Son Noschese e me
ne vanto
Confessa senza pudori che il suo
cognome l'ha aiutata. Ma in realtà Chiara, figlia dell'imitatore-showman che ha fatto la
storia della tv italiana, è diventata a soli 28 anni un'attrice completa. Per questo ama
recitare nei musical dove si impara anche a cantare e ballare. E, mentre aspetta le
chiamate dei registi, scrive testi teatrali.
Perché "fare sempre l'attore è soporifero..."
Intelligente e
simpatica, la ventottottene Chiara Noschese è "figlia darte" solo a
metà. Certo - il padre di Chiara era lo scomparso Alighiero Noschese, insuperato
imitatore e attore dalla presenza scenica unica - ma lei con coraggio e tenacia è
riuscita a distanziarsi da questa difficile e al tempo stesso piacevole eredità,
ritagliandosi uno spazio personale e autonomo assai più ampio di quanto - di solito - i
figli darte riescono ad avere. Attrice completa, Chiara Noschese è una ragazza
moderna dotata di una visione del mondo della recitazione a trecentosessanta gradi.
Quando ha deciso di diventare unattrice?
Non cè stato un momento particolare se non quello in
cui mi sono resa conto che non volevo fare niente altro. E stata una cosa che è
andata di pari passo con la mia crescita. A diciotto anni - appena mi sono diplomata - ho
superato il provino per entrare nella scuola di Gigi Proietti .
Lei ha esordito nel musical da Alleluja brava
gente al fianco di Sabrina Ferilli, poi ne ha interpretato altri come Cantando
sotto la pioggia. Una strada difficile visto che questo genere di spettacolo in Italia
non ha mai avuto una fortuna eccessiva
Cè poca tradizione riguardo al musical che -
in Italia - è sempre stato identificato solo con la commedia musicale di Garinei e
Giovannini. In realtà negli ultimi anni sono stati rappresentati nel nostro paese molti
spettacoli di successo da Cats a Evita, da The Rocky Horror picture show a
Grease. Lanno prossimo dovrei essere nel cast del film sul musical
Cabiria, ispirato al film di Fellini con diciotto canzoni originali..
Cè uno dei tanti musical in particolare che
le piacerebbe interpretare?
Sunset Boulevard, ma per il momento sono ancora troppo
giovane
Anche Il fantasma dellopera è tra i miei preferiti, perché
unisce una storia meravigliosa a una musica eccezionale.
Che cosa la affascina tanto di questo genere?
Lessere la frontiera ultima della recitazione per un
attore, perché unisce la recitazione al canto e al ballo. E una sorta di viatico
per tutti, grazie allaiuto della musica.
Jonathan Pryce ha recentemente detto che
linterpretare dei musical per lui equivale a una sorta di terapia
psicologica. Lei avverte questa sorta di beneficio?
Essere un attore con identità sempre diverse è già una
sorta di terapia. Unire a tutto questo alla possibilità di cantare, rappresenta davvero
il massimo. Anche in Italia cè tutta una generazione di attori che sta venendo
fuori da questo ambiente in maniera molto completa.
Il suo cognome lha aiutata in qualche maniera?
Assolutamente sì, e chi dice il contrario è un bugiardo.
Le ha mai pesato in qualche maniera?
Anzi, mi ha spronato a esserne allaltezza. Ho sempre
cercato di seguire un percorso di lavori di qualità. In teatro ci sono riuscita del
tutto, al cinema ci sto provando.
Come riesce a conciliare una carriera teatrale e una
cinematografica?
Da questo punto di vista mi considero una privilegiata
perché riesco a fare molte cose insieme. Recentemente ho anche iniziato a scrivere anche
testi per il teatro perché credo che essere un attore tout court sia riduttivo e
impossibile da proporre. Trovo impensabile per me stare a casa ad aspettare una telefonata
che ti trasforma in un sacco da riempire ogni volta in maniera diversa. Avere qualcosa in
più da dire è molto importante. Se uno ha la possibilità di farlo, la deve sfruttare
assolutamente.
Il mestiere dellattore alla lunga può essere
soporifero, personaggio dopo personaggio si rischia di perdere ogni tipo di stimolo. A me
piace essere propositiva, quando posso.
Forse, perché lei appartiene a una nuova generazione di
attrici
Lo spero, perché riuscire a proporre delle novità è
molto importante. Questo serve a crescere artisticamente sotto tutti i punti di vista e
non per dirsi: "ma come sono brava!". E un fatto molto banale, ma
scrivere serve anche a leggere un copione sotto un altro punto di vista e in un altro
ordine di idee.
Le piacerebbe fare la regista?
Sì, ma limportante è arrivarci piano piano: prima
scrivendo un soggetto, poi dirigendo qualche cortometraggio e - infine - magari approdare
alla regia. Per adesso porto avanti il mestiere di attrice, poi in seguito si vedrà se
riuscirò a realizzare quelli che per adesso sono solo sogni.
Marco Spagnoli |