Recensioni di settembre
Bruce Willis sfida un asteroide
e Gwyneth sceglie fra due vite
Armageddon - giudizio finale
Bruce Willis - Liv Tyler - Ben Affleck - Billy Bob Thornton -
Steve Buscemi - Will Patton - Michael Duncan - Peter Stormare Sceneggiatura Jonathan
Hensleigh & J.J. Abrahms Regia Michael Bay Anno di produzione 1998 Distribuzione Buena
Vista International Durata 150'
Dimenticatevi l'inevitabile paragone con
il deludente Deep Impact e la sua melliflua e retorica lentezza. Non c'é storia tra le
due pellicole. Armageddon - giudizio finale unisce, infatti, effetti speciali
straordinari, un cast di ottimi e simpaticissimi attori, una storia credibile e
completamente fantascientifica nel senso piú tradizionale del termine sotto il
coordinamento di una regia veramente all'avanguardia come quella di Michael Bay che si
conferma uno dei registi emergenti piú interessanti di Hollywood. Armageddon racconta la
storia di un enorme asteroide che sta per abbattersi sulla terra e viene individuato a
soli quindici giorni dall'impatto con il nostro pianeta. La Nasa corre ai ripari e grazie
alla supervisione del direttore del programma spaziale Dan Truman (un assai dimagrito e
bravo Billy Bob Thornton) si decide di portare una bomba nuclerare sulla meteora per
evitare l'impatto con la Terra. I missili nucleari, infatti, non serirebbero a fare
deviare l'astro dalla sua rotta di collisione con il nostro pianeta. Ma chi riuscirá a
fare arrivare la bomba atomica sotto la superficie dell'asteroide fino a toccare una
profonditá di quasi un chilometro? Chi potrá salvare il mondo da quello che la Bibbia
definisce come "il giudizio finale dell'Armageddon"?
Solo un uomo al mondo: il migliore trivellatore di pozzi
petroliferi che c'é: Harry Stamper (interpretato da un Bruce Willis in ottima forma come
al solito) che a parte qualche problema con la figlia Grace (la sempre piú sexy e
magnetica Liv Tyler) e le sue smanie di gelosia per il fidanzato di questa A.J. (Ben
Affleck, in realtá compagno nella vita di Gwyneth Paltrow) é veramente l'uomo giusto al
posto al momento giusto. Stamper, peró, non é convinto di potere utilizzare i due ultimi
modelli di shuttle per portarsi dietro dei soldati che non hanno mai trivellato niente e
chiede ufficialmente di utilizzare i suoi collaboratori abituali per perforare
l'asteroide. Ed é qui che il film prende una piega comica, forse non originalissima, ma -
di certo - esilarante, vedendo dei rudi e sbandati trivellatori diventare astronauti in
una decina di giorni. A tutto questo, si aggiunga che poco prima di arrivare sulla meteora
i due sofisticatissimi shuttle dovranno fare rifornimento di ossigeno liquido sulla
scassatissima MIR e lavorare con il cosmonauta russo Andropov (un buffissimo Peter
Stormare di Fargo e de Il grande Lebowski) che alla fine sará costretto da un guasto a
partire con loro.
Lo abbiamo giá detto: il gruppo di pazzi riuniti in una
missione impossbile - forse - non é una trovata originale, ma la sua efficacia é
assicurata quando un gruppo di attori veramente in gamba si riunisce per essere diretto in
maniera puntuale e assai comica da Michael Bay , seguendo una sceneggiatura di valore e di
grande presa sul pubblico. Ma Armageddon deve la sua grande fortuna soprattutto alla
commistione di generi. La retorica é, infatti, smorzata da una regia veloce e un
montaggio dinamico che rendono la genuinitá dei sentimenti umani non tramite bandiere e
slogans, ma grazie a piccoli particolari - forse - facili, ma di sicura efficacia. Questo
film é essenzialmente un'ottima pellicola di fantascienza condita da effetti speciali
costosissimi, ma coinvolgenti e affascinanti, girata come un film d'azione mozzafiato con
parti dedicate alla commedia e al genere drammatico. Un film allegro, ma anche seducente
con ogni singola immagine che ci ammalia per la sua cura e ricercatezza.
