Salvate il soldato Ryan
(Saving Private Ryan)
di Steven Spielberg
Sceneggiatura Robert Roda Fotografia
Janusz Kaminski Montaggio Michael Kahn Costumi Joanna
Johnston Musica John Williams Interpreti Tom Hanks
(Capitano Miller), Tom Sizemore (Sergente Horvath), Edward Burns (Soldato Reiben), Soldato
Jackson (Barry Pepper), Soldato Mellish (Adam Goldberg), Soldato Ryan (Matt Damon),
Capitano Hamill (Ted Danson), Tenente Colonnello Anderson (Dennis Farina) Produzione
Steven Spielberg, Ian Bruce per Dreamworks & Paramount Pictures Distribuzione
Uip - Usa 1998- Colore- 163 min.
Steven
Spielberg continua il suo viaggio nella memoria e sul significato del passato, realizzando
un film sulla Seconda Guerra Mondiale che č essenzialmente una riflessione sul senso
della guerra stessa per gli uomini che la combattono. La guerra che racconta Spielberg in
Salvate il soldato Ryan parte dal 6 giugno 1944, data dello sbarco in Normandia, il
fatidico D-Day (e inizio della fase finale della guerra di liberazione dell'Europa dal
nazismo) e finisce il 13 dello stesso mese, con la sanguinosa conquista da parte di un
piccolo gruppo misto di marines e paracadutisti di un ponte che apre alle truppe alleate
la strada per Parigi e - dunque - per Berlino e il ritorno a casa.
Per raccontare questa grande guerra, il suo significato oltre
cinquanta anni dopo la sua fine, Spielberg ha scelto una storia sconosciuta nella quale un
gruppo di soldati, comandato
dall'eroico e assai umano Capitano Miller (interpretato da un Tom Hanks da terzo Oscar)
deve ritrovare e portare a casa il soldato James Ryan (un come al solito ottimo Matt
Damon), paracadutato oltre le linee tedesche e virtualmente disperso, unico rimasto in
vita di una famiglia di quattro fratelli dell'Iowa morti per servire e proteggere il loro
paese.
Realizzato in maniera impeccabile dal punto di vista
strettamente cinematografico, Salvate il Soldato Ryan si riallaccia a un filone di film di
guerra che - da alcuni anni - era stato un po' tralasciato. Il termine di paragone non č
costituito, infatti, da pellicole recenti come Platoon, Apocalypse Now o lo stesso Full
Metal Jacket di Stanley Kubrick (che - tra l'altro - č andato a visitare Spielberg sul
set inglese del film) quanto piuttosto a film basati su patria, onore e coraggio come Da
qui all'eternitá, Tora! Tora! Tora! e La battaglia delle Midway. Perché questo film č
una pellicola che riflette e analizza la guerra nel suo aspetto piú deteriore, esaminando
con passione e realismo il rapporto umano che si crea un piccolo gruppo di soldati,
impegnati in una missione suicida di cui non riescono pienamente a comprendere le
motivazioni.
E Spielberg ha fatto un uso
spregiudicato dei mezzi tecnici per raccontare la guerra in tutta la sua crudezza e forza.
Camere a mano per riprese veloci esaltate da un montaggio duro e dai toni grezzi, con un
uso innovativo del suono che sottolinea i momenti in cui i soldati rimanevano assordati
dagli scoppi delle bombe e dagli spari, che segue la tecnica cara a Spielberg di mostrare
all'ultimo il nemico dopo averlo preceduto dal suono del suo arrivo. Che sia uno squalo,
un disco volante, un dinosauro oppure la fanteria tedesca, l'avversario č sempre in
agguato. E quando arriverá sará sempre il momento decisivo della storia. La visione
della perdita dell'innocenza, tema caro a Spielberg sin dai tempi de L'impero del sole,
unita al concetto che ci possono essere guerre giuste č spiegato e amplificato dal
regista, mostrando con dovizia di particolari e di mezzi come sotto un fuoco di
mitragliatrici e cannoni, l'unica cosa davvero importante da fare č ubbidire agli ordini
e accettarli.
E' giusto che un gruppo di uomini rischi la propria vita per
salvare quella di un singolo soldato, ultimo di una famiglia distrutta dalla guerra? E' accettabile la morte dei
molti per salvare la vita di un singolo e lasciare a questo la possibilita' di guadagnarsi
la propria salvezza? E'importante risolvere il dramma di una madre che rischia di rimanere
sola al mondo, quando l'intero mondo č squassato da una guerra dolorosa e ingiusta?
La risposta che dá Spielberg č certamente affermativa e la sua motivazione risale
a quegli ideali di civiltá e democrazia che per coloro che hanno conquistato ogni singolo
centimetro della Normandia strisciando nel fango e tra i cadaveri dei loro amici e
commilitoni non erano semplici parole.
Ecco perché il capitano Miller alla fine non č restio a
raccontare quello che fa in patria: il maestro di scuola. Un maestro - che certamente ha
cambiato la sua vita perdendo l'innocenza tra le sabbie dell' Africa, sulla spiaggia di
Anzio e sulle scogliere della Normandia e che teme perfino che la moglie non lo riconosca,
ma anche un soldato e un eroe che ubbidisce agli ordini per salvare un uomo solo. Salvare
una vita, tema di Schindler's List torna in questo nuovo film aggiungendo nel finale la
testimonianza del Soldato Ryan, ora nonno con tanto di nipotini che domanda alla moglie se
ha saputo guadagnarsi questa salvezza, pagata a caro prezzo.
La risposta che conta č - come ovvio - quella del pubblico,
mentre un uomo vecchio inginocchiato tra le tombe di un cimitero, un soldato che mai si
era piegato contro il nemico, guarda verso una bandiera, spiegazione e risposta per tutto
quello che era successo lí oltre cinquanta anni prima .
Marco Spagnoli |