
I film di luglio
Il teatro "Insolente" di
Molinaro
Shuterland, road movie anni '90
L’insolente (Beaumarchais)
Fabrice Luchini - Manuel Blanc - Sandrine Kiberlain -
Michel Piccoli - Michel Serrault - Murray Head Sceneggiatura Eduard Molinaro, Jean
Claude Brisville liberamente tratta dall’opera di Sacha Guitry Regia Eduard
Molinaro Anno di produzione 1996 Distribuzione MEDUSA Durata 100’
La vita di Beaumarchais nella Francia prerivoluzionaria viene raccontata in maniera seducente e ironica dal regista
di A cena con il diavolo, Eduard Molinaro. Sebbene L’insolente sia per
alcuni tratti troppo teatrale e troppo pensato per il teatro, il film è veramente un
piccolo gioiello per la grazia e il fascino con cui presenta la storia dell’autore de
Il barbiere di Siviglia e Le nozze di Figaro. Letterato, filosofo, amante
delle belle donne, speculatore, idealista, difensore dei diritti civili, spia per il re
Luigi XV: tutto questo e molto altro fu Beaumarchais così come ce lo mostra Molinaro,
circondato da un cast di ottimi attori e interpretato con genialità e simpatia da Fabrice
Luchini, attore dall’espressività intensa e simpaticissima.
Due mariti per un matrimonio (Feeling Minnesota)
Keanu Reeves - Cameron Diaz - Vincent D’Onofrio - Dan
Aykroyd - Delroy Lindo Sceneggiatura e Regia Steven Baigleman Anno di Produzione
1996 Distribuzione Cecchi Gori Durata 98’
Questa commediola romantica, a metà
tra il film on the road e un soft pulp non mantiene assolutamente le
promesse suggerite dal cast e dall’altisonante presentazione che ci arriva dai trailers
televisivi. La storia di due fratelli del Minnesota - uno appena uscito di prigione (Keanu
Reeves) e l’altro contabile (Vincent D’Onofrio) e di un boss che in premio per
avere scoperto una truffa sposa l’autrice del raggiro stesso (un’acerba Cameron
Diaz) - potrebbe essere una commedia divertente e originale, mentre si risolve in una
lenta e inutile ripetizione di situazioni già viste e di dialoghi scontati. Gli attori
non sono molto a loro agio e, mentre l’affascinante Keanu Reeves se la cava
abbastanza a fare trascorrere decentemente il film, un caricatissimo Vincent
D’Onofrio e una Cameron Diaz ancora senza il fascino degli ultimi film e non troppo
capace, rendono Due mariti per un matrimonio una spiacevole occasione mancata per
raccontare una storia che poteva essere interessante. A nulla, inoltre, servono le
comparsate d’eccezione come quella di Dan Aykroyd e di Delroy Lindo.
Firelight
Sophie Marceau - Stephen Dillane - Kevin Anderson - Lia
Williams - Joss Ackland - Dominque Belcourt Sceneggiatura e Regia William Nicholson
Anno di produzone 1997 Distribuzione Buena Vista International Durata 121’
La storia di un’educatrice svizzera (Sophie
Marceau) che è costretta per pagare i debiti del padre a concepire un bambino con un
nobile inglese di cui non sa neppure il nome e che - secondo i patti - si porterà via per
sempre il neonato, è stata ideata con dei buoni meccanismi e diretta con altrettanta
intelligenza dall’esordiente regista William Nicholson, autore di soggetti di
successo come Il primo cavaliere. Eppure, la sensazione di artificiosità e di
falso che si avverte lungo tutto il film, si traduce in una noia che trova la sua
giustificazione nell’avere realizzato una pellicola che sviluppa una trama fintamente
ottocentesca, senza arrivare, però, a riuscire a raccontare una storia moderna e
universale. Non si può riprodurre "in laboratorio" un testo che abbia le stesse pulsioni di libri come quelli di Jane Austen o di altri autori
dell’Ottocento e - dunque - non si può pretendere di realizzare un film con istanze
di un altro secolo, senza immergere la propria storia completamente in un’altra
epoca.
Questo non si può fare semplicemente raccontando qualcosa con uno stile riferito ad altri
tempi, bisogna andare più a fondo di una certa superficialità, cosa che Nicholson non ha
fatto. Il risultato è questo film posticcio e noioso che - se non ci fosse la splendida
bellezza di Sophie Marceau, non avrebbe - davvero - nulla da dire e - soprattutto - da
mostrare.
Go for gold!
