Nyman, l'orchestra del cinema
Ha scritto le colonne sonore delle pellicole
di Peter Greenaway ed è diventato famoso con le note di "Lezioni di Piano" di
Jane Campion. Ma poi ha litigato con tutti e due. Perché, dice il compositore inglese, è
la sua musica che rende belli i film
Alletà di cinquantaquattro anni, il musicista
inglese Michael Nyman sembra avere raggiunto tutto o quasi. Compositore della maggior
parte delle colonne sonore dei film di Peter Greenaway, Nyman ha raggiunto la notorietà
presso il pubblico di tutto il mondo grazie alla musica del film di Jane Campion, Lezioni
di piano. Oggi, come esecutore delle sue stesse composizioni, tiene concerti in tutto
il mondo, mentre decine di registi lo inseguono per fargli comporre le musiche dei loro
film. Spesso, infatti, basta questo ad assicurare grande successo ad una pellicola.
Ma va davvero tutto così bene ? In questa intervista
esclusiva il musicista ci racconta i problemi incontrati negli Stati Uniti con le colonne
sonore di alcune produzioni hollywoodiane e parla ampiamente del suo futuro. Ancora una
volta - probabilmente - legato a quello di Peter Greenaway.
Mr. Nyman, recentemente lei ha scritto due
colonne sonore per grosse produzioni hollywoodiane. Qual è il bilancio di questa
esperienza ?
Visto che me lo chiede esplicitamente vorrei raccontarle
una storia di cui non ho mai parlato con nessuno fino adesso. Questa estate ho finito di
scrivere la mia seconda colonna sonora hollywoodiana intitolata Practical Magic, per
lomonimo film con Nicole Kidman e Sandra Bullock appena uscito negli Stati Uniti.
Purtroppo quando i vertici della Warner Bros. hanno visionato il film erano assai
preoccupati per la sua riuscita dal punto di vista narrativo. Così hanno deciso - per
migliorarlo - di togliere quasi del tutto la colonna sonora che avevo scritto con molta
passione, lavorando a stretto contatto con il regista Griffin Dunne. Improvvisamente tutto
il mio lavoro è andato in pezzi per la decisione di un gruppo di persone. Con la mia
colonna sonora Practical Magic sarebbe stato un progetto più interessante di
quello che voleva la casa di produzione. Personalmente sono convinto che il film sarebbe
riuscito meglio con la mia musica, ma questo non è servito a nulla. Loro volevano
soltanto qualcosa di banale, conservatore e morbido. La mia partitura, invece, era molto
melodica, leggermente ritualizzata, in alcuni punti molto ironica. Una lezione davvero
interessante che spiega la differenza tra la forza del regista e il potere dello Studio di
produzione. Questultimo interviene sul primo con ogni mezzo. Se nel tuo lavoro fai
qualcosa di inaspettato e che va oltre il convenzionale e il prevedibile, oltre quello che
è emozionalmente trasparente e ordinario, non puoi davvero pensare di potere lavorare a
Hollywood. È interessante notare che non sono stato il solo ad avere questa esperienza.
Ennio Morricone ha avuto il mio stesso problema con una sua colonna sonora che è stata
cancellata da una grande produzione hollywoodiana. Questa gente non ha nessun rispetto per
la qualità del tuo lavoro.
Lei non teme di essere un po ingombrante ?
Molto spesso, infatti, i film di cui lei aveva scritto la colonna sonora non erano
granché, soprattutto paragonati alla musica da lei composta. Forse, i registi e le case
di produzione sono un po inibiti...
Non credo. È molto facile lavorare con me. Spesso lascio
di sasso i miei amici quando dico loro che faccio sempre esattamente quello che mi dice il
regista di fare.
Con Andrew Niccol per Gattaca è andata proprio
così. Ho seguito attentamente le istruzioni che mi ha dato per realizzare una musica che
fosse omogenea alla pellicola.
