Antropologia del vicino di casa
Scrive saggi su tradizione e
modernitą e studia popoli lontani. Ora Marino Niola, docente napoletano di etnologia
delle culture mediterranee, ha deciso di applicare gli stessi metodi usati per osservare
le tribł della Nuova Guinea sulle persone che vivono nella porta accanto. Per scoprire
che i nuovi media, Internet in testa, hanno annullato lo spazio fisico che una volta
divideva "noi" dagli "altri"
Marino Niola,
docente di Etnologia delle Culture Mediterranee presso lIstituto Universitario
Orientale di Napoli č autore di diversi saggi in cui analizza il sottile confine tra la
tradizione e la modernitą come Totem e Ragł (1994) e Antropologia delle anime
in pena (1993). Con uno stile semplice ed elegante, Niola riesce a spiegare il
presente tenendo ben desta l'attenzione verso il passato e volgendosi ad esso con tutta la
forza e l'energia della contemporaneitį.
Erede di una grande tradizione meridionale di studi etnografici e antropologici, Niola
č uno degli autori pił interessanti dal punto di vista della divulgazione.
Attento alle istanze del mondo di oggi, il suo studio e la sua ricerca continui lo
hanno portato in contatto piś volte con nuove fonti come i media e Internet. In questa
intervista esclusiva per Nautilus, lo studioso napoletano spiega qual č - a suo
avviso - la nuova frontiera degli studi antropologici.
Professor Niola, ma allora non č indispensabile essere oscuri per scrivere libri di
antropologia. Lei č uno dei pochi autori italiani che scriva in maniera comprensibile e
chiara...
Io sono sempre stato abituato a ragionare per icone e quindi ho sempre avuto una
certa propensione al pensiero metaforico e non solo logico-analitico. Mia madre mi ha
insegnato che qualsiasi cosa puó essere detta con una figura, articolando lentamente i
sistemi di significato legati a questa icona.
A sentir parlare di "ragionamento per icone" Bill Gates farebbe dei salti
di gioia...
Il ragionamento per icone č una logica di pensiero molto vicina a quella su cui
sono stati strutturati i nuovi media come Internet e i Cd Rom legati alla multimedialitį.
Come sceglie i temi dei suoi lavori?
Sicuramente c'č un 'ispirazione che - al momento
- puó sembrare occasionale. In realtį - col passare del tempo - mi accorgo che questa
direzione che hanno preso i miei studi tanto casuale non č e che si basa - invece - su un
substrato di cui fino a quel momento non ero a conoscenza. Per esempio: nei primi anni di
insegnamento ho lavorato per un po' di tempo a Padova. In quel momento - un po' anche per
sfuggire al senso di lontananza - ho iniziato ad interessarmi alle radici della mia stessa
cultura. I miei studi fino ad allora si erano interessati quasi del tutto esclusivamente
delle societį della Nuova Guinea. Durante l'analisi delle ritualitį legate ai crani di
quelle lontane culture, ho iniziato a ricollegare delle immagini della mia gioventś a
Napoli in cui il culto dei morti ha una forte importanza dal punto di vista della
tradizione. Il contatto tra i teschi dei melanesiani e quelli dei napoletani che spingono
ancora oggi molti abitanti del capoluogo partenopeo a scendere nei sotterranei della
cittį per stabilire un contatto con il mondo ultraterreno, mi ha sollecitato ad
avvicinarmi sempre di piś allo studio della cultura napoletana. Con uno sguardo "da
lontano" verso la mia cittį, ho cercato di comprenderla in maniera scientifica senza
accontentarmi di facilissime spiegazioni a portata di mano per tutti.
Qual č allora la nuova frontiera dell'antropologia moderna?
Non bisogna necessariamente andare a cercare presunti selvaggi in isole lontane, ma
abituarsi a vedere da "lontano" anche quello che ci appare vicino. Quando capita
questo ci stupiamo molto di piś che nell'incontrare popoli lontani che spesso si rivelano
essere la nostra stessa fotocopia. L 'alteritį accanto a noi č qualcosa che puó anche
sgomentarci perché e' vicina.
Qual č allora questa alteritį "cosķ lontana e cosķ vicina"?
Che nel Borneo ci siano i tagliatori di teste ci sembra un fatto scontato, mentre -
invece - rimaniamo terrorizzati quando scopriamo che il cosiddetto mostro vive nella porta
accanto alla nostra. Il pedofilo di Ostia, il mostro di Firenze, l'assassino
dell'universitį sono tutti fenomeni che ci sembrano lontani, eppure accadono qui in
Italia accanto a noi e ne rimaniamo profondamente turbati.
Io credo che - arrivati a questo punto - "l'altro e il lontano" siano
concetti di cui l'antropologia deve avere sempre meno una concezione ingenua e geografica.
Mezzi come Internet ci hanno spiegato che esiste un cortocircuito tra vicino e lontano,
perché divenendo lo spazio fisico immateriale, l' alteritį č data da altri fattori e
non piś solo dalla distanza. I nuovi media tengono unito quello che fino ad oggi ci
appariva diviso. Internet č un mezzo armonico, perché l'armonia č data
dall'articolazione delle differenze. La 'concordia discors' dei nuovi mezzi di
comunicazione č diventata un' interessante metafora per lo sviluppo delle scienze sociali
e per quello stesso dell'umanitį.
Non č mai stata riconosciuta abbastanza l'importanza dell'antropologia per lo
studio di fenomeni sociali nuovi e anche di alcuni assai antichi, ma di difficile
comprensione come la Mafia. Quale č il suo parere a tale proposito?
L' antropologia č l'unico "sapere della
differenza" che č stato prodotto dall'Occidente e per questo puņ fare apparire una
logica laddove tutto ci appare disgregato e mancante di ogni forma di logicitį. Io credo
che - senza esagerarne i benefici - dovremmo smetterla di rivolgerci ogni volta allo
psicologo o al prete per capire l'atteggiamento irrazionale di alcuni individui e le
ritualitį di alcuni gruppi sociali. Non sempre si tratta di patologie, e per questo
bisogna cercare di capire le forme e le figure che stanno alla base di alcuni
comportamenti. Gli uomini sviluppano il pensiero sempre in base a queste figure e noi
dobbiamo tentare di capire quale siano quelle che una volta si chiamavano "le forme
di rappresentazione collettiva" che stanno alla base di certi ragionamenti.
L'antropologia che certe cose le ha sempre studiate altrove, oggi, potrebbe interessarsi
qui in Occidente di capire le ragioni di certe situazioni e di certi comportamenti.
Bisogna fare apparire le forme che servono a dare senso alla realtį.
Professor Niola, nel Duemila da dove ci arriveranno le nuove ritualitą?
Il futuro ci porterą verso fusioni di simboli e tradizioni che - per il momento -
sono ancora inimmaginabili. Nuovi mondi si incroceranno in ritmo esponenziale dando vita e
forma a una realtą che si produrrą in maniera impetuosa. Al mare impetuoso della novitą
globalizzata si opporrą sempre temperandolo, il porto sicuro della tradizione. Questo
sarą il nostro modo di interpretare il cambiamento, non solo di subirlo.
Marco Spagnoli |