"Un processo già scritto"
Un sistema di polizia con
sentenze politiche. La ricerca di un colpevole ad ogni costo. La salvaguardia del buon
nome della Tunisia. E un'autopsia ignorata. Ecco perché secondo Nino Marrazzita, legale
della famiglia Bianchi nel procedimento contro Mounir, è difficile arrivare alla verità
nella morte di Milena
E' uno degli avvocati del momento. Merito della
sua abilità con la toga, della tv dove appare spesso ma anche dei clienti e dei processi
non proprio facili che segue. L'ultimo, per esempio, era quello del pastore macedone che
l'hanno scorso ha violentato e ucciso due ragazze in Umbria (una terza si salvò per
caso). Forse per questo Nino Marazzita, avvocato con studio a Roma, è anche il legale
della famiglia Bianchi. Un uomo abituato a battaglie dure. Che nella vicenda processuale
di Milena, dice, solo su una cosa non ha dubbi: "Là, in Tunisia, era tutto
preparato".
Perché preparato? "In pratica non è stato fatto il
processo di 1° grado - spiega Marazzita - Insomma, non sono stati sentiti i testimoni.
Tutto quello che interessava era salvaguardare, fra virgolette, il buon nome della
Tunisia". Un sistema giudiziario molto diverso da quello italiano o europeo?
"No, diciamo leggermente più arretrato rispetto ad altri. Ma il problema è che è
un sistema di polizia, e spesso i processi hanno valenza politica. Quindi bisogna trovare
il colpevole ad ogni costo".
Facciamo un'astrazione: se il processo contro Mounir
dovesse celebrarsi in Italia in base a cosa chiederebbe la revisione? "Ah, sarebbe
un'altra cosa. Punto primo: non è stato sentito il medico legale che ha fatto l'autopsia.
Quando ci sono evidenti contraddizioni. Allora Milena, secondo quanto ha raccontato
Mounir, avrebbe sbattuto la testa contro al muro e poi a terra. Tanto che le sarebbe
uscito sangue dalla bocca e dalle orecchie. Ma all'esame necroscopico la scatola cranica
risulta intera...".
Andiamo avanti. "I testimoni. Quelli che il giorno
dell'omicidio hanno visto il ragazzo partire in bicicletta (Mounir dice di aver
trasportato il cadavere in motorino: ndr). Ma non sono stati sentiti. Il giorno della
sentenza ho perso la coincidenza aerea con la Tunisia. Ma quando ho telefonato per sapere
cosa succedeva, mi hanno detto 'stanno già finendo'".
Infine il ritrovamento del cadavere: "I familiari sono
stati chiamati molto tempo dopo la scoperta dei resti della ragazza. Il luogo dove sarebbe
stata seppellita è tutto da chiarire. Come il luogo dove è stata ritrovata la bicicletta
di Milena. La verità è che bisogna risentire i testimoni e il medico legale".
Il tribunale di Tunisi però ha già deciso: Mounir è
l'unico assassino reo confesso di Milena e quindi se ne starà in carcere 20 anni. Stop.
Che altre possibilità ha la famiglia Bianchi? "C'è un altro grado, una specie di
Corte d'appello. Faremo richiesta. Ma additeremo il problema anche in sede europea".
a. m. |