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LETTURE&SCRITTURE Luglio 1998



Scuola, il tema no-stop

Uno dei problemi irrisolti in campo didattico è come insegnare a scrivere. Ora un libro del Giscel, gruppo di esperti del settore, propone una soluzione: mettere il compito in classe di italiano su fogli grandi con tanto spazio per correzioni e revisioni. E tra la brutta e la bella copia lasciare più tempo: magari due giorni...

La bella e la brutta – Il processo di scrittura nella scuola di base, a cura di Fioretta Mandelli e Letizia Rovida, La Nuova Italia, pp.205, L.24.000

nuovai.jpg (13394 byte)Il tormentone di maestri e professori si ripete sempre uguale: troppi ragazzi non sanno scrivere, non riescono ad esprimersi in modo corretto e articolato, limitandosi ad una prosa elementare, costituita da periodi semplici, in cui compaiono rare subordinate. Ma tutto ciò non può essere colpa del fatto che agli scolari nelle nostre scuole si insegna poco a scrivere? Questo l’interrogativo che sta alla base dell’ultimo quaderno del Giscel (Gruppi di Intervento e di Studio nel Campo dell’Educazione Linguistica), inteso ad analizzare le modalità del processo di scrittura (e quindi di revisione della stessa) nella scuola dell’obbligo.

I temi di fondo intorno a cui cerca di far chiarezza la ricerca son di quelli da far tremare le vene e i polsi ai docenti che abbiano il coraggio di mettersi in discussione, anziché limitarsi ad un uso terroristico della biro rossa sui compiti dei loro allievi. Come si apprende a scrivere?, si chiedono infatti gli insegnanti del Giscel. E ancora: cosa significa concretamente avere padronanza della scrittura?

Le teorie prese in esame dal Quaderno paiono accomunate da una "visione processuale dell’abilità di scrittura", in cui occupa un posto di rilievo la cosiddetta revisione dei testi (o editing process), cioè in parole povere, quella metamorfosi cruciale che dalla "brutta" dovrebbe far approdare alla cosiddetta "bella copia". Si tratta dunque di rendere in grado l’alunno di porsi nei confronti della propria scrittura come davanti ad un "problema da risolvere". Ma insegnare a scrivere – sottolinea con umiltà Fioretta Mandelli – è un compito assai difficile e non ancora del tutto esplorato. Ovvio che per tale complesso ambito metodologico non sia possibile indicare facili ricette. Tuttavia il testo - oltre a fornire in appendice un’ampia scelta di materiali e percorsi didattici utili per il lavoro in classe - suggerisce due strategie operative alla portata di tutti per migliorare i processi di rielaborazione testi: abituare i ragazzi ad usare per la prima stesura fogli di grande formato con ampi margini, onde favorire interventi o modifiche che non si limitino alla mera autocorrezione ortografica; consentire altresì un intervallo di tempo sospensivo fra brutta e bella copia, che consenta di guardare con sufficiente distacco alla propria scrittura. Basta coi temi in due ore, quindi. In due giorni, semmai.

Francesco Roat