Quella colonna sonora è molto lenta, lirica e io sono
stato attento a fare in modo che nessuno mi accusasse che la musica fosse troppo
simbolica. Metaforicamente Niccol era sempre dietro di me mentre scrivevo. La musica di Gattaca
raccoglie in sé un senso di gravità legato in maniera molto decisa a una sorta di
ricerca della dignità. Tristezza mista a tenerezza. Lei conosce la mia musica : vi
immetto tutta la mia energia. Un regista pensa di dirigere anche il compositore e questo
non va tanto bene... Con Peter Greenaway non ho mai dovuto implorare un po di
libertà creativa, perché questa è una cosa molto normale con lui. Oggi mi rendo conto
di avere avuto un grande privilegio a lavorare con un regista come Peter che mi consentiva
semplicemente di farmi sedere al pianoforte e comporre la musica che volevo per
accompagnare le sue immagini.
Qual è il suo modulo di lavoro per comporre una colonna
sonora : preferisce leggere la sceneggiatura, vedere prima il film, oppure seguire
costantemente la produzione come fa - per esempio - Philip Glass ?
Ho cambiato idea da poco. Quando ho iniziato a lavorare con
Greenaway ero molto giovane e avevo un sacco di idee. Mi bastava semplicemente rielaborare
certi concetti, certi pensieri e certe strutture per dare vigore alle mie invenzioni come
compositore. Adesso, spesso preferisco vedere prima il film, perché credo siano proprio
le immagini a dovere suggerire alcune idee e a permettere di fare sviluppare alcune
impressioni. Pratical magic, però, non mi suggeriva nulla e solo dalle
conversazioni con il regista Griffin Dunne è scaturito un certo interesse musicale.
Spesso rimango sorpreso dal fatto che alcune pellicole che non mi danno alcuno stimolo
intellettuale e nessuno spunto narrativo riescano a generare in me idee di qualche tipo su
quale musica comporre.
Questo è il motivo per cui dopo lenorme successo
di Lezioni di piano, lei si è rifiutato di comporre la colonna sonora di Ritratto
di Signora di Jane Campion...
È una storia molto triste: Jane è mia amica e siamo in
ottimi rapporti. Mi ha convinto a venire a Roma durante le riprese e ha fatto in modo che
scrivessi un piccolo quartetto per una scena del film. Ero profondamente coinvolto in
questo progetto. Quando, però, ho visto la prima proiezione di Ritratto di Signora a
Sidney, mi sono accorto che non mi diceva nulla e che era un film basato veramente sul
niente. Il problema era che se fosse stato il lavoro di qualsiasi altro regista, questo
avrebbe fatto sì che mi sentissi sfidato a comporre comunque la colonna sonora. Poiché,
però, era il film di Jane e su entrambi noi cera la pressione dovuta al grande
successo di Lezioni di piano ho preferito lasciare perdere.
Ma non ha mai pensato di accettare, invece, la sfida di
comporre - comunque - la colonna sonora di questo film ?
Certamente. Soltanto che per farlo avrei dovuto essere un
po radicale. La musica di Lezioni di piano e di Carrington era stata
concepita tramite una partitura orchestrale, mentre per Ritratto di Signora volevo
utilizzare quattro chitarre elettriche. Tutti erano daccordo con me nel farlo. Anche
Jane. Solo che poi io stesso mi sono reso conto che in un film vittoriano, ambientato nel
diciannovesimo secolo quattro chitarre elettriche avrebbero potuto solo rovinarne
lequilibrio. Il film e la mia partitura erano antitetici e incompatibili. Per la
prima volta nella mia vita ho pensato: "Questo film non è sano per
me..." Purtroppo la mia decisione ha sollevato un vespaio: il film avrebbe
trovato un aiuto nella mia musica, ma io avrei avuto dei problemi psicologici nel comporre
la colonna sonora. La mia decisione presa dal punto di vista professionale ha avuto
pesanti conseguenze visto che ha rovinato - per un po - i miei rapporti con Jane
Campion che erano - sicuramente - più importanti di qualsiasi film.
Cosa prova nel vedere le immagini con il commento sonoro
della sua musica ?
