Padania addio
L'ex segretario della Liga Veneta
Comencini dichiara guerra a Bossi. Nel nome del Leone di San Marco che, dice, vuole essere
padrone in casa sua. E boccia la nazione padana sognata dal senatur. Ma per sapere se la
neonata Liga Veneta Repubblica raccoglierà i consensi degli elettori leghisti da Verona a
Venezia bisognerà aspettare le prossime elezioni. Soprattutto quelle regionali del 2000
Proprio come in guerra: sono tanti i sospetti e
le insidie in questi giorni di bufera nel nome del Leone di San Marco che l'ex segretario
della Liga Veneta Fabrizio Comencini non si fida di nessuno. Soprattutto del suo
telefonino: "Già, e chi mi dice che lei è proprio un giornalista?". Insomma
prima bisogna provare che non si è uno 007 del secret service padan-bossiano. Allora si
rilassa. E parte alla carica, decretando il suo addio al sogno lumbard: "La Padania?
Non esiste. Era solo uno strumento, non un fine...".
Bossi grida che dietro alla spaccatura c'è lo zampino di
Berlusconi e le voglie di accordo Polo-Comencini. Lui, l'ex missino veronese passato poi
alla Lega Nord, nega tutto: "La nostra azione politica non è funzionale alla destra
come dice qualcuno. Non siamo noi i traditori..." urla dal palco del palazzetto dello
sport di San Martino di Lupari dove si tiene il congresso della nascente Liga Veneta
Repubblica. Tanto finito il tempo delle sfide verbali, sia il senatur che l'ex segretario
sanno che i conti si fanno alle urne. Quelle comunali di Treviso e Vicenza prima, ma
soprattutto le regionali del 2000. A meno di sorprese politiche sempre possibili.
Il presidente della Lega Nord, Stefani, dice che se vi
candidate alle comunali di Vicenza non arrivate neanche al 3%...
Ah si? Lasciamoglielo dire, a Stefani. Vedremo se
prenderemo solo il 3%. Lo diranno gli elettori, quello che prenderemo. Parla dei sondaggi
a suo favore? Ce ne sono tanti, di sondaggi. E sono diversi.
Bene, ma a quanto pensate di poter arrivare?
Ma allora non mi sono spiegato: è inutile fare previsioni,
deciderà chi va a votare. Quello che conta ora è che dobbiamo far capire il nostro
messaggio, quello del Veneto padrone di sé stesso. Perché l'elettore della Lega, il 90%
degli elettori della Lega, ancora non lo sa cosa è successo veramente in questi giorni.
Allora il messaggio è quello dei veneti padroni in casa
propria e basta prendere ordini da Milano. Ma la Padania che fine ha fatto?
La Padania? Ma quanto vuole che valga per un veneto la
Padania? Era e doveva essere solo uno strumento, non un fine. E' questo il motivo del
dissenso profondo con il Nordest. E' come dire a uno scozzese che la guerra contro i
britannici era il fine. Invece no, era lo strumento per arrivare alla libertà.
Non è che siete tornati indietro di qualche anno, ai
primordi della Liga Veneta di Rocchetta che non riuscì poi a decollare?
Certo c'è un richiamo alle radici, ma la nostra
prospettiva guarda avanti. Rocchetta a suo tempo non aveva parlato dei ceti produttivi,
noi invece si. Abbiamo delle singolarità peculiari, un sistema economico sociale
particolare. Su questo puntiamo. E se la sinistra vuole che ci chiudiamo dentro il nostro
recinto, si sbaglia di grosso.
Alessandro Mognon |