EMILIO CASAROTTO
MONDI A PARTE
A distanza di poco più di un anno dalla prima
uscita pubblica di Emilio Casarotto, questa mostra ci dà la possibilità di proseguire al
suo fianco il suo percorso dartista e le sue ulteriori scelte. Essa ci conferma,
innanzitutto, la sua volontà di comunicare, di confrontarsi con il suo pubblico e con i
suoi amici.
Come
prima osservazione verrebbe fatto di pensare che Emilio abbia fatto una scelta
sostanziale: che, cioè, nelle sue stilizzazioni iniziali egli abbia portato
laffondo con una ulteriore semplificazione che si dirige verso una unità formale
assoluta che non soltanto identifica forma e significato, ma anche cosa e spazio.
Certamente per Emilio lopera scultorea
non è un lungo discorso, e questo era chiarissimo anche nella sua produzione precedente;
tuttavia è adesso, attraverso queste sculture, che appare con grande chiarezza come ogni
statua si traduca per lui, in ununica parola : riassuntiva, essenziale, quasi
magica.
Lo stesso titolo dato dallAutore a
questa sua antologica, "Mondi a Parte", è significativa del suo proposito di
condurre la schematizzazione degli elementi naturali in mondo "altro" dove
lartificiosità del fare plastico assume il valore di una lingua del tutto nuova e
diversa, autonoma non solo rispetto al mondo naturale e consuetamente familiare, ma anche
rispetto a ricerche di tipo informale.
Difatti non si può parlare di
"informale" qui, davanti a queste figure che cercano di colloquiare con noi,
anche se, in sostanza, non possiamo neppure affermare di riconoscerle come appartenenti ad
un universo conosciuto.
Si può forse, più propriamente, considerarle
"astratte", nellaccezione del termine che definisce astratte quelle
manifestazioni artistiche che rifiutano il riferimento ad ogni dato naturalistico,
"astraendo" lartista da qualsiasi richiamo a forme desunte
dallesperienza del reale. O, come direbbe il famoso critico darte Giulio Carlo
Argan, si tratterebbe di unarte che "non mira a fornire uninterpretazione
della realtà, ma a determinare e designare una condizione della coscienza".
Certo, alcune indicazioni fondamentali di
queste recenti opere di Casarotto, (e che di sicuro appartengono ad una elaborazione
critica del suo vissuto artistico e culturale), vengono da Picasso o, meglio, da tutta
quella scuola di scultura cubista degli anni Trenta i cui massimi rappresentanti sono il
giovane Raymond Duchamp-Villon, Henri Laurens e Ossip Zadkine. Ma sono indicazioni di
massima, rielaborate con una sensibilità del movimento e dello spazio del tutto
originale.
Ciò che appare più vistosamente, piuttosto,
in questa nuova via imboccata da Emilio, è una determinazione forte, un desiderio
definitivo di lasciarsi alle spalle luniverso rassicurante e familiare per
proseguire su un terreno ignoto forse inquietante, verso lesplorazione profonda
dellanimo attraverso la forma.
Questa ricerca ha, difatti, tutta laria
di essere un "viaggio" in senso mitico; un viaggio che oggi Emilio è disposto
ad affrontare a mani nude e senza ripensamenti.
Giovanna Grossato
|