Repubblica,
atto primo
A Napoli si celebra il
bicentenario della rivoluzione che nel 1799 portò alla caduta del potere dei Borboni.
L'illusione di uno Stato più moderno e illuminato durò poco, ma fu comunque un grande
momento storico che alimentò i grandi ideali del Risorgimento. E che oggi può servire
come esempio per la rinascita del Sud
La vigilia di
Natale del 1798 i Borboni di Napoli avevano del tutto abbandonato la città alla volta
della Sicilia. Dopo pochi giorni - nella prima settimana del 1799 - veniva proclamata la
Repubblica da un gruppo di patrioti e giacobini che annoveravano tra i loro ranghi
numerosi uomini di cultura e illustri membri della borghesia illuminata. A quasi dieci
anni da quella francese, Napoli, terza città dEuropa per grandezza e importanza
dopo Parigi e Vienna vedeva così compiuto il sogno giacobino di una rivoluzione che la
liberava dal pesante fardello di una monarchia retriva e indifferente ai reali problemi
dello Stato come quella borbonica. Succube della nefasta influenza dellambasciatore
inglese Hamilton e di sua moglie, ex ballerina, ottusa e amante segreta
dellammiraglio Nelson, futuro eroe di Trafalgar e cieco esecutore delle nefandezze
operate dai monarchi napoletani.
In soli sei
mesi - grazie a una grande attività pubblicistica e legislativa - limpegno dei
patrioti partenopei vide letteralmente demolito lantico regime borbonico. Dotando lo
stato di un codice moderno e adatto al cambiamento dei tempi. Con la partenza
dellesercito francese e il contemporaneo impegno del cardinale Fabrizio Ruffo alla
testa di un esercito di cafoni e contadini ignoranti chiamato "della Santafede"
da cui il termine di Sanfedisti, spalleggiato dalla flotta inglese
dellammiraglio Nelson, lesercito dei rivoluzionari fu ripetutamente battuto.
Il 13 giugno la città cadde e i giacobini che scamparono
lesecuzione sommaria decisero il 21 di arrendersi con la garanzia di avere salva la
vita. Solo otto giorni dopo lammiraglio Francesco Caracciolo viene fatto impiccare
al pennone più alto della nave di Nelson. Seguono ottomila processi e un centinaio di
esecuzioni capitali. Muoiono tutti i capi della rivoluzione tra cui le due donne
espressione di un embrionale protofemminismo Eleonora Pimentel Fonseca e Luigia Sanfelice.
Il portone del palazzo del Principe di Serra di Cassano viene chiuso alle sue spalle,
quando questo esce per andare al patibolo. Non verrà riaperto prima di altri 195 anni,
fino a quando il sindaco Antonio Bassolino e il rettore dellIstituto di studi
filosofici che ha sede proprio in quelledificio, ne spostano le ante dai cardini
arrugginiti dal dolore e dai secoli per augurare una nuova primavera di rinascita
culturale per la città. A duecento anni da quei tragici avvenimenti, abbiamo chiesto al
professor Luigi Mascilli Migliorini, docente di Storia moderna presso lIstituto
universitario orientale di Napoli un parere sulla rivoluzione napoletana del 1799.
Professor Migliorini, qual è lattualità delle
istanze della Rivoluzione napoletana del 1799 e qual è il senso della celebrazione di
questo bicentenario ?
Trovo molto
importante per gli abitanti del Mezzogiorno dItalia e in particolare per i
napoletani che questi si fermino a considerare i fatti del 1799 come un momento autonomo
della loro storia politica. Così come accade per altre situazioni come i Vespri siciliani
o i moti insurrezionali guidati da Masaniello, i napoletani e i meridionali si riconoscono
attivamente nella rivoluzione del 1799, perché la riconoscono come unespressione
propria della loro cultura e della loro storia. Non altrettanto si può dire riguardo al
Risorgimento che invece è vissuto a Mezzogiorno con maggiore passività e freddezza.
Loccasione di questo bicentenario sta nel convogliare e nello sfruttare al meglio le
energie presenti a Sud per il cambiamento sociale del nostro paese, sotto la bandiera di
determinati ideali politici e civili che ci derivano proprio dai patrioti del 99.
Nonostante limportanza cui viene data a questa
rivoluzione nei nostri libri di storia, lei ritiene sia davvero possibile inserirla in un
contesto più ampio di natura europea ?