Io mi domando sempre se sono riuscito a spiegare il film,
le sue sensazioni ed i suoi sentimenti tramite la musica. Di quasi tutti i film di
Greenaway io non ho visto una singola scena prima di comporne la colonna sonora. Certo ne
avevamo discusso... per me è sempre sorprendente trovarmi faccia a faccia con immagini
che in una qualche maniera io spiegavo e raccontavo.
La sua fortuna è legata alle colonne sonore dei film di
Greenaway. Vuole raccontare come è nato questo sodalizio ?
Una volta ho visto Quincy Jones in televisione che
raccontava in un documentario come trovava frustrante scrivere colonne sonore, perché la
sua musica era una sorta di "tappabuchi" e non poteva cambiare i meccanismi dei
film. Io, invece, lho fatto. Greenaway mi chiedeva un commento sonoro ad una
sequenza di cinque minuti ed io lo scrivevo, ma Peter non mi ha mai detto che cosa
volesse. Non ha mai voluto sovrintendere al mio lavoro e mi ha dato unopportunità,
che io ho sfruttato. Il nostro, in un certo senso, era un lavoro alla pari.
Perché ha deciso di non lavorare più con Peter
Greenaway ?
Una volta abbiamo litigato ferocemente e da quel giorno non
ci siamo più parlati. Personalmente sono convinto del fatto che gran parte del successo
dei suoi film sia stato dovuto alle mie colonne sonore.
Tornerà mai a lavorare con lui ?
Dal 1991 fino al 16 luglio 1998 non gli ho mai più rivolto
la parola. La scorsa estate, però, sono andato ad Amsterdam a vedere la messa in scena
della sua opera Rosa. Dopo lo spettacolo sono andato a trovarlo in camerino,
lho abbracciato e gli ho detto : "È bello vederti di nuovo...". Era
molto stupito di vedermi, perché non avrebbe mai pensato che andassi a trovarlo. Ora che
abbiamo rotto il ghiaccio è possibile che la nostra collaborazione prenda di nuovo il
volo. Penso che potrei fargli presto una telefonata e offrirgli i miei servigi come
compositore della colonna sonora del suo prossimo film. Peter ha appena terminato di
girare un omaggio a Otto e mezzo di Federico Fellini. Negli anni sessanta, quando
eravamo solo amici, eravamo soliti ad andare a vedere tutti i film della nouvelle vague
francese e italiana e la pellicola che più ci ha colpito in assoluto fu
decisamente Otto e mezzo di Fellini. Una volta che sono caduto in mezzo alla
strada, ho perso conoscenza e ho avuto uno strano sogno che ricordava molto questo film di
Fellini. È un film che ha avuto un grande effetto sulla mia vita. È anche per questo che
voglio lavorare con lui. Per esprimere il mio punto di vista su questo grande film.
È anche vero che Greenaway - dopo il suo abbandono - ha
avuto enormi problemi con le colonne sonore...
Sì, è vero. Non credo che sia facile per lui trovare un
collaboratore come me che sappia lavorare in maniera tanto naturale al suo fianco.
Laspetto più impressionante della sua
collaborazione con Greenaway è il lavoro di glorificazione della morte che avete reso
tramite musica e immagini in diversi film...
Considero la Messa da Requiem come la massima espressione
della musica dei secoli scorsi in relazione con la morte. Ovviamente lessenza di
quella particolare composizione era totalmente religiosa. La sua ritualità serviva a
esaltare completamente la dimensione sacrale e spirituale. Per un compositore scrivere un
Requiem era un affare assai complesso e molto serio. Nelle mie musiche, invece, viene meno
laspetto religioso, perché io non ho labitudine formale di ritualizzare
attraverso la religione i contenuti delle mie composizioni che riguardano - in una maniera
o in unaltra - la morte. Dal punto di vista artistico, il mio rapporto con la morte
è nato in maniera del tutto casuale. Nei film di Peter Greenaway la riflessione sulla
morte è sempre molto presente e così io ho dovuto confrontarmi con essa quasi per caso.