Arma Letale 4 (Lethal Weapon 4)
Mel Gibson - Danny Glover - Joe Pesci - Jet Li - Rene Russo -
Chris Rock Sceneggiatura Shane Black, Alfred Gough, Miles Millar Regia Richard Donner Anno
di produzione 1997 Distribuzione Warner Bros. Durata 130'
L'affiatatissima
ditta Donner-Gibson é tornata - dopo la riuscita parentesi di Ipotesi di complotto - in
un film che oltre a rinnovare i fasti del duetto Glover-Gibson alias i sergenti Riggs e
Murtaugh, ha visto il regista e protagonista di Braveheart incassare uno dei piú alti
compensi della storia del cinema con circa venticinque miliardi di lire. Ampiamente
ripagati con i circa centoventi milioni di dollari di incassi in sole cinque settimane di
programmazione negli Stati Uniti. E i soliti ingredienti della serie Arma Letale sono
tutti presenti in questo film. Ironia, esplosioni, allegria, infidi nemici assai
pericolosi e spietati, inseguimenti, situazioni comiche divertentissime battono il ritmo
di una trama avvincente e per nulla scontata che vede stavolta la mafia di Hong Kong
sfidare la polizia di Los Angeles.
C'é da dire - inoltre - che il cast degli attori regolari si é molto allargato rispetto
agli inizi. Joe Pesci e Rene Russo sono diventati di famiglia dopo le rispettive entrate
nel secondo e nel terzo capitolo della serie, mentre Chris Rock nel doppio ruolo di
detective e padre del nipotino di Murtaugh si é unito al gruppo per completare il cast
con un attore che strizzasse l'occhio al pubblico piú giovane.
Stavolta - poi - c'é un nemico quasi imbattibile impersonato
dall'incredibile attore cinese Jet Li, campione di arti marziali che porta questo capitolo
della serie di Arma Letale molto vicino alle pellicole del cinema dell'ex colonia
britannica. Citazioni da John Woo, Tarantino e dagli capitoli della serie, rendono questo
film pienamente godibile anche se - in molti punti - scade nella commedia inverosimile e -
forse - eccessiva.
Arma Letale 4 - pur essendo un buon film - non é, comunque ,
il migliore della serie che é probabilmente quel numero 2 che oltre ad avere una
sceneggiatura serrata e mozzafiato, aveva in piú il fascino ingenuo e la sensualitá
spiccata di una Patsy Kensit che l'algida Rene Russo - nonostante la sua simpatia - non é
riuscita a non fare rimpiangere.
La città degli angeli (City of Angels)
Nicolas Cage - Meg Ryan - Dennis Franz Sceneggiatura Dana
Stevens Regia Brad Silbering Anno di produzione 1998 Distribuzione Warner Bros. Durata
123'
Remake
in versione quasi New Age di Il cielo sopra Berlino diretto da Wim Wenders, interpretato
da Bruno Ganz e Peter Falk, City of Angels è una fascinosa pellicola, interpretata alla
perfezione da due ottimi attori come Meg Ryan e Nicolas Cage. Girato in maniera moderna e
piena di fascino con riprese dallalto che danno tutto il senso del respiro e della
forza del mondo degli Angeli, il film racconta la storia di Seth, un angelo che -
innamoratosi di una bella dottoressa - fa di tutto per cercare di stare sempre con lei. I
problemi nascono quando la mancanza di corporeità in senso stretto e
limpossibilità ad avere vita da uomo normale allontanano sempre più Seth dalla
donna che ama. Sul cammino dellangelo, però, cè lo strano e eccentrico
Signor Messenger (il buffo e espressivo Dennis Franz di N.Y.P.D. Blue) cui toccherá di
spiegare a Seth che Dio ha lasciato agli Angeli il libero arbitrio così come ha fatto per
gli uomini. Le cose basta volerle. E Seth sceglie lumanità pur di stare con la
donna che ama, per sempre...o quasi.
