppio senso. Oggi uno scrittore ha nuove possibilità per esercitare quella capacità critica che dovrebbe ancora
essere la caratteristica fondante di ogni intellettuale. Uno scrittore, e a maggior ragione una scrittrice interessata come me al mondo in cui viviamo, può agire come un virus che  contamina il sistema dei media. Ha cioè la possibilità, e secondo me il dovere, di utilizzare i mezzi di comunicazione per far passare qualche messaggio sovversivo, o anche, semplicemente, per ottenere un mondo "scritto meglio". In tutte e due queste direzioni, le nuove tecnologie hanno un'enorme potenzialità, e il numero di artisti che se ne stanno accorgendo aumenta in fretta. Ciò detto, io non vorrei essere eccessivamente ottimista sulle capacità delle nuove tecnologie, perché ogni tecnologia dipende sempre dall'uso che ne fanno gli esseri umani,  però mi sembra innegabile che l'azzeramento delle frontiere geografiche e la possibilità di comunicare in tempo reale offerte da strumenti come Internet costituiscano una vera rivoluzione: una rivoluzione che agirà prima di tutto nella nostra struttura mentale.

Che cosa ti ha portato, di buono e cattivo, l'apertura di un sito Web personale? Sei soddisfatta del dialogo elettronico con i tuoi lettori?

Il mio scopo principale l'ho raggiunto, perché volevo verificare la possibilità di sfondare il muro che tradizionalmente divide la cultura umanistica da quella tecnico-scientifica,  e in effetti  è successo che, attraverso la creazione del sito, il mio libro ha avuto recensioni su riviste specializzate dove abitualmente non si recensiscono romanzi ma videogiochi o programmi software: più sfondamento di così... Un altro risultato piacevole, e non previsto, è stato il collegamento con molti altri siti di carattere letterario e con persone interessate ai libri, con scambio di informazioni e di suggerimenti: in questo campo la comunità virtuale è molto attiva e forse può davvero sostituire le vecchie comunità letterarie che ormai sono scomparse. Oltretutto, mi sono arrivate dall'America e dall'Inghilterra varie richieste di tradurre le mie opere.

Mi dispiace soltanto di non avere abbastanza tempo per intrattenere serie corrispondenze con i lettori. L'aspetto negativo dell'operazione Web è proprio questo: arrivano molti messaggi, io cerco di rispondere a tutti, e riesco a rispondere una volta o due, ma per continuare mi ci vorrebbe molto più tempo di quello che ho, quindi sono costretta a deludere chi, magari, vorrebbe mantenere un filo diretto con me. Anzi, approfitto di questa intervista per rivolgere un accorato appello ai lettori che sono anche  aspiranti scrittori: per favore, ricordatevi che non siete uno ma tanti e, vi prego,  non mandatemi i vostri racconti e romanzi chiedendomi di leggerli, prima di tutto perché io non faccio l'agente letterario, e poi perché, se leggo i vostri,  io i miei quando li scrivo?

Quanta distanza vedi tra il mondo virtuale della finzione letteraria e il mondo virtuale...reale? In altre parole, fino a che punto i legami virtuali (amori, amicizie, interazioni varie) che sono fatti soprattutto di parole, possono diventare finzione?

Tra la finzione letteraria e gli universi virtuali della telematica, cioè della vita tout court, c'è una sola differenza: la forma. E' vero che sia un romanzo sia, per esempio, l'avatar che un utente si costruisce in un MUD testuale sono fatti entrambi di parole,  ma  dietro un romanzo c'è un progetto estetico che include una ricerca linguistica e la costruzione di una struttura. E dicendo questo non voglio istituire delle gerarchie di merito o di qualità: semplicemente, dico che l'arte e la vita sono su due piani diversi della realtà. Cosa che, per esempio, può spiegare perché io su Internet non mi invento degli alias e non pratico giochi di nessun tipo: perché in quanto scrittrice la finzione è già la mia realtà, e non vedo perché dovrei mettermi a fare per gioco
quello che faccio già tutto il giorno sul serio...

Cosa uscirà dalla marea di aspiranti autori che vagano nell'universo di Internet? Ci sarà forse qualche risentimento anche nell'universo parallelo dell'editoria cartacea?

Non ho dubbi sul fatto che la pubblicazione di inediti su Internet può essere una valida alternativa  alle edizioni autoprodotte tradizionali o alla pubblicazione sulle classiche rivistine letterarie per esordienti, sempre che sia intesa come una palestra. Il motivo è  ovvio: costa poco o niente, permette l'accesso a tutti e offre una larga diffusione,  con la possibilità di ottenere giudizi e opinioni da altri lettori-scrittori magari più esperti. Sulla possibilità di essere notati da editori "cartacei" o talent-scout sarei un po' più pessimista, proprio perché il materiale in circolazione sulla Rete sta diventando veramente
sterminato: a un aspirante autore consiglierei di tentare i vari concorsi, come quello di "Fabula", che permettono di arrivare a una certa visibilità.

Che ne pensi di testi digitali, ipertesti, scrittura e cultura multimediale?

Ne penso tutto il bene possibile: è di qui che può arrivare nuovo nutrimento anche per la letteratura su supporto cartaceo.

Benvenuti in questo ambiente, il tuo ultimo romanzo, è ambientato nel Nord-Est italiano. Vuoi raccontarmi la tua visione di questo angolo di mondo?

Ho ambientato il romanzo nel Nord-Est, tra Desenzano del Garda, Padova e Verona, perché mi sembra una zona dove emergono più chiaramente le contraddizioni che caratterizzano questa nostra Italia di fine millennio; è una zona di confine tra passato e futuro, dove la nuova ricchezza prodotta da un tessuto più o meno sommerso di fabbrichette ad alto contenuto tecnologico  si innesta su tracce vistose di una vecchia cultura contadina basata sulla diffidenza verso il nuovo e il diverso. Mi interessava proprio per questo: per il suo presente problematico.

Antonella Di Martino