Ovviamente - nel corso degli anni - la scomparsa di alcuni miei amici ha mostrato quanto
fosse necessaria in me una risposta dal punto di vista musicale a questi momenti tragici.
Ricordo ancora con sofferenza il più doloroso incontro con la morte che io abbia mai
avuto, ovvero la notizia di quello che accadde nello stadio dellHeyselle a Bruxelles
ai tifosi della Juventus nel 1985. La scomparsa di quelle quaranta persone è stata
qualcosa che mi ha turbato profondamente, per sempre. La morte degli amici, delle persone
care è stato qualcosa che non sono mai riuscito a rendere con la composizione di un pezzo
che fosse una sorta di omaggio e di ricordo. Non ho mai voluto mettermi a sedere e dire
"Adesso scrivo un po di musica in memoria di queste persone..." Ho
sempre voluto rendere la morte in maniera astratta, senza riferimenti religiosi o
personali concreti.
Quale è il debito che compositori come lei e Philip
Glass avete nei confronti della musica rock ?
Non ho ascoltato molta musica rock dopo i Beatles, ma trovo
che ci sia qualcosa di molto forte nel rock che mi seduce. Come la musica di Glass è
omogenea, la mia è eterogenea. Noi dobbiamo alla musica rock il senso
dellamplificazione e la regolarità del ritmo, la capacità di fondere colori
musicali così diversi in ununica melodia.
Da dove prende ispirazione per il suo lavoro ?
Da unangoscia musicale molto personale.
È corretto dire che lei scrive "musica per gli
occhi" ? Quando si vede un film e poi si ascolta separatamente lincisione
della colonna scritta da lei, si ritrovano - una ad una - le stesse emozioni che si sono
provate nella visione della pellicola. Se, invece, si ascolta la sua musica senza avere
visto il film che lha ispirata, si viene trasportati in un universo di bellezza e
sentimenti...
Accade, ma non per una mia scelta deliberata. Non ho mai
composto coscientemente musica "visuale". Nessun fotogramma di nessun film mi ha
fatto pensare: "Devo esprimere quest'immagine con la tale musica...". Quello
che lei dice è del tutto vero se viene esaminato il fatto che la mia opera ispira spesso
immagini profonde e inconsce. Ogni volta che ascoltiamo una composizione musicale ci
accorgiamo che questo pezzo ha una forte capacità di proporsi come una visione quasi
onirica. Se si legano immagini diverse alla mia musica penso che vada tutto bene.
Differente è pensare che ad essa possano andare collegate solo le scene del film. La
musica acquisisce forza e anima dalla nostra memoria e dalla nostra coscienza. Molte delle
mie composizioni sono legate di fatto ai film di Greenaway, mentre nella mia mente sono
connesse a sensazioni ed emozioni che ho vissuto precedentemente a quando ho composto
queste note.
Mister Nyman, lei ha raggiunto tutto nella sua vita
artistica. E' richiesto da numerosi registi, le sue musiche sono ascoltate in tutto il
mondo, lei stesso è impegnato in decine di progetti e di tournée dappertutto. All'inizio
del nuovo millennio, qual è allora la sua sfida personale?
Fare tutto quello che ha detto lei, solo facendolo di più
e meglio. Sono consapevole del fatto che la mia musica sia conosciuta più di quella di
tanti altri famosi compositori, ma se viene paragonata con quella di alcuni musicisti
rock, le cose cambiano sensibilmente. Voglio continuare a essere felice mentre lavoro,
scrivendo opere e facendo cose che mi piace realmente fare. Desidererei anche che molta
più gente ascoltasse i miei lavori. Non solo gli amanti dei film di Greenaway o quelli di
Lezioni di piano. Mi piacerebbe che tutto il mondo si sentisse ispirato e aiutato
dalle mie composizioni. Il mio sogno è che la gente in discoteca, cosí come gli
accademici ascoltassero i miei lavori e ne traessero un beneficio del tutto personale.
Forse, non capiterà mai, perché io continuerò comunque a scrivere principalmente per
me.
Marco Spagnoli |