Index Attualità - Ottobre 1998


"Un processo già scritto"

Un sistema di polizia con sentenze politiche. La ricerca di un colpevole ad ogni costo. La salvaguardia del buon nome della Tunisia. E un'autopsia ignorata. Ecco perché secondo Nino Marrazzita, legale della famiglia Bianchi nel procedimento contro Mounir, è difficile arrivare alla verità nella morte di Milena

tunisia_map.jpg (13442 byte)E' uno degli avvocati del momento. Merito della sua abilità con la toga, della tv dove appare spesso ma anche dei clienti e dei processi non proprio facili che segue. L'ultimo, per esempio, era quello del pastore macedone che l'hanno scorso ha violentato e ucciso due ragazze in Umbria (una terza si salvò per caso). Forse per questo Nino Marazzita, avvocato con studio a Roma, è anche il legale della famiglia Bianchi. Un uomo abituato a battaglie dure. Che nella vicenda processuale di Milena, dice, solo su una cosa non ha dubbi: "Là, in Tunisia, era tutto preparato".

Perché preparato? "In pratica non è stato fatto il processo di 1° grado - spiega Marazzita - Insomma, non sono stati sentiti i testimoni. Tutto quello che interessava era salvaguardare, fra virgolette, il buon nome della Tunisia". Un sistema giudiziario molto diverso da quello italiano o europeo? "No, diciamo leggermente più arretrato rispetto ad altri. Ma il problema è che è un sistema di polizia, e spesso i processi hanno valenza politica. Quindi bisogna trovare il colpevole ad ogni costo".

Facciamo un'astrazione: se il processo contro Mounir dovesse celebrarsi in Italia in base a cosa chiederebbe la revisione? "Ah, sarebbe un'altra cosa. Punto primo: non è stato sentito il medico legale che ha fatto l'autopsia. Quando ci sono evidenti contraddizioni. Allora Milena, secondo quanto ha raccontato Mounir, avrebbe sbattuto la testa contro al muro e poi a terra. Tanto che le sarebbe uscito sangue dalla bocca e dalle orecchie. Ma all'esame necroscopico la scatola cranica risulta intera...".

Andiamo avanti. "I testimoni. Quelli che il giorno dell'omicidio hanno visto il ragazzo partire in bicicletta (Mounir dice di aver trasportato il cadavere in motorino: ndr). Ma non sono stati sentiti. Il giorno della sentenza ho perso la coincidenza aerea con la Tunisia. Ma quando ho telefonato per sapere cosa succedeva, mi hanno detto 'stanno già finendo'".

Infine il ritrovamento del cadavere: "I familiari sono stati chiamati molto tempo dopo la scoperta dei resti della ragazza. Il luogo dove sarebbe stata seppellita è tutto da chiarire. Come il luogo dove è stata ritrovata la bicicletta di Milena. La verità è che bisogna risentire i testimoni e il medico legale".

Il tribunale di Tunisi però ha già deciso: Mounir è l'unico assassino reo confesso di Milena e quindi se ne starà in carcere 20 anni. Stop. Che altre possibilità ha la famiglia Bianchi? "C'è un altro grado, una specie di Corte d'appello. Faremo richiesta. Ma additeremo il problema anche in sede europea".

a. m.