Lars Rudolph - Saig Taghmaoui - Antonio Carmona - Maria De
Medeiros Sceneggiatura e Regia Lucian Segura Anno di produzione 1997 Distribuzione
MIKADO Durata 100’
Prodotto da Wim Wenders e diretto
dall’esordiente Lucian Segura, Go for gold! è una storia amara che assomiglia
al romanzo picaresco con un moderno Lazarillo Da Tormes interpretato con simpatia e
nevroticità dall’attore tedesco Lars Rudolph. Rudolph veste i panni del russo
apolide Jeff Golf, afflitto da amnesia cronica e arrivato per errore a guidare un manipolo
di turisti europei nel Wild Adventures Tour che li porta in una città spagnola,
dove verranno accusati di omicidio. Metafora ironica e grottesca della società europea
fondata sull’oblio, il film è appesantito da un abuso delle caratteristiche dei
personaggi che - spesso - si perdono in situazioni goffe e in eccessi verbali o gestuali,
lacerando il possibile confine e termine di paragone con la cosiddetta società dei
normali. Il mondo di Jeff Gold è, infatti, tutto sbagliato: nazionalisti francesi, finte
gitane, commissari di polizia macchiettisti, poliziotti aguzzini sono tutti incastonati
sullo sfondo di una città spagnola turistica colata dal cemento insieme alle stelle dei
suoi alberghi. Una società allo sbando che si riflette nel
protagonista Gold che vede il mondo senza patria e che rimane insensibile al
multiculturalismo. Chi dimentica di continuo, infatti, ha bisogno di molto altro per
ricordare. Così suoni e immagini, risvegliano in Gold ricordi sopiti e diventano
l’unica traccia per costruire una propria identità in un mondo che ne è privo. Un
film duro, graffiante e eversivo che va visto sintonizzandosi sulla lunghezza d’onda
di una società europea disastrata dal punto di vista sociale e umano, che vede circolare
sulle sue strade sbandati d’ogni genere e un picaro del duemila che è Jeff Gold.
Viaggio senza ritorno (Truth or consequences)
Vincent Gallo - Mykelti Williamson - Kiefer Sutherland -
Kevin Pollak - Kim Dickens Martin Sheen - Rod Steiger Sceneggiatura Brad Mirman Regia
Kiefer Sutherland Anno di produzione 1997 Distribuzione Columbia Tristar
Durata 101’
Veloce, intelligente e abbastanza
originale Viaggio senza ritorno è l’ennesima variazione sul tema del road
movie della coppia di amanti più o meno puliti che sequestra qualcuno per andare
incontro a una vita migliore. Da Sugarland Express in poi, sono stati tantissimi i
film che in una maniera o nell’altra hanno raccontato una storia simile aggiungendo o
omettendo particolari. Va detto, però, che visto in questa ottica Viaggio senza
ritorno ha certamente una posizione di prestigio che gli deriva da diversi fattori.
Innanzitutto da una regia moderna di un Kiefer Sutherland che dà buona prova di sé come
esordiente alla direzione di un lungometraggio, poi alcune varianti non secondarie alla
trama che rendono piena di suspence l’azione (il poliziotto nero infiltrato,
l’ostaggio affascinato dalle armi e dalla vita dei criminali, gli errori nella
valutazione su chi vendere la droga) infine una recitazione intensa e assai convincente
come quella del protagonista Vincent Gallo e dei vari comprimari tra cui lo stesso
Sutherland e le due comparsate d’eccezione di Rod Steiger e Martin Sheen.
Insomma, un buon film che tiene fino all’ultimo
inchiodato lo spettatore alla poltrona e che - non troppo distante da echi pulp e
del cinema di Hong Kong - se avesse dosato meglio alcune situazioni, avrebbe sortito un
risultato molto migliore che lo avrebbe senza dubbio premiato anche al botteghino USA.
Half Baked
Dave Chapelle - Guillermo Diaz - Rachel True Sceneggiatura
Dave Chapelle & Brendan Brennan Regia Tamra Davis Anno di produzione 1997
Distribuzione UIP Durata 78’
Esile commediola apologetica sulla mariuana che racconta le
avventure di un gruppo di amici alle prese con la ricerca dei soldi per pagare la cauzione
di un amico accusato di avere fatto mangiare caramelle a un cavallo poliziotto diabetico, Half
baked è un film che non solo non fa ridere, ma che è anche di pessimo gusto.
Con una raffazzonata sceneggiatura, rubacchiata qua e là
da vari film, le pochissime buone idee che si contano fatalmente sulle dita di una mano
sono sommerse da una marea di luoghi comuni stupidi e irritanti. Un film che non ha niente
da dire di spiritoso e che non vale il tempo sprecato per vederlo.
Marco Spagnoli |