Francamente no. La vera rivoluzione del 1799 da ricordare
è quella francese del 18 Brumaio, data in cui grazie al colpo di stato napoleonico, il
bonapartismo - con una base molto larga rispetto una rappresentanza ristretta - prese le
redini dellintero paese, decidendo anche le sorti dellEuropa. In Francia i
giacobini erano scomparsi ben cinque anni prima. A Napoli la natura giacobina della
rivoluzione la porta a essere sfasata temporalmente rispetto a quello che accade nel resto
del continente.
Un esempio abbastanza eclatante di questa scissione
spazio-temporale è luscita a Milano del saggio del patriota napoletano Vincenzo
Cuoco due anni dopo lesperienza napoletana. Questo scritto mira a spiegare che è
necessario accettare il nuovo governo napoleonico, perché solo da questi può arrivare un
futuro per la libertà.
Laccettazione di Napoleone - secondo Cuoco - è il
veicolo della modernità. Questo implica necessariamente laffermazione del
moderatismo del Risorgimento con legemonia delle classi borghesi e linizio di
un processo di "normalizzazione". Cuoco è lucido e deciso : il quadro
europeo è quello e bisogna accettarlo. Non si può fare gli schizzinosi perché contro
lInghilterra e lAustria è necessario laiuto della Francia di Napoleone.
Non cè altra via.
Quali furono le ragioni del fallimento della rivoluzione
e del disastro che seguì...
Napoli non fu sola nel disastro. Quando i francesi si
ritirarono in tutta lItalia si svilupparono moti controrivoluzionari come i Sanfedisti
calabresi e i Vivamaria toscani. È interessante notare, però, che nella
controrivoluzione napoletana si svilupparono fenomeni - rilevati anche da autori come
Croce e Gramsci - che si sono ripetuti anche in seguito nella storia italiana. La
saldatura contro le riforme tra i poveri, i cosiddetti Lazzaroni e le classi alti con la
Chiesa come elemento connettivo è qualcosa che si è ripetuto anche in seguito come
durante il fascismo e in epoche ancora più recenti. La saldatura "mostruosa" di
due estremi della società fu possibile grazie alla forte disgregazione della società
meridionale. Furono le piccolissime borghesie rurali ad agire come tessuto connettivo tra
gli esponenti delle grandi povertà e quelli delle grandi ricchezze.
Lei considera i cosiddetti "martiri del
99" come espressione di un tentativo borghese di conquistare il potere?
La rivoluzione del 1799 è una tappa conclusiva di
unepoca piuttosto che linizio di una nuova era. Il cosiddetto Martirologio,
ovvero lepopea del martirio dei rivoluzionari napoletani fu qualcosa che servì ad
alimentare gli ideali di base del Risorgimento. Questa rivoluzione fu fatta da
unaristocrazia di provincia che è di altra natura rispetto alla borghesia
dellOttocento. I moti del 20-21, del 1848, del 1860 crearono una nuova comunità di
intellettuali (Luigi Spaventa, Pasquale Villari, Ruggero Bonghi, Francesco De Sanctis) e
questo accadde perché le borghesie provinciali che passano attraverso napoleone si
configurano in maniera diversa rispetto ai rivoluzionari del 1799. È nel 1815 che inizia
veramente una nuova stagione per gli intellettuali italiani.
Quindi non è vero che il 1799 segnò la presa di una
nuova coscienza degli intellettuali del nostro paese ?
Sul piano mitico, forse; sul processo dei piani storici
reali ho dei seri dubbi che la rivoluzione del 1799 abbia segnato davvero i tempi. In una
prospettiva europea le cose stanno diversamente.
Lei trova esagerate anche le descrizioni dei capi della
rivoluzione ?
Assolutamente no. Furono tutte figure illuminate e
letterati illustri. Domenico Cirillo, Mario Pagano sono tra i maggiori pensatori espressi
dallilluminismo del nostro paese. Erano tutte persone rimaste profondamente
impressionate dalla rivoluzione francese e che vollero ripeterne lesperienza anche a
Napoli. Questo non fu inoltre solo dovuto grazie alla presenza dei francesi sul territorio
nazionale. Ebbero il colpo di genio di sviluppare una forte attività
pedagogico-pubblicistica.
Lidea ossessiva e nobile di educare la plebe fece
loro pubblicare in soli cinque mesi un numero enorme di pubblicazioni che miravano alla
mobilitazione della coscienza pubblica. Il più grande limite, invece, fu quello di non
riuscire a porsi per tempo il problema del latifondo e della proprietà contadina.