Un film affascinante e sinuoso che si avvolge intorno allo
spettatore come una melodia distante e dolce, rinnovando in maniera moderna, ma non per
questo con minore intensitá, la poesia dell'originale di Wim Wenders. Con una Meg Ryan
leggermente invecchiata, ma sempre affascinante e con un Nicolas Cage seducente e
appassionato, City of Angels è una commedia romantica e sensuale che sfrutta una grande
storia per raccontare in maniera più moderna rispetto alloriginale wendersiano,
qualcosa che appartiene strettamente al bagaglio culturale e spirituale dell'umanitá come
questi esseri intermedi tra l'umanità e il Paradiso.
Non solo a Los Angeles, la città che li porta nel nome,
secondo questa bella e intelligente pellicola, milioni di angeli ci accompagnano ogni
giorno nella vita che viviamo: nelle nostre gioie e nelle nostre amarezze e ci aiutano a
superare quegli affanni per cui non hanno risposte, ma soltanto amore. Un film che cattura
grazie alla grande intensità della recitazione degli attori e che è capace di narrare
come si possono superare mille prove quando il vero amore é in noi. Un amore grande,
eterno e infinito che non può essere scalfito da nulla e che rende invulnerabili. Che
cosè lumanità, allora? Secondo City of Angels è la consapevolezza della
scelta. In unottica unificatrice, spirituale e terrena che porta a una nuova
consapevolezza e a una nuova salvezza. Un film fuori dall'ordinario per tematiche e modo
di essere girato giustamente a lungo campione di incassi negli Stati Uniti che propone una
prospettiva spirituale e umana, intensa e innovativa. Una pellicola di grande valore,
altamente poetica e commovente con degli attori imbattibili e situazioni affascinanti.
Ricominciare a vivere (Hope Floats)
Sandra Bullock - Gena Rowlands - Harry Connick Jr. - Mae
Whitman Sceneggiatura Steven Rogers Regia Forest Whitaker Anno di produzione 1998
Distribuzione Twentieth Century Fox Durata 114
Sandra Bullock è unattrice dallaspetto
intrigante che non ha mai trovato il film giusto che dovesse lanciarla definitivamente nel
firmamento hollywoodiano. È sempre stata ad un passo dal riuscirci, ma il risultato
finale è stato sempre deludente, o quasi. Non ci stupiamo - allora - che abbia deciso di
tentare la carta del filmone romantico, commedia triste dalle venature forti e dai toni
smorzati. Ma Sandra Bullock non è Meg Ryan e il suo nobile sforzo di produrre il film,
sebbene le abbia ritagliato tutto lo spazio sufficiente per una grande interpretazione,
non è riuscito nel suo intento. La Bullock, infatti, non è in grado di sostenere la
parte complessa di una madre che scopre il tradimento del proprio marito in un talk show
ed è costretta a tornare a testa bassa nel natio piccolo paese di provincia dove - una
volta era stata la reginetta della scuola e delle varie feste da ballo. E la differenza
tra unattrice di spessore ed una che grande non è, risulta ancora più marcata in
tutte le parti del film in cui appare nel ruolo della madre della moglie tradita, Gena
Rowlands.
Poi, una sceneggiatura sgraziata diretta mellifluamente da un
Forest Whitaker piuttosto ordinario non offre spunti facili per la Bullock. Sebbene le
battute dei due bambini figlia e nipote della protagonista siano esilaranti e corrosive
(uniche riuscite del film) dialoghi stentati e uninspiegabile storia damore
con un Harry Connick Jr. troppo "bisteccone" e senza spessore, tramutano il film
in una noia mortale. Disgrazie, tristezze, incomprensioni varie rendono Ricominciare a
vivere insopportabile, facendogli mancare il timido obiettivo di mostrare nuove frontiere
per la famiglia americana, riuscendo, invece, in una raccolta di situazioni già viste e
di luoghi comuni degna della migliore (peggiore) telenovela.
