index SCIENZA - Settembre 1998

 

In sottomarino nel mare d'Europa

Non è un l'ultima trovata di Disneyworld, ma il progetto della Nasa che vuole scoprire se c'è vita nell'oceano sotto la crosta ghiacciata del satellite di Giove. Così sta pensando ad un mini-sommergibile da spedire sulla piccola luna a 650 milioni di chilometri da qui. Costruito dallo stesso ingegnere che ha trovato il Titanic

Messo per un po' da parte Marte e i suoi ex fiumi, sta arrivando il momento di un oceano vero. Quello sotto la superficie di Europa, una delle lune di Giove. La insolita presenza di una crosta di ghiaccio e di attività vulcaniche sembrano infatti indicare che (come in fondo succede al Polo Nord e in Antartide) sotto il ghiaccio ci sia acqua allo stato liquido. Un'occasione a dir poco unica: il primo vero mare extraterrestre a una distanza "accettabile" da noi. E dove c'è acqua può esserci vita. Solo che resta un piccolo problema: come esplorare un oceano coperto dai ghiacci a 650 milioni di chilometri da qui?

Alla Nasa si stavano già rompendo la testa. Ma uno spiraglio glielo ha offerto il Titanic. Anzi, il modo in cui è stato scoperto. La soluzione del problema Europa infatti potrebbe essere il piccolo "Remus", il mini sommergibile ideato (assieme ad altri veicoli subacquei) da Chris von Alt, ingegnere specializzato in robotica, e dalla Wood Hole Oceanographic Institution del Massachussetts. E' da marzo che von Alt sta lavorando al progetto Europa con il Jet Propulsion Laboratory di Pasadena. Un'avventura straordinaria: "Il Titanic è solo un gran pezzo di ferraglia arrugginita - ha spiegato con non troppo rispetto per il povero transatlantico affondato - Andare su Europa è un'altra cosa: vi immaginate cosa vuol dire navigare in un mondo dove non siamo mai stati prima?"

La missione prevede l'invio, intorno al 2005, di una sonda che dovrà mappare la superficie del satellite di Giove. Poco dopo seguirà un'altra sonda che dovrà atterrare sul ghiaccio di Europa per le prime analisi. Poi terzo invio, questa volta di una specie di navicella-proiettile, il "cryo-bot", dotata di un apparato radioattivo che dovrà fondere la spessa crosta gelata per farlo scivolare in profondità. Una volta raggiunta l'acqua, il cryo-bot libererà il mini-sommergibile, chiamato "hydro-bot", che cercherà eventuali segni di vita subacquea. "La scommessa è quella di costruire una versione più piccola possibile del Remus - dicono gli ingegneri del Jet Lab - e fare in modo che sopravviva alle condizioni ambientali sconosciute di Europa".

Non sono poche le difficoltà. Come si diceva, fra la Terra ed Europa ci sono circa 650 milioni di chilometri. Il che significa che un segnale radio alla velocità della luce ci mette da 35 a 50 minuti per fare il percorso. Idem ovviamente per il segnale di ritorno dalla navicella alla base terrestre. Così prima esigenza: diversamente dal piccolo rover che camminava per Marte guidato da Terra (il divario era di pochi minuti), l'hydro-bot dovrà essere autonomo al 90%. Quindi dovrà essere in grado di superare da solo eventuali problemi come la presenza di ostacoli, iceberg, cavità, ecc. Senza contare che bisognerà decidere come fornire energia al mini-sottomarino (non più lungo di un metro e non più pesante di 30 chili), che sistema di comunicazione usare e se magari dotarlo di un "cordone ombelicale" che lo leghi a mamma-cryo-bot.

Comunque sia, la sperimentazione va avanti. Le prime prove si faranno in qualche zona remota della costa della Groenlandia. In più la Nasa è impegnata in un'operazione internazionale che potrebbe fare da "prova generale": la trivellazione di 6,5 chilometri di crosta ghiacciata nell'Antartide per raggiungere un gigantesco lago che è rimasto isolato da almeno 1 milione di anni. E che ovviamente, come Europa, potrebbe nascondere forme di vita mai viste prima. Insomma i problemi da risolvere potrebbero aiutare molto lo sviluppo del cryo e dell'hydro-bot. In attesa del fatidico giorno, quando quel sottomarino-giocattolo accenderà le luci per illuminare il primo oceano alieno mai visitato dall'uomo. In fondo l'uomo viene dal mare: sarebbe giusto che la prima creatura non-terrestre che incontrerà sia un piccolissimo, stupefatto pesciolino d'Europa.