Un giornalista scopre casualmente
che un campione di baseball Usa prende una sostanza anabolizzante. Ma scopre anche che non
è proibita, che la usano in tanti e si vantano dei grandi risultati. Una storia esemplare
che spiega meglio di tante chiacchiere il problema dei farmaci dopanti nello sport. E
perché atleti, medici e società anche in Italia hanno chiuso tutti e due gli occhi
Una piccola boccetta nell'armadietto di un campione Usa del baseball, e
neanche tanto nascosta. Così la casuale scoperta di un cronista dell'Associated press, di
cui ha parlato il network Abcnews, spiega di più sul problema doping di quanto non
abbiano fatto centinaia di articoli e chiacchiere tv. Una storia esemplare in tutti i
sensi: sportivo, medico, legale, morale. Che, probabilmente, andrebbe messa sotto il naso
dei nostri Coni, Figc e, giusto per conoscenza, del procuratore torinese Guariniello che
sta indagando sui muscoli gonfiati del calcio italico.
Di per sé il fatto è semplicissimo: il battitore della squadra del
St. Louis Cardinals, Mark McGwire, sta lottando da mesi con altri due protagonisti del
campionato di baseball per superare il record di "fuoricampo". E' un vero
talento, McGwire, dotato di una battuta terribile. Tutto bello. Solo che un giorno mentre
nel suo spogliatoio sta festeggiando l'ennesima partita vinta, circondato da decine di
fans urlanti, appare Steve Wilstein dell'Ap. Che nota una piccola bottiglietta marrone
dentro l'armadietto del giocatore, tra scatole di spinaci e gomme da masticare. Si
avvicina e legge l'etichetta: "Androstenedione". Quando torna in redazione si
informa e scopre che si tratta di una sostanza ottenuta dalla carne o da alcuni vegetali.
E a che serve? Una volta ingerita si trasforma nell'ormone maschile testosterone. Quello
che fa crescere i muscoli e aumenta la potenza e la capacità di bruciare energia. Anche
preso un'ora o due prima di qualsiasi prestazione atletica. Insomma aumenta le prestazioni
fisiche.
Ma allora McGwire è un dopato? E questo lo aiuta forse a battere il
record dei fuoricampo? La risposta brutale è si. Ma il problema è più complesso.
Problema delle performance sportive: "L'androstenedione ha gli stessi effetti degli
steroidi anabolizzanti - spiega Kerry Kuehl, medico Usa dello Human Performance Lab di
Portland - Cioè migliora le prestazioni atletiche. Se contribuisce ad aumentare il tasso
di potenza? Si". Dave Veres, altro giocatore di baseball professionista, non ha
nascosto che da quando prende l'androstenedione "riesco a fare lanci da 148-149 km
l'ora, mentre fino a due anni fa non arrivavo neanche a 140. Insomma sono fisicamente più
forte...".
Quindi una certezza: l'anabolizzante migliora la prestazione. In
più l'androstenedione ha un altro vantaggio: alle analisi di sangue o urine non si
trovano sostanze anabolizzanti strane o proibite, ma solo un tasso superiore alla norma di
naturalissimo testosterone. Che l'atleta può giustificare in mille modi. Chi ha buona
memoria ricorda che negli ultimi 12 mesi c'è stato più di un caso di atleti italiani
(anche una donna) pescati con tassi di testosterone sopra la media. Le risposte?
"Colpa di una pomata contro un fungo dei piedi" e "si tratta di uno
squilibrio ormonale".
Problema medico: anche se non è uno steroide vero e proprio,
l'androstenedione ha circa gli stessi effetti negativi degli anabolizzanti. Cioè lesioni
a fegato e reni, disfunzioni sessuali, aggressività, tumori ai testicoli. E più se ne
prende, più si rischia. Se la dose considerata "normale" è di 50 milligrammi
al giorno, per Kuehl ci sono atleti che ne prendono quattro volte tanto. "Più ne
ingerisci, più testosterone produce il tuo corpo. Così a lungo termine il sistema di
produzione naturale dell'ormone va in tilt e si entra in zona pericolo".
Comunque sembra tutto risolto: McGwire prendeva sfacciatamente un
simil-steroide anabolizzante e quindi è stato squalificato. Invece no. Motivo: la Major
League Baseball americana non proibisce l'uso dell'androstenedione e degli altri steroidi.
E il campione, anche se scoperto con "le mani nella boccetta" ha alzato le
spalle: "E' legale e non c'è nulla di strano nell'usarlo - ha detto - Tutti quelli
che conosco nel baseball lo prendono. E finché me lo permetteranno, continuerò a
usarlo". Punto e stop: il problema legale (e morale) non esiste.
Insomma anche negli Usa regna il caos-doping, visto che ogni sport ha regole
diverse: la federazione di atletica proibisce steroidi e androstenedione così come
Football league, Comitato olimpico e Atp del tennis. Tutto regolare invece (meno le droghe
classiche tipo cocaina, anfetamine ed eroina) per baseball e hockey mentre nel basket sono
proibiti gli steroidi ma non l'androstenedione.
Perché tanta confusione? In parte perché di ricerche
sull'androstenedione non ne sono state fatte abbastanza. Anche se i medici non hanno molti
dubbi sugli effetti negativi di un eccesso di testosterone. Intanto si va avanti a
tentoni. Così i due rivali di mazza di McGwire, Sammy Sosa e Ken Griffey, non prendono
l'androstenedione ma la legalissima creatina, quella messa sotto accusa dalle indagini del
procuratore Guariniello. Visto che, presa a forti dosi, ha effetto anabolizzante sui
muscoli.
Chiaro che McGwire e compagni non si sono posti minimamente la
questione dell'esempio sui giovani. Un aspetto che invece allarma i medici (non però
quelli della squadra dei Cardinal's che, dicono "non proibiremo la sostanza finché
non si proverà il suo effetto negativo"). Commenta Kuehl: "Il lato triste della
vicenda è che ora ogni ragazzino prenderà quella sostanza per imitare il grande
campione. Ed è anche triste che un vero talento come Mark McGwire si sia ridotto a
questo...".
Il pistolotto finale? Inevitabile e quasi banale. Ma almeno potrà
servire forse a spazzare via i tanti "se e ma" della questione doping. La storia
di McGwire parla chiaro: molte sostanze dopanti servono effettivamente a migliorare le
prestazioni, i record, la resistenza e la forza di un atleta facendosi ovviamente beffe
dello spirito sportivo; per ottenere tali risultati molti atleti sono disposti a prendere
qualsiasi cosa; tutte le sostanze dopanti hanno controindicazioni, alcune anche gravi, ma
spesso mancano studi approfonditi; molti medici sono pronti a prescrivere questi farmaci
nascondendosi dietro le incertezze scientifiche e legali; molte società sono ben felici
che gli atleti si riempiano di super-molecole. Baseball, calcio o ciclismo che sia, la
regola del non avere regole ma grandi incassi è uguale per tutti.
Alessandro Mognon