Mentre la speranza che galleggia del titolo originale, sembra
piuttosto affondare, gli unici che ricominciano a vivere sono gli spettatori stremati dopo
quasi due ore di un film assurdo. Ci dispiace dirlo, ma la sinuosa e fascinosa Sandra
Bullock dovrà necessariamente trovarsi unoccasione con una parte più adatta al suo
stile interpretativo ancora non maturo a sufficienza per certi ruoli.
Il dottor Dolittle (Doctor Dolittle)
Eddie Murphy - Ossie Davis - Oliver Platt - Richard Schiff -
Kristen Wilson Sceneggiatura Nat Mauldin & Larry Levin liberamente tratta dal romanzo
di Hugh Lofting Regia Betty Thomas Anno di produzione 1998 Distribuzione Twentieth Century
Fox Durata 90'
Eddie Murphy torna sul grande schermo con una allegra
pellicola diretta da Betty Thomas regista dello straordinario Private parts ed ex attrice
di Hill Street giorno e notte. Remake di fine millennio del film con Rex Harrison, Il
dottor Dolittle è un intelligente modo per spiegare ai bambini che gli animali sono
esseri come noi, visto che il personaggio interpretato da Eddie Murphy, riesce perfino a
parlare con loro. Questo è un bel guaio per un dottore che gestisce tante cliniche
diverse: parlare con una tigre, dialogare con un cane, litigare con un porcellino
dindia e praticare la respirazione bocca a bocca a un ratto, rischia, infatti, di
ledere la reputazione di un uomo di acciaio. Ma quando la patina di metallo si scioglie
viene fuori un cuore doro capace di sfruttare il suo dono per parlare con gli
animali di tutto il mondo che gli apriranno il cuore della sua famiglia.
Bella metafora del mondo degli affari sordo alle voci del
cuore (e degli animali che hanno bisogno di noi) Il dottor Dolittle è - comunque -
unesilarante commedia dove si ride tantissimo e con qualche punta di immancabile
commozione.
Godzilla
Matthew Broderick - Jean Reno - Maria Pitillo - Hank Azaria -
Kevin Dunn Sceneggiatura Dean Devlin & Roland Emmerich Regia Roland Emmerich Anno di
produzione 1998 Distribuzione Columbia Tristar Durata 160'
Nonostante le
feroci critiche americane, questa ventitreesima versione di Godzilla, che ne fa la serie
più lunga della storia del cinema, diverte e appassiona.
Girato con grande abilità dallo stesso gruppo di lavoro che aveva realizzato Indipendence
Day questo film deve gran parte del suo successo al suo regista Roland Emmerich,
intelligente autore di una sceneggiatura che alternasse sapientemente azione e
divertimento.
Bravo è Matthew Broderick nel ruolo dello scienziato ecologista, esilarante è il
"mostro sacro" Jean Reno nella parte dellagente segreto francese e davvero
interessanti sono i trucchi e gli effetti speciali per dare vita a questo ingombrante
Godzilla.
Certo, non stiamo parlando di un capolavoro del genere fantastico, né tantomeno di una
pellicola eccelsa. Godzilla è e non si vergogna di essere essenzialmente un film
commerciale di ottima qualità, capace di attirare lattenzione dello spettatore,
tenendolo con il fiato sospeso. Laffascinante lettura di Godzilla come essere
trasformato dagli esperimenti nucleari francesi nel Pacifico del sud negli anni Cinquanta,
rende questa creatura una figura tragica che non aveva chiesto di nascere, né di dovere
essere uccisa.
Il messaggio ecologista di tutela dellambiente, contro
il nucleare, in difesa di creature inerti come Godzilla prelude certamente a un seguito
del film, ma visto che Roland Emmerich sarà sicuramente al comando, possiamo stare
tranquilli. Il prossimo Godzilla venturo, come questo qui ci aiuterà anche a riflettere
un pochettino. Non solo divertimento e azione - dunque - ma anche qualche momento di
riflessione per pensare in piccolo ai danni che fa luomo con il nucleare e non solo.
