
Donne nell’Arte (27)
LAURA BALZELLI - L’oro degli Dei
L’espressione
"metallo nobile", usata da sempre per qualificare l’oro, e anche
l’argento o il platino, dà l’indicazione di una valutazione morale data a
questi metalli, valutazione che è anche presente nelle dottrine alchemiche, fin dalla
loro origine assai sensibili al problema della catarsi. In ogni caso l’oro, materiale
luminoso e non soggetto all’ossidazione, è riferito, fin dall’antichità più
remota e in quasi tutte le culture della terra, al culto del Sole.
D’oro erano gli attrezzi e gli utensili utilizzati per raccogliere e trattare erbe
medicinali particolarmente rare e delicate, per evitare qualsiasi contaminazione e per
conservarne intatti i poteri e i principi attivi; la fede che i gioielli d’oro,
specie se ornati da pietre preziose, avessero una funzione apotropaica, poi, era talmente
diffusa, che l’indossare monili non era consentito ovunque, dato che l’oro
veniva considerato la quintessenza delle forze terrene e posto in relazione alle forze
superne e al mondo degli dei.
Questa forza
magica contenuta nei gioielli che in molte culture era appannaggio soltanto di oggetti
sacri o regali si diluisce e si perde nel corso dei secoli fino a scomparire del tutto,
lasciando il luogo ad un più banale ed irrituale concetto di ricchezza, di censo e di
stato sociale.
Recuperare questa "divina armonia" delle proporzioni, il messaggio iniziatico
contenuto nei monili intessuti di metallo prezioso e di pietre, labaro di un credo che
affonda le sue radici negli albori dell’umanità è l’obiettivo di questa
artista dell’oro che è Laura Balzelli, scultrice di talento che usa come materiale
per le sue opere d’arte, non solo oro e pietre preziose, ma anche ambre, pezzi di
tartaruga antica o d’osso, coralli, scaglie d’avorio, cammei, pietre dure,
frammenti di oggetti del passato talvolta non più riconoscibili nella loro funzionale
completezza ma che, tuttavia, conservano il valore di un lungo vissuto, minuzzoli di una
realtà d’altri tempi.
Laura riconosce e
raccoglie questi oggetti e li reinventa, li reinterpreta, ricostruendo per loro una nuova
sceneggiatura, una nuova possibilità di esistenza. Laura sa ascoltare anche le pietre,
con l’attenzione che solo gli artisti posseggono, per cogliere da esse, -che si
tratti di diamanti purissimi, di rubini fiammeggianti, di opali misteriosi oppure di
semplici pezzi di conchiglia-, il suggerimento che le stesse le danno per attuare
l’espansione da dare alla propria forma.
Così per le
sue ambre, ad esempio, in cui un’alga del pleistocene intrappolata nella resina trova
il modo di evolversi al di fuori del suo guscio dorato e trasparente e di propagare la
propria forma in una colata d’oro che richiama il mare da cui proviene.
Così, in una spilla dal titolo "Mistero rosso", una incorniciatura di
metallo barocco si ricongiunge dall’esterno, alla contorta e rutilante pasta
dell’ambra.
Per la Balzelli ognuna di queste creazioni costituisce un evento unico in cui la forma
della pietra o dell’oggetto affermano la loro totalità e, nello stesso tempo si
assoggettano alla definizione dell’artista, ubbidienti a lei che ne ha saputo
cogliere l’essenza più intima e vitale.
Il valore
intrinseco del materiale adoperato è, dal punto di vista artistico, (benché quasi sempre
si tratti di leghe preziose e oro) quasi del tutto irrilevante, perché è nella inetta
semplicità della cera che è racchiusa la genesi di queste sculture, l’idea prima
che ne plasma le linee, i contorni, le misure per trasformarsi in gioiello.
La personalità artistica di Laura Balzelli si è costruita poco per volta fin dalla
più tenera età, utilizzando le più diverse esperienze, da quella di designer
d’alta moda, a quella di creatrice di complesse e fantasmagoriche decorazioni di
pietre per griffe d’alta moda, come Lancetti o Mila Schon; tuttavia sono state
la scultura e, soprattutto, la pittura ad aver costituito il vero e costante back
ground formativo dell’artista la quale ha lavorato per anni in atelier di pittori
come Gueri da Santomio o Otello de Maria, anche posando per loro.
Accanto alle ricerche legate ad una creatività scultorea e pittorica
tradizionale, lo specifico campo applicativo della sua arte ha reso necessario un continuo
apprendimento, per lo più da autodidatta, di tecniche relative ai procedimenti di
fusione, di levigatura, di lucidatura, di incastonatura delle pietre. Anche a queste
tecniche, tuttavia, Laura ha adattato le sue leggi e le sue discipline, come quella che
applica per la famosa lucidatura "graffiata" che, a suo dire, "farebbe
inorridire un orafo" ; oppure l’utilizzo di una particolare lega che
impiega una parte di palladio e conferisce all’oro una riflessatura ed una lucentezza
particolari. Sperimentando o applicando con criteri estemporanei strategie esecutive desunte da
vecchi testi o da tradizioni orafe appartenute ad altre culture ed epoche, la sua
curiosità ha incontrato in una sintesi creativa le cose e le loro forme: "anche un
foglio di cera morbida per la fusione a cera persa, con le sue increspature e le sue
ondulazioni, può offrire suggerimenti... Non cerco mai di cambiare la forma a ciò che mi
capita tra le mani e che già possiede una sua struttura armoniosa..". Contro le
regole canoniche, dunque, e eseguendo ciascuna una propria prassi, nascono le sculture
d’oro della Balzelli; esse vengono create ad una ad una, esemplari unici ed
irripetibili, ed esposte, quasi per un equivoco, nelle bacheche di importanti esposizioni
orafe italiane ed europee, anziché in gallerie d’arte contemporanea.
G.G.
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