E come vanno inserite in questo contesto le accuse del
Cuoco esule a Milano che scrisse che i rivoluzionari napoletani lavorarono per il popolo,
ma non con il popolo ?
Le valuterei più che altro come gli elementi di un
manifesto post-rivoluzionario sullonda di un riflusso moderato. Durante la
rivoluzione, quello che scrive Cuoco era di difficile realizzazione per tanti motivi
pratici.
Perché i Borboni tradirono i patti condannando a morte
o allesilio un numero tanto alto di persone? Era necessario essere tanto crudeli?
La punizione era esemplare, non necessaria. Lidea dei
Borboni era quella di incutere nelle persone la certezza che con loro non si scherzava.
Inoltre Maria Carolina, moglie di Ferdinando, era sorella di Maria Antonietta. In quella
maniera sembrava di vendicare anche la morte per mano dei giacobini dellamata
sorella.
Cosa pensa dei nostalgici dei borboni che ogni tanto si
riuniscono a Napoli ?
I Borboni sono una dinastia che si condanna da sola nel
1799 prima e poi nel 1848 con il rinnegare la costituzione. Sul piano storico i peggiori
nemici dei filoborbonici sono i borboni stessi. Le loro azioni furono del tutto
disonorevoli e non mostrarono in nessuna occasione dei meriti particolari per regnare.
Avevano tutte le carte in mano per restare saldamente al potere e lentamente hanno
perso tutte le opportunità. Avevano uno stato unitario che costituisce circa il 40 %
dellattuale Stato italiano. Avevano saldi rapporti politici ereditati da circa
settecento anni di relazioni internazionali basate sulla posizione strategica del loro
regno. Eppure - nonostante tutto - avevano uno stato arretrato economicamente. Avevano
classi intellettuali non spregevoli e tutte le condizioni per diventare il punto di
riferimento di un processo politico che avrebbe coinvolto lintera Italia.
Da questo punto erano assai più favoriti loro che i
Savoia, eppure erano talmente ostinati e caparbi da riuscire in breve tempo a perdere
tutto miseramente commettendo un errore e unatrocità dopo laltra. Non
cè niente da fare: i borboni sono una delle dinastie europee più retrive e di cui
non cè nulla per cui valga la pena di andare fieri.
Nellottica europea dellepoca quali sono i
confini della rivoluzione napoletana del 1799 ?
Negli intenti dei rivoluzionari la loro rivoluzione non
aveva confine. Solo lumanità intera era il confine della repubblica e della
rivoluzione. Su un piano storico reale, invece, lesperienza napoletana costituisce
soltanto episodio periferico dellesportazione militare della rivoluzione francese.
Sul piano del mito, invece, la repubblica partenopea fu assai importante. Leco
europea che di questa rivoluzione si ebbe servì a dimostrare che gli italiani erano gente
di valore e che il non Risorgimento non era dovuto agli stranieri.
m.s.
Testi consigliati per l'approfondimento:
Saggi
Vincenzo Cuoco - Saggio storico sui fatti svoltisi in
Napoli durante la Rivoluzione del 1799 Lacaita
Edizione critica e antologica de Il Monitore napoletano - A
cura di Mario Battaglini - Guida Editore, Napoli
Anna Maria Rao - La repubblica napoletana del 1799 - Newton
Compton, Roma
Anna Maria Rao - Il regno di Napoli nel Settecento - Guida
Editore, Napoli
Antonio Manes - Un cardinale condottiero - Fabrizio Ruffo e
la repubblica partenopea - Jouvence, Roma
Alexandre Dumas - Napoli Borbonica - Edizioni del Touring
Club, Milano
Francesco Magio Pagano - I saggi politici - Edizioni
Procaccini, Napoli
Giuseppe II dAsburgo - Cortelazzara : relazione
a Maria Teresa dAustria sui reali di Napoli - Edizioni Franco di Mauro, Napoli
Edizioni La città del sole - Collana La repubblica
napoletana del 1799
Ugo Foscolo - La rivoluzione di Napoli
Luigi Firpo - Francesco Mario Pagano
Diomede Marinelli - Lentrata delle armi reali in
Napoli
Lorenzo Bozzaotra - Dialogo tra Cuosemo e Aniello
Giustino Fortunato - I napoletani del 1799
F.T.J. Tischbein - Napoli 1799
Romanzi
Paolo Spriano - Il resto di Niente - Edizioni Avagliano
Susan Sontag - Lamante del vulcano - Mondadori,
Milano
Maria Orsini Natale - Francesca e Nunziata - Edizioni
Avagliano |