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MUSICA - Settembre 1998


Carmen, l'opera neorealista

Lo Sferisterio di Macerata ha proposto per la stagione lirica i titoli classici del genere. In particolare il lavoro di Bizet dove debuttava nel ruolo della protagonista Anna Caterina Antonacci. Che nei panni della popolana forte e carnale, nel primo esempio di soggetto "verista" dopo i melodrammi e le divinità wagneriane, sembrava esserci addirittura nata

La tradizionale stagione lirica all'Arena Sferisterio di Macerata, giunta alla sua trentaquattresima edizione, comprendeva tre titoli assai amati dal pubblico: "Falstaff" di Giuseppe Verdi, "Carmen" di Georges Bizet e "Turandot" di Giacomo Puccini. "Carmen" in particolare era attesa per il debutto nel ruolo della protagonista di Anna Caterina Antonacci e di Viktor Afanasenko nei panni di Don Josè.

carmen_p.jpg (9073 byte)Si è detto che con "Carmen" nasce la scuola verista ma bisogna dire che ciò riguarda il soggetto, il quale non ci mette davanti agli occhi né gli eroi e gli Dei wagneriani, né i fastosi cavalieri ed i falsi eroi del melodramma sette-ottocentesco: si tratta di gente del popolo, con i loro difetti e le loro virtù reali e con i conflitti passionali che conducono alle catastrofi delittuose.

Carmen è una donna libera, passionale, forte ed il suo canto è variegato e ricco di sfumature: basti pensare alla civettuola Habanera, alla leggerezza della danza Boema, al canto funereo e meditativo della scena delle carte del terzo atto, alla drammaticità del duetto che chiude l'opera per capire la complessità del personaggio. A Carmen fa da contraltare l'innocenza e la solarità di Micaela, figura di una delicata grazia e che esprime inequivocabilmente il suo innocente e timido amore. Don Josè è una figura complessa che si muove sul piano lirico nei primi due atti e su quello drammatico nel terzo e quarto atto e quindi ha bisogno di un interprete completo e di grande forza e tenuta vocale. Ed anche il toreador Escamillo è molto ben delineato con il suo canto rude e forte. Dall'opera di Bizet nasce il mito moderno di Carmen e di questo mito se ne sono impossessati il cinema (dai tempi del muto al musical di Preminger del 1954 fino ai più recenti film di Godard, Rosi, Sauras ) la danza (Gades e Petit) ed il teatro in genere.

L'edizione maceratese ha trovato in Anna Caterina Antonacci una interprete ideale per il ruolo di Carmen.
La Antonacci ha colto in pieno il carattere della protagonista e ne ha dato una interpretazione misurata e coerente, senza cadute di gusto sia nel canto che nella presenza scenica: una Carmen la sua di grande qualità e si spera che i teatri diano a questa artista la possibilità di misurarsi ancora con questo personaggio affinandolo e perfezionandolo ulteriormente. Le qualità vocali della Antonacci sono fuori discussione: il suo canto è sicuro, omogeneo, svettante e sempre perfettamente controllato.

Don Josè era Viktor Afanasenko, voce molto interessante con grande facilità nell'acuto e timbro gradevole: la sua interpretazione è stata molto convincente sia nella parte lirica che in quella drammatica. Lucia Mazzaria ha interpretato molto bene la parte di Micaela dando quella giusta nota patetica al suo personaggio. Giorgio Surjan ha dato vita con precisione e giusta misura al personaggio di Escamillo. Una Frasquita e una Mercedes di lusso sono state rispettivamente Carla Di Censo e Cinzia De Mola. Completavano l'ottima compagnia Armado Gabba, Silvano Paolillo, Riccardo Ferrari e Paolo Orecchia.

Alain Guingal,a capo dell'Orchestra Filarmonica Marchigiana, ha colto tutto il colore, la vivacità del ritmo e la bellezza della melodia bizetiana. Non sempre corretto il Coro Lirico Marchigiano diretto da Emanuele Pedrini. Piuttosto schematica la regia di Gilbert Deflo con quei rigidi movimenti della folla nel primo atto e quelle strette geometrie nella scena del secondo atto. Le scene ed i costumi erano di William Orlandi e le coreografie di Berta Vallribera Mir.

turandot_p.jpg (8149 byte)Con "Turandot" si è potuta rivedere la bellissima regia di Hugo De Ana, già ammirata allo sferisterio due anni or sono (e poi trasportata con i dovuti adattamenti al Teatro Comunale di Bologna). Francesca Patanè (che riprendeva Alessandra Marc) si è disimpegnata assai bene nel terribile ruolo della gelida Principessa mentre Nicola Martinucci ha affrontato con grande impeto e detrminazione il difficile personaggio di Calaf: una prova, la sua, di tutto rispetto. Carla Maria Izzo è stata una Liù convincente con una voce bene impostata e gradevolissima. Timur era Mario Luperi. Le tre maschere erano Armando Ariostini, Paolo Barbacini e Sergio Bertocchi e si sono disimpegnati molto bene sia vocalmente che nei funamboleschi movimenti scenici. Lu Jia ha diretto splendidamente l'Orchestra Internazionale d'Italia ricavando una perfezione di suoni di raro ascolto e mettendo bene in evidenza tutti gli strumenti. Ottimo il coro Lirico Marchigiano "Vincenzo Bellini" diretto da Emanuele Pedrini. Completavano la compagnia Silvano Paolillo, Fernando Ciuffo, Liberto Boncompagni, Cristina Piangerelli e Tiziana Santarelli. La grande sfera ideata da Hugo De Ana ha affascinato ancora il pubblico che ha tributato grandi applausi a tutti gli artefici dello spettacolo.

 

Luciano Maggi