Viol{Sostituisci con chiocciola}
Stefania Rocca - Stefano Rota Sceneggiatura Fabrizio Bettelli
Regia Donatella Maiorca Distribuzione Medusa Durata 90'
Sbandierato come
uno dei primi film italiani che parlava di Internet e di un rapporto perverso nato sul Web
in una chat line, Viol{Sostituisci con chiocciola} costituisce di per sé unenorme delusione. Sconclusionato,
con una storia che fa acqua da tutte le parti, con un finale messo apposta solo per
stupire, con dettagli tecnologici in questo momento irrealizzabili, Viol{Sostituisci con chiocciola} è un pessimo
risveglio per chi aveva sognato una cinematografia italiana attenta alle novità. È una
storia vecchia, già vista quella della donna di ghiaccio irretita in un gioco sessuale
perverso, che ci regala, però, una Stefania Rocca sempre più sensuale e affascinante.
La Rocca,
infatti, è brava nel suo difficile ruolo sexy a scandire le fasi di unossessione
fronteggiando con grande maestria i vistosi buchi di una sceneggiatura incerta. Purtroppo,
però, un film del genere non può basarsi solo su unattrice, peraltro bravissima.
Viol{Sostituisci con chiocciola} è lento e noioso, rischiarato solo dalle acrobazie sessuali della Rocca che in
tutta la sua bellezza costituisce una perla sullo sfondo di una storia scontata e
prevedibile. Tutto prevedibile dicevamo fuorché un finale incollato sopra che si
incastona nella storia raccontata alla stessa maniera in cui potrebbe concludersi Napoleon
di Abel Gance, con gli extraterrestri che massacrano gli inglesi.
Deludente, vuoto e - soprattutto - sbagliato, Viol{Sostituisci con chiocciola} -
Stefania Rocca a parte - è una pellicola da dimenticare velocemente.
Sliding doors
Gwyneth Paltrow - John Hannah - John Lynch - Jeanne
Tripplehorn - Zara Turner - Douglas McFerran - Paul Brightwell Regia e Sceneggiatura Peter
Howitt Distribuzione Medusa Anno di produzione 1998 Durata 108
Gwyneth Paltrow
è decisamente un astro nascente del cinema internazionale. In questa divertente commedia
britannica al fianco del fascinoso John Hannah dà il meglio di sé in un doppio ruolo
dovuto stavolta a una breve riflessione e non a un mistero o a una distorsione spazio
temporale. Cosa può accadere, infatti, a una ragazza in un giorno qualsiasi in cui perde
la metropolitana ? Per rispondere a questa domanda il regista Peter Howitt racconta
parallelamente la storia della stessa donna in quel dato giorno a Londra sia se fosse
riuscita a prendere o avesse perso la metropolitana a causa delle porte scorrevoli
(Sliding doors). Amore, fortuna, successo dipendono sì dai fatti casuali dalla vita, ma
in fondo cè una predestinazione di base da cui nessun essere umano può
prescindere, questo il messaggio del film che si svolge in maniera speculare con tante
punte di genio come quando una delle due Helen si trova vicino a una porta con i vetri
scorrevoli che vanno avanti e indietro per la sua posizione rispetto allinfrarosso.
Una scena simbolica che ci esorta a dare più peso alle nostre piccole e grandi decisioni
di tutti i giorni.
Un film allegro, divertente, ironico interpretato "alla
grande" da attori assai capaci, che - soprattutto - ha il grande merito di essere
molto, ma molto intelligente.
Raccontare una storia, dividerla, spezzandola in due e portarla alle massime conseguenze
non è facile da fare. Realizzare una pellicola come Sliding Doors in maniera così
limpida e cristallina è ancora più difficile e qui va il grande merito a Peter Howitt e
al suo cast che ha saputo recitare due film in uno. Una pellicola veramente riuscita che
rappresenta davvero un modello per la commedia degli anni a venire con una Gwyneth Paltrow
che - in inglese - ha un accento perfetto che le consente (da americana della California)
di potere girare tranquillamente film in Gran Bretagna. Insomma, Sliding Doors è davvero
ottimo, perché ha tutti i pregi del film di qualità e la leggerezza della commedia
allegra.
Marco Spagnoli |